26, Aprile, 2024

Progetto per i noccioleti in Valdarno, Slow Food contraria: “La monocoltura intensiva è usurante per il territorio”

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

La condotta valdarnese di Slow Food si pronuncia contro il progetto presentato nelle scorse settimane, e che offrirà ai coltivatori la possibilità di produrre nocciole per la Ferrero. “Non siamo d’accordo, questa opportunità in realtà mette a rischio l’equilibrio socioambientale del Valdarno”

Il progetto per coltivare nocciole per Ferrero in Valdarno, presentato nelle scorse settimane sia a Laterina Pergine che a Terranuova, trova l'opposizione di Slow Food Valdarno. La condotta valdarnese dell'associazione ha scritto una lettera aperta, per motivare la propria contrarietà a questo tipo di coltivazione: secondo Slow Food, infatti, ci sarebbero rischi per il territorio. 

"Alcuni giorni fa – ricorda Slow Food – è stato presentato un progetto per la realizzazione in Valdarno di un'estesa zona di produzione di tipo intensivo e monocultivar della nocciola, favorita da Confagricoltura e una lobby industriale. Pensiamo che ognuno sia libero di proporre quel che ritiene utile alla comunità, ma in questo caso dobbiamo rendere consapevole la comunità stessa rispetto ai rischi nell’introduzione di 'un’opportunità' che mette seriamente a rischio l’equilibrio socio ambientale del Valdarno Superiore". 

Slow Food ricorda che il Valdarno è un territorio in cui esiste un Distretto Rurale che punta alla produzione Bio, e la lettera è indirizzata oltre che alle Istituzioni locali e regionali, proprio al Distretto Rurale del Valdarno Superiore "che ha la responsabilità, condivisa con tutto il territorio, di promuovere uno sviluppo di sostenibilità ambientale e sociale per la nostra comunità, salvaguardando la biodiversità, una corretta economia a favore delle famiglie e la salvaguardia del tessuto produttivo agricolo, presidio del territorio, sempre più a rischio di marginalità". 

"È cosa nota – spiega la Condotta nella sua lettera – che le monocolture intensive hanno vita breve e 'intensa', per l'appunto. Una volta che, dopo 15-20 anni, saranno 'usurati', i territori colonizzati avranno da gestire una serie di conseguenze ambientali importanti, prima fra tutte un enorme danno alla biodiversità che è, per quanto riguarda particolarmente la Toscana, il principale patrimonio paesaggistico, il marchio che contraddistingue e garantisce salubrità e sosteniblità nei territori, quella bellezza che abbiamo il dovere di consegnare al futuro". 

Da qui l'appello: "Invitiamo quindi le lobby interessate a desistere dalla volontà di proporre azioni che mettano in pericolo il nostro territorio e favoriscono solo i loro interessi, dichiarando la nostra ferma volontà di manifestare per contrastare le politiche che compromettano uno sviluppo corretto, bello e lungimirante, quindi Buono Pulito e Giusto". 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati