27, Aprile, 2024

Realtà frammentata e Klimt: le opere di Beatrice Bozza

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La giovane artista valdarnese racconta le proprie opere e la passione per l’arte, praticata fin da piccola

Prosegue lo speciale dedicato ai giovani artisti valdarnesi: un’idea per dare visibilità ai giovani appassionati e produttori di arte, spesso poco conosciuti e con velleità di mostrare i propri lavori.
Beatrice Bozza, residente a Levane, è una studentessa ventenne al secondo anno di Storia e Tutela dei Beni Artistici, che fin da piccola si è dedicata dapprima al disegno, per poi passare alla pittura su tela.
“Ho iniziato semplicemente copiando i disegni dei fumetti e proseguendo a vari livelli, fino a far convivere la passione per la pittura con la mia quotidianità: vedo tutto questo come un semplice hobby, anche perché è molto difficile farlo coincidere con gli impegni e i ritmi quotidiani. Malgrado tutto ciò, ho aperto una pagina Facebook personale per far conoscere le mie opere, visto che non ho avuto ancora molte occasioni per esporre”.

Per la verità Beatrice ha partecipato con i suoi lavori all’iniziativa “Palco Città” di Pistoia e al contest artistico all’interno del Perdono di Terranuova Bracciolini “Note in Fiera Artist Street Contest”, organizzato dall’associazione Dritto e Rovescio, all’interno del quale i suoi quadri sono stati i più votati dal pubblico presente.
“Artisticamente mi sono sviluppata frequentando il Liceo Artistico, appassionandomi alle storie personali di alcuni pittori, tanto da trarne ispirazione. Tra questi , sono rimasta appassionata dalla storia personale e dalle opere di Vincent Van Gogh e soprattutto da Gustav Klimt, del quale sono rimasta affascinata si dalle tecniche utilizzate, che dai significati che si nascondono dietro i suoi lavori. Proprio in occasione della tesi della maturità su Klimt, mi sono trovata a dover produrre un’opera che fosse ispirata alla sua arte: da lì ha preso forma il mio stile attuale”.

Uno stile visibilmente ispirato anche nell’utilizzo di frammenti di specchio nelle opere:
“Attribuisco a questa aggiunta tecnica, una metafora rispetto al concetto di realtà: la vedo come un qualcosa di frammentato e soggettivo nella percezione. L’utilizzo di frammenti di specchio in differenti dimensioni e tagli, permette a chi entra in contatto con i miei lavori di vedersi anche fisicamente in essi, specchiandosi in forme diverse nel quadro. Allo stesso modo, ognuno potrà dare il proprio significato all’opera in relazione alle sensazioni soggettive che riconoscerà generate dalla stessa.
Credo che dietro ogni rappresentazione personale del reale, siano esistenti significati coscienti e non coscienti, che si prestino a differenti interpretazioni. Personalmente quando dipingo mi lascio trascinare da un input, da un’idea momentanea, che poi sviluppo liberamente e progressivamente senza seguire una struttura definita, lasciandomi trasportare dall’ispirazione”.

Anche per Beatrice –come per tanti coetanei che condividono con lei la passione per la pittura, o per le produzioni artistiche in generale- il vero problema è quello di trovare canali per mostrare e diffondere i propri lavori:
“Credo che manchino luoghi di raccolta ed esposizione per gli artisti locali, soprattutto per quelli più giovani ancora sconosciuti. Partire da un’esposizione comune (o da una serie di eventi su questo tema) potrebbe essere interessante non soltanto per farsi conoscere, ma soprattutto per creare dei contatti fra artisti e appassionati che spesso, pur condividendo le stesse passioni, non si conoscono. Si creerebbero, oltre che momenti espositivi, dei veri e propri spazi di confronto: un’occasione per discutere e scambiarsi idee tra persone che condividono le stesse pratiche e magari le stesse attitudini”.

 

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