20, Aprile, 2024

I “matti di Gello”: la buffa leggenda del borgo valdarnese Gello Biscardo

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Gello Biscardo è un piccolo borgo medievale, conosciuto da molti per via dei “matti di Gello”, cioè un gruppo di personaggi alquanto bizzarri che, nei secoli, ha vissuto proprio in questo paesino. Non è chiaro se “i matti” appartenessero a una specifica famiglia, o se, invece, fossero proprio tutti gli abitanti del paese a esserlo, ma certamente sono esistiti e le loro storie sono state tramandate oralmente secolo dopo secolo, di famiglia in famiglia.

Gello Biscardo si trova immersa in una valle nel Valdarno Casentinese, appena sopra la Setteponti. Attualmente il paese è abitato soltanto da una decina di persone e appena si accede al borgo la storia dei matti è presente e viva sia nei gellesi sia nelle mura che ospitano i vari racconti. Da cosa nasce questa leggenda? Ci sono molte versioni: la “pazzia” poteva essere una questione sanguigna che si tramandava ai figli oppure, sempre secondo una storia del luogo, la causa risiedeva nell’acqua stessa delle fonte locale. Appena si giunge a Gello, infatti, troviamo una targa: “Questa è la fonte dei matti di Gello, e se matti noi siamo un poco è anche per quello. Quest’acqua l’abbiamo sempre bevuta e questo la nostra mente non aiuta”. La famosa fonte, in realtà, non è quella che si trova all’ingresso del borgo bensì, ai tempi, si trovava poco più lontano, vicino al cimitero di Gello.

 

Il mito dei “matti” è vissuto dagli abitanti di Gello con allegria e partecipazione, una poesia scritta e appesa nelle stradine del paese riassume a pieno il loro spirito: “Ripensi alla gente… al tempo che è stato… alle storie e ai racconti che ascoltavi incantato”. Maurizio e la figlia Valentina, di origine gellese, raccontano con gioia delle storie dei “matti” che la loro nonna e madre erano solite narrare. Maurizio ricorda la storia del ciuco e la luna: i matti, dopo aver visto un ciuco bere da una pozza su cui si rifletteva la luna, avevano convinto tutto il paese che la bestia si era anche bevuta la luna e così passarono la sera a cercarla. Anche la figlia Valentina rammenta quando la nonna le narrava la storia dei matti che vanno ad Arezzo per “imparare il difficile”: i matti avevano deciso che dovevano imparare a parlare meglio, così si erano recati ad Arezzo. Qui avevano udito delle frasi come “Signor si signora”, “appunto adesso” e “quel che è giusto è dovere”. Di ritorno a Gello, si erano imbattuti in un incidente stradale e alle domande dell’ufficiale avevano risposto con le sole frasi da poco apprese ed erano finiti arrestati. Le storie sono incise nelle memorie dei paesani, ma anche in cinque tavole che un artigiano del luogo è solito appendere lungo il borgo, facilmente leggibili. Purtroppo, queste tavole non sono sempre fruibili in quanto l’artigiano non le espone sempre per proteggerle dall’usura del tempo o dai furti. “La causa del sole”, “La chiesa nuova”, “Il seme degli aghi”, sono solo tre esempi di storie che si possono leggere visitando Gello.

Gello Biscardo è comunque apprezzabile anche per il panorama e la sua storia: sorto come piccolo castello nel XIV secolo, divenuto possedimento dei Conti Guido e infine passato sotto la Repubblica fiorentina nel 1384. L’origine del nome è discutibile: “Gello” deriva dal latino agellus (piccolo campo); mentre “Biscardo” per alcuni dal germanico, per altri da “bis Carda”, ovvero la seconda casa degli Ubertini.

A monte del borgo è situata la Chiesa di San Giovanni e alcune tombe e tradizionalmente questa parte era chiamata “Gello Vecchio”, cosa che potrebbe significare l’esistenza di un nucleo abitativo precedente. La Chiesa di San Giovanni è resa particolare dal piccolo campanile a vela, realizzato nel XX secolo, che spicca ergendosi dalle mura del borgo.

Le foto delle tavole con le storie sono state realizzate da Alessandro Ferrini e riprese dal sito https://www.ilbelcasentino.it/castiglion-fibocchi-seq.php?idcat=&pag=36&idimg=2523

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