26, Aprile, 2024

Urologia: intervista al Dott. Fabrizio Di Maida

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Il Dottor Fabrizio Di Maida, medico urologo, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Palermo e ha conseguito poi la specializzazione in urologia a Firenze.

Oggi esercita la sua professione all’interno del Dipartimento Oncologico e di Chirurgia ad indirizzo robotico dell’ospedale fiorentino di Careggi dove fa parte dell’equipe diretta dal Professor Minervini e vanta il titolo di FEBU (Fellow of the European Board of Urology), attestazione di eccellenza rilasciata dalla Società Europea di Urologia.

Dott. Fabrizio Di Maida, Urologo

Dottore, ci parli meglio della sua attività.
“Sono diversi i miei campi di interesse, sebbene la mia attività clinica sia maggiormente orientata verso l’urologia oncologica. Sono membro della Prostate Cancer Unit (PCU), dunque faccio parte di un gruppo multidisciplinare composto da urologi, oncologi e radioterapisti che ha come obiettivo quello di valutare sinergicamente percorsi diagnostici terapeutici e interventi relativi al trattamento del tumore prostatico. Mi occupo anche di produzione e divulgazione scientifica. In tal senso sono autore di molteplici lavori scientifici, nonché revisore dei contenuti orientati alla ricerca e all’informazione per diverse riviste in ambito urologico. Si tratta di un’attività che svolgo sia all’interno del reparto di Urologia di Careggi dove esercito quotidianamente la mia attività, sia a livello internazionale, essendo membro dello Young Academic Urologists (YAU), un gruppo di urologi “under 40” che conduce attività di ricerca sotto il patrocinio della Società Europea di Urologia”.

Quali sono le patologie urologiche più comuni?
L’incidenza delle patologie urologiche può variare sensibilmente in relazione all’età del paziente, vale a dire che certe patologie possono riscontrarsi più o meno di frequente in determinate fasce di età. Volendo semplificare comunque, la calcolosi urinaria, l’ipertrofia prostatica benigna e il tumore alla prostata rientrano tra le patologie più comunemente trattate”.

Quando andrebbe eseguita la prima visita urologica?
“Il paziente dovrebbe sempre rivolgersi all’urologo in caso di sintomatologia a carico dell’apparato genito-urinario. È importante tuttavia anche la prevenzione. Esistono infatti soggetti con un profilo di rischio aumentato rispetto alla popolazione generale di sviluppare determinate patologie urologiche, per cui pur in assenza di sintomi è importante eseguire controlli periodici”.

Ci faccia un esempio
“Il tumore alla prostata è un esempio di patologia ad eziologia multifattoriale, in cui si può talora riscontrare anche una associazione familiare. Se vi sono in famiglia uno o più casi di tumore alla prostata, specialmente in parenti di primo grado che hanno ricevuto la diagnosi in età non particolarmente avanzata, può essere consigliabile eseguire una prima valutazione urologica a partire dai 45-50 anni. La visita urologica si svolge a livello ambulatoriale e può essere coadiuvata dalla esecuzione di un esame ecografico e, nel caso specifico di sospetto tumore alla prostata, dal dosaggio ematico del PSA, una sostanza prodotta a livello prostatico e possibile indicatore di patologie a carico dell’organo”

Quali sono gli esami e i trattamenti a cui un paziente può sottoporsi rivolgendosi al suo ambulatorio?
“La prima valutazione consta della visita specialista comprensiva di eventuale ecografia dell’apparato urinario. La possibilità di eseguire una ecografia ambulatoriale, è senza dubbio un vantaggio per il paziente che non dovrà attenersi a lunghe liste d’attesa, ma potrà comodamente eseguirla durante la stessa visita. Una valutazione ecografica rappresenta un esame di primo livello che consente di avere una panoramica sull’apparato urinario, in quanto permette di valutare diversi elementi quali la presenza o meno di neoformazioni renali o vescicali, i diametri della prostata e l’eventuale presenza di residuo urinoso dopo la minzione. Alla luce dei reperti della visita urologica e dell’ecografia, lo specialista potrà porre quindi indicazione al trattamento della patologia o ad eseguire eventuali ulteriori esami diagnostici di secondo livello. Molti di essi sono comunque eseguibili in un setting ambulatoriale, come ad esempio l’uretrocistoscopia o la biopsia prostatica”

 

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