25, Aprile, 2024

Gioco d’azzardo, in sei mesi i valdarnesi ‘scommettono’ più di 19 milioni di euro. Rossi: “Fenomeno preoccupante, non possiamo ignorarlo”

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I dati sono dei Monopoli di Stato: si riferiscono alle cifre spese per lotto, lotterie, gratta e vinci, slot machine, mentre sono esclusi bingo e sale gioco specializzate. “Soldi sfumati, e che non restano sul territorio, anzi: che impoveriscono sempre più le famiglie”. Per i comuni è una dura lotta, perché gli strumenti legislativi sono in mano a Stato e Regioni

Diciannove milioni di euro spesi nel gioco, in Valdarno, in soli sei mesi. Numeri da capogiro, superiori alla somma dei bilanci comunali delle amministrazioni valdarnesi. Eppure quelli forniti dai Monopoli di Stato non sono nemmeno completi: nel conteggio, infatti, sono inclusi lotto e lotterie, i gratta e vinci, e le slot machine che si trovano nei bar e nei tabacchini. Ma a questi si dovrebbero aggiungere (non conteggiati dai Monopoli) i soldi spesi nelle sale dedicate esclusivamente ai videopoker e slot, e quelli del bingo. Senza contare, poi, il gioco on line: un capitolo a parte. 

Insomma, quei diciannove milioni di euro sono calcolati per difetto. Eppure già così sembra una cifra enorme: che in sei mesi finisce dalle tasche dei valdarnesi a quelle dello Stato, e non con le tasse, bensì con il gioco. Ovviamente va messa in conto anche la quota vincite: che corrisponde a circa il 75% del denaro speso nel caso delle slot, poco meno per i gratta e vinci (solo un tagliando su 4, in media, è vincente, ma il premio massimo finisce in 1 solo biglietto ogni 3-4 milioni venduti), ed è invece affidata alla probabilità (infinitesima) in caso di lotto e lotterie. Insomma, su 19 milioni, e mettendo in conto l'estrema varietà del settore, si può stimare che almeno una decina tornino indietro sotto forma di vincite, in Valdarno. Il resto, invece, no. 

"Sono tantissimi soldi, ed è un fenomeno che non possiamo più ignorare". commenta l'assessore al sociale di Montevarchi, Giovanni Rossi, che su questo fronte ha lavorato molto negli ultimi anni. Nella sola città di Benedetto Varchi, in sei mesi sono stati giocati più di 4 milioni e mezzo di euro. "Il conto economico è sbilanciato sotto tutti i punti di vista: non solo senza quei soldi le famiglie dei giocatori finiscono spesso in difficoltà, ma sono cifre che non restano nemmeno in Valdarno, non creano altri posti di lavoro, non attivano alcun flusso virtuoso". 

Un problema sociale, dunque, oltre che personale. Anche perché la cura delle ludopatie, una tipologia di dipendenza purtroppo in crescita anche in Valdarno, finisce a carico dei sistemi sociosanitari locali. Anche per questo si lavora molto, negli ultimi tempi, sul fronte della prevenzione: per cercare di arginare il fenomeno prima che il gioco prenda il sopravvento sulla razionalità. Progetti vengono portati avanti nelle scuole, con i ragazzi, e anche coinvolgendo le comunità locali, per quanto possibile. 

Più difficile, invece, è diventata in particolare per i comuni la lotta alla diffusione del gioco d'azzardo. Fermare il proliferare di slot machine e sale gioco è praticamente impossibile per le amministrazioni comunali: a normare il settore sono leggi nazionali e regionali. La Toscana ha approvato una legge piuttosto stringente, ma mancano ancora i regolamenti attuativi, e quindi per ora resta tutto solo sulla carta. 

I comuni hanno provato a fare la loro parte, anche in Valdarno: Figline e Incisa, Rignano, Montevarchi, ad esempio, hanno approvato regolamenti che prevedono sconti sulle tasse comunali per i locali pubblici che rinunciano alle slot, oppure limiti più stringenti per le nuove aperture. Ma il percorso è ancora lungo e difficile. 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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