24, Aprile, 2024

Femminicidi: continua il cammino di ‘Scarpe senza donne’ e dei suoi custodi

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Il progetto di Lucia Baldini e Anna Di Maggio, allestito a San Giovanni l’anno scorso prima all’interno dell’istituto Giovanni da San Giovanni e poi in nel centro storico della città durante la Notte bianca, continua.

Un esercito di assenze quelle che le paia di scarpe rosse rappresentano. Assenze perchè coloro che le hanno indossate non ci sono più e il vuoto che hanno lasciato pesa molto nella società. Scarpe senza donne, il progetto ideato dalla sangiovannese Lucia Baldini e da Anna Di Maggio veicola proprio questo messaggio e cerca di sensibilizzare sul triste fenomeno dei femminicidi che purtroppo non è destinato a fermarsi. Anzi. Presto il progetto vedrà nuove iniziative.

Lucia Baldini e Anna Di Maggio hanno allestito Scarpe senza donne, l'anno scorso, nell'istituto Giovanni da San Giovanni riscuotendo moltissima attenzione tra gli studenti e le istituzioni. Poi, con la collaborazione di tanti ragazzi dello stesso istituto, hanno ripetuto il progetto nel centro storico della città nel corso della Notte Bianca. L'evento è stato preceduto dall'iniziativa durante la quale in piazza Cavour le paia di scarpe, donate dalle donne per le donne, sono state dipinte di rosso. Rosso come la passione ma anche, purtroppo, come la rabbia, la furia omicida e la morte.

"Abbiamo pensato, visto la tipologia e il numero delle persone uccise, che non vi sia un tipo di scarpe specifico per rappresentare il fenomeno. Noi abbiamo pensato dunque a un paio di scarpe: da un punto di vista simbolico emana subito l'assenza, la mancanza. Solo così si riesce a lasciare un messaggio che coinvolga altrimenti rimane solo un qualcosa di vuoto".

118 Scarpe da ginnastica, stivaletti, scarpe con il tacco basso o con quello vertiginoso, ma il numero adesso è purtroppo aumentato sensibilmente: tutte rosse a significare, al di là della loro forma o del loro significato culturale, la violenza fisica e psicologica, la fine tragica di molte donne, di ogni età, ceto sociale o appartenza. Perchè nella violenza non ci sono distinguo.

Le iniziative allestite a San Giovanni hanno avuto un proseguo oltre i confini valdarnesi. Ma, vista le necessità di continuare a sensibilizzare, torneranno in città.

"Il progetto sta avendo un ampio consenso e un'ampia adesione – afferma Lucia Baldini – Durante l'installazione noi facciamo firmare un documento di intenti da chi, rispettando il principio di Scarpe senza donne, portano avanti il significato profondo del progetto. Solitamente sono uniti anche una serie di progetti: laboratori scolastici, rappresentazioni teatrali. L'ultimo lavoro che abbiamo fatto è stato in una galleria d'arte di Firenze".

"Scarpe senza donne ha due anni di vita. Siamo orgogliosi di essere riusciti a coinvolgere anche i ragazzi dell'istituto Giovanni da San Giovanni".

Presto in Valdarno Scarpe senza donne tornerà a sensibilizzare sul fenomeno dei femminicidi che, soprattutto a livello nazionale, ancora continua a far parlare.

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