26, Aprile, 2024

Covid-19, Alessio a Londra da tre anni: “Ci che mi ha colpito di pi stata la solitudine”

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Iniziamo un viaggio attraverso i valdarnesi residenti all’estero: come hanno vissuto quest’anno di emergenza sanitaria? quali sono stati i loro sentimenti, i loro timori, le loro preoccupazioni? cosa mancato di pi?

Alessio Bagiardi, di Reggello, si trova a Londra da tre anni. Laureato in biotecnologie mediche Alessio, appassionato di recitazione e di teatro, ha conseguito il diploma alla Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Nel 2018 ha lasciato il Valdarno e si è trasfertito a Londra con l'obiettivo di frequentare un Master in musical alla Royal Central School of Speech and Drama. Per raggiungere il proprio sogno ha fatto vari lavori: lavapiatti, gelataio, cameriere, maschera in un teatro. Poi sono arrivate le audizioni e finalmente l'ingresso alla scuola. Ma è arrivato il Covid-19.

"L’anno appena trascorso a Londra sotto il segno del Covid non è stato, per me, molto diverso da quello vissuto in Italia dai miei cari – con cui sono rimasto perennemente in contatto. Se escludiamo la differente tempistica di diffusione del virus e la differenza (a tratti sostanziale) nelle strategie adottate dal governo in risposta all’emergenza sanitaria, anche nel mio caso a farla da padrone sono state la paura, la preoccupazione (soprattutto per la mia famiglia, messa a dura prova dal contagio), l’incertezza per il futuro e lo sconforto: ho perso il lavoro che usavo per mantenermi gli studi – un Master in Recitazione – anch’essi interrotti prima del tempo e conclusi online con un profondo senso di incompiutezza e di conseguente insoddisfazione".

Qual è stato l'aspetto peggiore dell'emergenza sanitaria?

"Ciò che mi ha colpito con maggiore persistenza e accanimento è stata la solitudine. Devo riconoscere la fortuna di convivere con degli ottimi coinquilini che hanno, in minima parte, alleviato questa sensazione; la solitudine a cui faccio riferimento è, però, quella di chi non vive un rapporto di coppia e che, di conseguenza, si è visto privato della possibilità di fare nuove conoscenze e di avere un contatto reale e fisico con un altro essere umano. Ovviamente, l’emergenza Covid ci ha costretti a rivalutare la nostra scala delle priorità e a fare dei sacrifici in nome di un qualcosa di superiore: la sopravvivenza di individui con alti fattori di rischio; allo stesso tempo, tuttavia, credo che abbiamo ricevuto una conferma di quanto, in qualità di animali sociali, presentiamo un innato bisogno d’amare e d’essere amati".

C'è stato qualche aspetto positivo che questo isolamento forzato ti ha riservato?

"Ho vissuto il periodo del lockdown anche come un’occasione di riflessione. Fin dai primi giorni di chiusura dentro casa, ho pensato che, per quanto il vedersi privati della libertà che esercitiamo ogni giorno potesse sembrare difficile, ci era presentata l’opportunità di riconoscere tale libertà quale privilegio, riuscendo finalmente a empatizzare con tutte quelle minoranze che, per colpa delle continue discriminazioni, questo privilegio non ce l’hanno. Purtroppo, sembra che, dopo più di un anno, questa lezione non sia stata imparata – basta pensare agli eventi che hanno portato alla nascita del movimento Black Lives Matter, o al più vicino Ddl Zan che ancora non riesce a trovare approvazione".

"Il Covid ha danneggiato tutti noi. Il mio invito, da un paese – il Regno Unito – molto più avanti in materia di inclusione e di diritti civili, è a non dimenticarci di tutti i mali della società che si sono mostrati immuni alla pandemia e che rischiano di prendere campo adesso che lo stress, la depressione e la stanchezza di questo lungo periodo cominciano veramente a farsi sentire. La gentilezza e l’empatia sono contromisure efficaci esercitabili non solo nelle grandi metropoli ma anche, e soprattutto, nelle realtà di provincia come il nostro Valdarno".

 

 

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