24, Aprile, 2024

Storia e culto degli antichi lavatoi, quando “il lavaggio dei panni sporchi” non era in famiglia

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Gli antichi lavatoi delle frazioni montane del Comune di Loro Ciuffenna offrono un importante spunto di riflessione storico e sociale. Oggi, per la maggior parte dei casi, sono abbandonati e in decadimento, un tempo invece furono un importante luogo di aggregazione per le donne. 

I lavatoi iniziarono a comparire in Italia dal 1500 circa, per poi diffondersi in modo importante soltanto nel XIX secolo, di pari passo all’attenzione sempre maggiore verso l’igiene e la pulizia. Dalla grandi città ai centri molto piccoli, gli abitanti chiedevano ai Comuni la costruzione di un lavatoio. Il periodo di maggior sviluppo di questi edifici pubblici si ebbe fra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo: ogni piccolo centro abitato ne aveva uno. Tuttavia, nella frazioni montane l’uso del “lavatoio di paese” si spinse fino agli anni ’70, momento in cui arrivò l’acqua corrente nelle case. Infatti, dalla metà del Novecento e il “boom economico” che colpì l’Italia i lavatoi hanno subito un lento abbandono per lasciare il posto alle nuove lavatrici. Tuttavia, nel Comune di Loro Ciuffenna si trovano ancora queste antiche strutture presso i corsi d’acqua o le fonti locali, spesso in stato di abbandono e decadimento.

La nascita dei lavatoi di paese giocò un ruolo importante nella vita delle donne del tempo. Il lavoro domestico di lavare i panni prima veniva svolto presso le proprie abitazioni, circoscrivendo la vita sociale delle donne ancora di più dentro le mura domestiche. Da quando, infatti, si diffuse la pratica di “portare i propri panni” ai lavotoi, le donne riscoprirono una propria indipendenza e una nuova socialità. Ai lavatoi, queste potevano andare da sole e in autonomia e per di più il lavaggio dei panni diventava un momento di socialità, ove le donne parlavano, si confrontavano e cantavano. Andare a lavare i panni nel lavatoio era un momento di condivisione. Con il tempo, questa attività venne rilegata alle donne sole, nubili o vedove perchè gli uomini di famiglia non avevano piacere che le proprie donne lavassero i panni sporchi altrui, anche se il lavoro svolto dalla donna poteva aiutare la situazione economica familiare.

Ogni paese, come Poggio di Loro, Modine, La Trappola, Loro Ciuffenna e molti altri, aveva un proprio lavatoio, vicino a borri, sorgenti, fonti d’acqua. La struttura canonica prevedeva una o più vasche rettangolari, coperte da una struttura, incorniciate da grandi lastre di pietra dove le donne lavavano i panni. Di solito, la vasca più vicina alla fonte d’acqua veniva usata per sciacquare i panni, mentre quella più lontana era usata per insaponarli. I materiali utilizzati erano pietre locali, anche se in seguito molte vasche vennero cementate e coperte con strutture lignee. Infatti, intorno alla metà del Novecento, la maggior parte delle antiche vasche venne sostituita da una struttura in cemento, che comprendeva un canale di scolo per l’acqua sporca e in corrispondenza del lavaggio panni delle zigrinature realizzate in fase di costruzione. Oggi, molti lavatoi sono ancora presenti, anche se in stato di abbandono, e rimangono saldi nel tessuto sociale paesano: molti si ricordano ancora di quando, da piccoli, vedevano le donne passare con grandi contenitori di alluminio nella testa verso il lavatoio.

Il lavatoio di Casamona, invece, è diverso dagli altri, trattandosi di un riadattamento di una struttura precedente. Semplice e ben conservato, offre così una chiara idea dell’uso che una volta veniva fatto del lavatoio. All’esterno è presente una vasca dove si abbeveravano gli animali, mentre al suo interno le donne lavavano i panni e gli uomini arrotavano la falce. Ogni famiglia aveva il proprio giorno di bucato, così la ogni sera veniva riempita la vasca interna, la mattina seguente la massaia si recava per lavare i panni e la vasca veniva svuotata per la famiglia seguente. Non è nota la data di realizzazione del lavatoio di Casamona, ma nel paese tutti ne hanno memoria affermando che c’è sempre stato.

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