Abbiamo incontrato Tommaso Di Filippo, in arte Q.Ing, in partenza per cercare fortuna lavorativa e soprattutto musicale in Inghilterra
Si parla spesso di giovani connazionali che si trovano costretti ad emigrare per cercare un’occupazione il più vicina possibile alla materia per la quale hanno studiato e quindi investito per anni, ma contemporaneamente esiste anche l’idea di sentir la necessità di cambiare paese per seguire il sogno di sviluppare la propria arte.
È il caso di Tommaso Di Filippo, montevarchino laureato presso l’Isia di Firenze in disegno industriale, in arte Q.Ing: producer di musica elettronica con l’etichetta Panorama Musique Records. Dopo aver passato gli anni della post adolescenza a suonare in numerose band locali, Tommaso ha deciso di dedicarsi in solitudine alla produzione della propria musica, sviluppando concetti non scontati e direzioni innovative nel panorama elettronico odierno.
Forte proprio delle esperienze maturate suonando in band post-rock, e appassionato della cultura degli anni 80, Q.Ing ha deciso di produrre una sonorità che mescolasse le sue passioni unendole a sperimentazioni electro: il risultato è stato un Ep assolutamente non scontato di nome “Corey Feldman”, che ha attirato numerose attenzioni e consensi anche a livello nazionale.
Anche per questo, oltre che per la volontà di investire sulla sua professionalità acquisita con gli studi, ha deciso di provare a giocarsi le sue carte a Londra, nella speranza di realizzare le sue capacità al meglio:
“Inizialmente la mia prima “meta di fuga” era Barcellona, per un amore verso la città e verso lo stile di vita: a lungo mi è apparsa come la migliore soluzione per il mio sviluppo. Ho sentito la necessità di dare una svolta alla mia vita, dopo la recente laurea in Design Industriale: la mia quotidianità risulta apparentemente piatta, lavorando da casa e occupandomi al momento principalmente di grafica e video, gli unici momenti di stacco per me sono stati relativi ai concerti e al tour estivo che ho fatto come Q.ing. In realtà a livello professionale ambirei a spostarmi più sul design del prodotto, ma per il momento mi occupo dei lavori che mi vengono commissionati, nella speranza di trovare nuovi clienti a Londra. Infatti recentemente (e visti gli sviluppi positivi avuti con il mio progetto musicale) ho pensato alla capitale inglese come più adatta per provare a sviluppare anche questa fase della mia vita: io la considero la patria mondiale della musica, e il genere musicale che produco è molto seguito. Inoltre a Londra ho alcuni contatti che possono aiutarmi ad inserirmi nell’ambiente che ricerco: sono un po’ preoccupato per la mia vera esperienza fuori di casa, oltretutto da solo, ma contemporaneamente sento la necessità di provarci”.
Sicuramente singolare la scelta di Londra come meta sulla quale scommettere per il futuro, soprattutto dopo i recenti sviluppi in materia di Brexit, anche se la capitale inglese è da sempre luogo prediletto anche tra i valdarnesi per cercare soluzioni professionali che qui latitano:
“Onestamente il Brexit mi aveva un po’ scoraggiato, principalmente per il timore di emigrare lontano da casa e non essere ben accetto; in realtà Londra è una città multiculturale e probabilmente, se è così diffusa questa diffidenza verso gli stranieri, lì sarà meno percepibile. Da un punto di vista artistico è proprio la multiculturalità di questa metropoli ad avermi definitivamente spinto a sceglierla come meta per la mia realizzazione: confrontarmi con culture distanti da me, credo sia quello di cui ho più bisogno in questo momento sia da un punto di visto umano che musicale. La possibilità di contaminare il mio suono e confrontarmi con una realtà più globale, mi stimola molto”.
Dopo un tour estivo che lo ha portato in giro per gran parte del nostro paese, Tommaso ha acquisito numerosi attestati di stima che lo spingono, ancora di più, a provare nel realizzare il suo sogno artistico. Dimostrazione di questo, il successo del suo primo video musicale per il pezzo “U don’t need a power glove”.
“Il video è stato diretto da Pierfrancesco Bigazzi, e ha ricevuto numerosi apprezzamenti, partecipando ad alcuni festival nazionali dove spesso era l’unico video italiano: grandi soddisfazioni per una produzione all’interno del quale si intravede anche un po’ di Valdarno. Si tratta di un lavoro molto curato, che ha avuto un ottimo riscontro e ha dato una discreta spinta alla diffusione del mio Ep, disponibile nelle principali piattaforme digitali. Del resto le piattaforme digitali odierne aiutano e permettono una potenziale rapida diffusione di un prodotto artistico, anche se si è molto perso l’attesa o la scelta dell’oggetto in un negozio di dischi, almeno i non appassionati. Ulteriormente per un artista emergente nel panorama musicale attuale, l’eventuale riscontro economico si basa principalmente sui concerti, e serve sempre un prodotto per presentarsi e da promuovere. Per questo sto lavorando al mio secondo Ep.
Ho militato in numerose band valdarnesi da quando ho 17 anni, ho scelto di intraprendere una strada “solitaria” da circa due anni: un po’ per bisogno di autonomia, un po’ per volontà di testare quella sperimentazione e contaminazione che la musica elettronica oggi può dare. Questo ovviamente porta con sè lati positivi e negativi : l’idea di provare o registrare nel proprio tempo libero, senza dipendere da un gruppo, è molto produttiva se contemporaneamente studi o lavori in proprio. Contemporaneamente il rovescio della medaglia sta nel fatto che non dovendo rendere conto a nessun’altro componente del gruppo, i tempi di produzione rischiano di dilatarsi, come sta accadendo a me per la finalizzazione di questo secondo lavoro.
Musicalmente non saprei ben definirmi: non voglio dire che si tratti di qualcosa di particolarmente innovativo, perché esistono molti artisti che conosco che si muovono nella mia stessa direzione, anche se nell’elettronica e nella sperimentazione musicale, ognuno può essere unico. La mia musica è un ibrido tra un’elettronica a tratti ballabile e a tratti da ascolto: una via di mezzo tra Brian Eno e i Prodigy, potrei dire per citare i primi due nomi che mi vengono in mente”.
La prossima fermata, quindi, per Tommaso è alle porte: l’obiettivo è continuare con il lavoro sul quale ha investito anni di studio e inseguire il sogno di sviluppare la propria arte.
“L’idea al momento è quella di proseguire lavorando con i progetti che mi sono stati commissionati attraverso i contatti italiani, che può anche essere conveniente se si considera l’attuale svalutazione della Sterlina rispetto all’Euro! Ovviamente l’augurio è quello di ampliare questo ambito per riuscire a mantenermi in una città che notoriamente non è economica, e contemporaneamente presentare i miei prodotti musicali con la speranza di poter suonare in giro il più possibile. In Inghilterra c’è una cultura musicale diversa, il musicista è visto come un lavoro vero e c’è molta considerazione e possibilità: anche solo la possibilità di andare presto ai concerti, con orari puntuali, in sale dove le persone vanno veramente per ascoltare la musica. Un’abitudine che purtroppo in Italia si sta perdendo nella musica dal vivo, soprattutto per quanto riguarda gli artisti emergenti o meno conosciuti”.