06, Maggio, 2024

Montegonzi: un viaggio nell’antico borgo tra storia, castello e tradizioni riscoperte

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Montegonzi si erge come prezioso scrigno di tradizione e memoria antica, conservando con maestria le tracce del passato anche grazie al lavoro della sua associazione culturale. Con il suo impianto fedele al Medioevo, nel borgo spicca, tra le viuzze lastricate, il Castello dei Viligiardi, nel quale il cardine è la produzione del noto olio toscano. 

La peculiarità del borgo di Montegonzi risiede nel fatto che esso è uno dei pochi esempi di borgo che ancora oggi mantiene il suo impianto medievale: in alto l’antico cassero, in basso la Chiesa Priora e una scarpata con fitti cipressi, ancora in basso si trovano due viuzze su cui sorgono le case e una piazzetta. Le foto dall’alto del borgo trasmettono molto bene l’idea della struttura passata e come da essa si sia strutturata, negli anni, il borgo attuale. La topografia, quindi, è la classica dei borghi medievali del 1000-1100. Ripartendo dalla origini: in un primo momento era presente una torre alla quale se ne è aggiunta un’altra, quindi il castello all’inizio presentava solo queste. Attorno al Castello con le torri venne poi costruito quello che comunemente si chiama “cassero”, la prima cinta muraria che è stata in parte costruita e poi demolita per edificare il tetto. Questi lavori sono stati fatti dalla famiglia Viligiardi che intorno alla fine del XIX secolo acquistò il castello, adibendolo a villa. Poi, il castello aveva sicuramente anche una seconda cinta muraria, nella quale poi sono state costruite delle abitazioni, e sulla quale si possono ancora vedere i resti delle antiche porte, ad ora si chiamano “Porticciola” e “Porta San Pietro”. Al di fuori della cinta muraria, si trovano il borgo e forse venne costruita, dopo il XII secolo, anche la zona del “Mercatale”, attuale via Chiantigiana che conduce a Siena. Lungo questa via c’era la Chiesa della Compagnia, che accoglieva i pellegrini di passaggio in Valdarno.

Il documento più antico che attesta la presenza del borgo di Montegonzi è un atto notarile del 1063, ma come vedremo più avanti ricostruendo i toponimi (nome proprio dei luoghi) si pensa che esso possa anche avere origine longobarda. Senza dubbi, infatti, il toponimo di Montegonzi deriva dal nome di una famiglia, i Gonzi, di probabile origine longobarda e nel 1191 l’imperatore Arrigo VI confermò ai conti Guidi il castello di Montegonzi. Di seguito, le sorti del borgo furono legate a quelle della corte di Firenze, quindi nel XVI la rocca fu di Pier Giovanni Ricasoli, allora Commissario della Repubblica di Firenze e nel 1550, Montegonzi entrò a far parte della Lega d’Avane, una delle tante associazioni di comuni che Firenze aveva costituito nel suo contado per meglio amministrarlo, e ne divenne il capoluogo e la sede dell’Ufficiale del governo.

La storia di Montegonzi e quella della famiglia Viligiardi, attuale proprietaria del Castello, si intrecciano nel XVII secolo, quando il castello venne da loro acquisito dalla famiglia Ricasoli- Quaratesi. Ad oggi, si presenta nella sua forma antica con una grossa costruzione di 110 m distribuita in un decagono irregolare. I Viligiardi, però, fecero molti lavori negli anni: per prima cosa costruirono il tetto trasformando il Cassero in abitazione, portando acqua ed elettricità all’interno e nelle mura di cinta e nelle torri vennero costruite finestre e porte. L’attuale proprietario del Castello, discendente dell’antica famiglia, Riccardo Viligiardi (ex medico chirurgo a Careggi) porta avanti il mantenimento del Castello e l’azienda agricola di olio extra vergine che da secoli lavora in questo territorio. Infatti, dagli anni ’80 l’azienda è stata convertita in mono coltura ed oliveta specializzata, che oggi conta 17.000 piante, producendo ad oggi olio biologico IGP Toscano. Riccardo Viligiardi ha aperto alla nostra redazione le porte del Castello di Montegonzi, spiegando anche le antiche tracce presenti nel castello. Ad esempio, nel sottotetto della torre più grande si lavorava il grano, il quale veniva gettato al piano di sotto tramite un foro nella mura (vedi foto) oppure la presenza di un’ antichissima macchina per realizzare l’olio di oliva. Interessante, anche, la presenza di stanze adibite un tempo al soggiorno di monache e preti di passaggio nel territorio (vedi foto), alle quali la famiglia prestava assistenza e che sono rimaste come un tempo. Poco tempo fa, il Castello è stato il protagonista di un evento promosso dai proprietari, infatti eccezionalmente chiunque, in occasione della Festa dell’Agricoltura,  ha potuto visitarlo.

 

L’Associazione Culturale di Montegonzi ha organizzato diversi eventi negli anni, molti realizzati dal gruppo “Le chiavi della memoria”: inizialmente questa associazione voleva ricostruire la storia del borgo tramite gli archivi parrocchiali, nello specifico nei “registri delle anime”. Una documentazione che parte dal 1400 e arriva fino al 1800, in cui i parroci scrivevano tutti i nomi delle persone a cui benedivano la casa. Di conseguenza, studiare questi registri comportava ricostruire anche la storia di questi credenti, che lavoro facevano, quanti membri c’erano per casa, ecc. Il problema è stato trovare un esperto di antiche scritture in grado appunto di leggerli. Messo da parte questo progetto, l’associazione ha pensato di ricostruire tutta la toponomastica antica  nei dintorni di Montegonzi, Stefano Valentini Presidente Associazione culturale Montegonzi: “Ci sono una serie di toponimi che vanno scomparendo nel tempo poiché le nuove generazione non le conoscono mentre sono molto conosciuti dalle vecchie. Ci stiamo adesso lavorando, abbiamo già riportato su una mappa posizionando questi toponimi su un satellite e stiamo ricostruendo alcuni percorsi. Quello che volevano fare era fissarli per mantenerli nella memoria. Per esempio, il toponimo di “sala”: si pensa che sia di origini longobarda (questo perché molti studi sono ancora amatoriali) e sta sopra Montegonzi in mezzo al bosco, anche grazie a questo si ritiene che il borgo sia nato in quel periodo. Quello che sappiamo per certo è che alcune località vicine abbiano avuto origini etrusche. Nel periodo medievale abbiamo invece delle fonti”.

Recentemente, l’associazione ha pensato di ricostruire anche la storia di un vitigno molto citato nelle fonti antiche, la “Malvasia di Montegonzi”. In un componimento di Francesco Redi è citato direttamente e da qui parte il lavoro di questi amatori. Ricostruire questa storia è importante perché Montegonzi, nel passato, era nota per il vino non tanto per l’olio, come è adesso. Si trattava di un vitigno molto famoso, anche esportato ai tempi del regno di Cosimo III. Questo vitigno aveva anche una tradizione molto forte per la produzione del vinsanto. Un lavoro, quindi, che andrà avanti nel tempo con il coinvolgimento anche di agronomi esperti e nuovi studi.

Le foto antiche e parte della storia sono state riprese dal sito dell’Associazione culturale di Montegonzi

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