07, Luglio, 2024

L’incidente aereo di Torsoli: 44 anni dopo l’accaduto la storia degli aviatori morti per salvare il Valdarno

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Quarantaquattro anni fa, il 10 luglio 1982, un Hercules G222 Mass della 46esima Aereo Brigata di Pisa si schiantò tragicamente nei boschi del Monte San Michele, il crinale che divide il Chianti dal Valdarno. L’aereo era impegnato nelle operazioni di spegnimento di un incendio e l’incidente costò la vita a quattro aviatori: il tenente colonnello Domenico Fanton, il capitano Maurizio Motroni, il maresciallo Furio Colaiacomo e il sergente maggiore Alessandro Cosimi.

Nel tardo pomeriggio del 10 luglio 1892, la piccola frazione montana di Torsoli fu teatro di un gravissimo incidente aereo. Nella giornata di quel lontano 10 luglio imperversava, infatti, un vasto incendio tra la Toscana e la Liguria e così il gruppo della 46 esima Aerobrigata di Pisa sorvolava la zona per arrestare le fiamme. Per ben quattro volte l’equipaggio “Lupo-84” passò sopra al crinale che separa il Chianti dal Valdarno, il Monte San Michele, nel tentativo di frenare il fuoco. L’ultimo volo fu, però, fissato alla sera: si trattava di un fondamentale tentativo di spegnere l’incendio prima che attraversasse anche il crinale in direzione Valdarno. Purtroppo, questo gesto eroico si trasformò in una tragedia.

Probabilmente una manovra errata, nel tentativo di superare il monte San Michele, ha portato l’Hercules G222 Mass della 46esima Aereo Brigata di Pisa a schiantarsi sulla montagna. Nel silenzio e solitudine della montagna, però, ci furono dei testimoni che prontamente andarono in soccorso degli aviatori. A qualche centinaio di metri, infatti, la famiglia Travaglini vide arrivare l’aereo e, purtroppo, poco dopo sentì un enorme boato e vide delle fiamme. Così alcuni membri della famiglia presero un trattore e seguirono le fiamme. Una volta arrivati davanti all’aereo in fiamme, Lorenzo Travaglini: “Cercammo di portare soccorso, senza sapere a chi e come. Nell’urto il velivolo si era spaccato in due, la carlinga era stata spinta molto più avanti rispetto al punto di impatto della coda. Mentre mi stavo avvicinando ai resti del velivolo fui fermato da un’esplosione, seppi dopo che stavano scoppiando le bombole di ossigeno in dotazione all’aereo militare. Allora feci un giro più largo, e appena intravidi la carlinga, capii subito che non c’era più niente da fare per gli aviatori” (fonte Serristoripost).

L’aereo si era spaccato in due e nulla si potè fare per salvare l’ Aerobrigata “Lupo-84”, che morì nell’impatto. Quattro le vittime accertate: il tenente colonnello Domenico Fanton, il capitano Maurizio Motroni, il maresciallo Furio Colaiacomo e il sergente maggiore Alessandro Cosimi. A seguito della tragedia, la famiglia Travaglini divenne fondamentale per i militari e le autorità giunte sul luogo dell’incidente, fornendo ai soccorsi alloggio e cibo. Ma non solo, i mezzi agricoli della famiglia servirono anche a trasportare sulla montagna i militari e a portare giù i resti del velivolo.

Da quel tragico 10 luglio 1982, la famiglia Travaglini si è legata all’Aeronautica militare: Lorenzo Travaglini decise di costruire, a proprie spese, un monumento ai caduti, ampliato poi dalla Regione Toscana e dal comune di Greve in Chianti. Inoltre, ogni 10 luglio si tiene una commemorazione ai piedi del monumento in memoria alla quattro vittime, che eroicamente morirono nel tentativo di arginare il fuoco. Accade tutt’ora che dopo la cerimonia i presenti e i militari si fermino a pranzare in casa Travaglini, proprio come successe nel 1982.

Lorenzo Travaglini, testimone dell’incidente aereo, in un’intervista rilasciata al  “Serristoripost” nel 2022: “Il giorno 10 luglio, alle 18,40, c’era un incendio nei boschi qui vicino e così venne un aereo a spegnerlo. Questo aereo non girò sul Monte San Michele e si scontrò nella montagna e li successe la disgrazia. Ho visto tutto e con altre persone siamo intervenuti, ci siamo ritrovati a vedere quello che non pensavo avrei visto mai. Quel giorno, visto la montagna solitaria, io e le persone di qui siamo intervenute offrendo aiuto ai soccorsi, dandogli un panino e portandoli all’incidente. Questo ogni anno ho cercato di ricordare questo “impegno doloroso” con chi viene ogni 10 luglio. Tutto questo l’ho fatto sempre in senso umanitario senza mai chiedere niente”.

 

 

Intervista e foto fornite dal Serristoripost

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