25, Aprile, 2024

“Abbracciamo il Valdarno”: un’associazione di mamme che crea inclusività per bambini affetti da disturbo dello spettro autistico

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Abbracciamo il Valdarno è un’associazione di mamme di bambini affetti da una disabilità chiamata “disturbo dello spettro autistico” oppure da altre disabilità che implicano difficoltà nell’ambito neuro-motorio. L’obiettivo dell’associazione è quello di creare maggiore inclusione, a partire dall’ambito sportivo, ma non limitandosi ad esso. Stanno costituendo una rete per essere una voce che possa aiutare tutte le famiglie che ne hanno bisogno.

L’associazione si è costituita a giugno 2021, pur nascendo come gruppo whatsapp da quasi due anni. Valentina Campani, presidente, ne racconta la genesi e gli obiettivi: “Siamo nate da poco come associazione, ci siamo costituite a giugno. Esistevamo come gruppo di mamme da due anni in chat. Prima dell’ufficializzazione, abbiamo fatto colloqui con le amministrazioni per chiedere ciò di cui avevamo bisogno, però ci veniva richiesto di costituirci come associazione; per cui, alla fine, nel 2020 dopo averci pensato tanto, dato che comunque ci vogliono dei soldi, abbiamo deciso di farlo: ci siamo autotassate e costituite. Ci siamo conosciute nel 2019 perché condividevamo le terapie dei nostri figli che per la maggior parte sono affetti da disturbo dello spettro autistico ma ci sono anche malattie che hanno le stesse caratteristiche, le stesse fragilità di chi ha il disturbo dello spettro; a volte l’assenza di comunicazione verbale, ma soprattutto la difficoltà di relazione. Non vogliamo essere un’associazione che si occupa esclusivamente dello spettro ma cerchiamo di accumunare le caratteristiche di disagio relazionale”.

Cosa vi ha spinto a creare da zero una nuova associazione? Ancora Valentina Campani: “Quello che ci siamo dette è che siccome in Valdarno, non esisteva qualcosa che si interessasse a questo tipo di disabilità nell’arco di età che va dai 5 ai 13 anni, avremmo voluto dare ai nostri figli dei progetti inclusivi di ogni tipo. Fare qualcosa sul territorio dove vanno a scuola, dove crescono, dove frequentano la comunità. Molti dei nostri figli vengono portati a fare terapia nei centri di Arezzo e Firenze e si crea un po’ di dislocazione rispetto agli ambienti vissuti. Siamo 22 famiglie adesso e desideriamo creare l’inclusione in un territorio come il Valdarno. Non ci diamo degli obiettivi troppo grandi; quello che da subito, abbiamo cercato di fare, è stato tentare col mondo dello sport. Inizialmente eravamo tutte famiglie con figli che hanno lo spettro. Il disturbo dello spettro, è una situazione un po’ particolare. Risulta difficile confrontarsi anche con altri tipi di disabilità.”

Continua: “Date le difficoltà di relazione, è necessario che ci siano persone, in questo caso, educatori, che facciano un po’ da mediatori all’interno di gruppi scolastici e quanto di simile. Una volta stabilita la presenza di questa figura, stare nel gruppo diventa una terapia. Avviene l’inclusione, nel momento in cui l’ambiente che si va a creare diventa un ambiente tranquillo e il ragazzo si trova a proprio agio. Per adesso ci siamo accostate alla Sinergy Basket, ci siamo incontrate diverse volte con il vicepresidente e creato un gruppo di persone che già hanno fatto queste cose, però sul territorio aretino. La società avrebbe già una squadra dedicata, la special sinergy, e abbiamo chiesto la possibilità di far fare sport ai nostri ragazzi. L’obiettivo ultimo è quello che nelle varie società sportive del Valdarno, nei vari sport, siano in grado di offrire un percorso inclusivo ai ragazzi con il disturbo dello spettro affiancando un educatore, un mediatore che li possa guidare all’interno della squadra normodotata. Abbiamo creato il primo gruppo che è fatto solo dai nostri ragazzi: questo dà modo ad allenatori ed educatori  di conoscere le loro caratteristiche e ai ragazzi, di conoscere un palazzetto. Abbiamo trovato un gruppo di 10 volontari che scendono in capo con loro. Abbiamo fatto un primo open day a cui ne seguiranno altri. Un primo passo verso un’attività, che non è terapia, che è gioco che alla fine speriamo sia inclusivo.”

Cosa sta progettando l’associazione? “Nonostante i pochi mesi trascorsi dalla nostra costituzione, stiamo avendo un buon riscontro. Tramite la pagina facebook siamo stati contattati dal museo di Montevarchi che organizza visite personalizzate per i ragazzi con il disturbo dello spettro. Quando abbiamo avuto un colloquio con loro, abbiamo richiesto che queste visite speciali fossero pian piano integrate con altri bambini, magari qualche amico, per iniziare. La direttrice mi ha richiamato, dicendomi se volevo essere partner del progetto 2022/2023 – proprio continuando queste visite ma proponendo dei piccoli gruppi: abbiamo accettato di buon grado la collaborazione con  il museo del Cassero e paleontologico. Inoltre il Comune di Cavriglia, col suo patrocinio ci ha resi capofila di un progetto al Museo: sempre per un progetto di visite personalizzate e inclusive da realizzare nel 2022-2023″.

Conclude Valentina: “Inoltre, ci dedichiamo alla raccolta fondi. Nel consiglio direttivo, siamo 8 mamme e nessuna di noi conta più di un’altra. Ognuna con ciò che sa fare meglio ha un suo ruolo, ma abbiamo giurato che nessuna avrebbe mai lasciato sola nessuna. Ce la mettiamo tutta proprio perchè i nostri figli ancora sono piccoli e vogliamo fare il possibile per farli crescere in un ambiente più inclusivo possibile. Fino a che non ci siamo dentro, non ci si rende conto di quante barriere ci sono e non sono solo barriere architettoniche; sono barriere mentali e quello che c’è è fatto a misura della normalità.”

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