26, Aprile, 2024

L’economia della notte: demonizzati e dimenticati ai tempi del Covid-19

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Discoteche e sale da ballo in chiusura dal primo decreto; come il mondo della notte è stato dimenticato ed ha provato a reagire dal primo lockdown ad oggi

Il primo DPCM risalente a marzo 2020 impose tra le prime chiusure, quella delle discoteche e sale da ballo su tutto il territorio Nazionale. Da quel giorno la maggior parte dei locali valdarnesi non ha vissuto un solo giorno di apertura, stando alle normative vigenti. 

Nello storico dei decreti fino ad oggi attuati, si ricordano in particolare le normative del 10/06, secondo le quali è stata possibile la riapertura delle discoteche solamente se dotate di spazi aperti e areati. Questo nel Valdarno aretino ha dato modo di riaprire per tre eventi, ad un solo locale. In seguito, il 16/08 torna esecutiva l'ordinanza di chiusura. 

Francesco Fabbrini, a nome di Silb-Fipe, associazione italiana impresa di intrattenimento da ballo e di spettacolo fa luce su alcuni aspetti riguardanti il mondo della notte, i suoi lavoratori e il mondo in cui si sono sentiti dimenticati. "Dal momento della prima chiusura, come per tutti, i sussidi sono stati veramente minimi e inadeguati. Dal momento in cui abbiamo chiuso, abbiamo iniziato a vedere la discoteca solo come la stanza dove si balla; dimenticandoci i lavoratori al suo interno e tutta la parte di spese di gestione che fanno parte del caso."

A giugno è stata decretata la possibile riapertura delle discoteche all'aperto, ma le direttive e le linee guida per la riapertura non sono state scandite. "Siamo riusciti a fare tre eventi col Dolceverde, appunto, essendo uno spazio all'aperto, ma le linee guida erano praticamente inesistenti e tutto era lasciato alla sensibilità dei proprietari. Abbiamo disposto una tenda medica, l'ambulanza, la misurazione della temperatura all'ingresso, la tracciabilità dei clienti, ma ripeto che tutto stava alla sensibilità dei gestori". 

"È miope vedere la discoteca solo come la stanza dove si balla"- continua Francesco, la crisi di questo settore abbraccia anche la crisi del turismo come la crisi sociologica. "Guardando i flussi notturni, abbiamo notato negli ultimi anni una seria involuzione. Purtroppo lo abbiamo visto anche col coprifuoco delle 22.00, ci stiamo abituando a perdere la socializzazione e questo va a intaccare la categoria dei giovani e giovanissimi. Per i ragazzi la vita notturna ha un'importanza di tipo esperienziale e relazionale davvero notevole". "Il tarlo del nostro settore, e in questa occasione ne abbiamo avuta l'esatta conferma; è l'abusivismo dilagante: i locali non autorizzati, la mancanza di controlli che ancora una volta hanno dato alito a invettive nei confronti dell'intero settore".

Andrea Berlingozzi e Jonny Mecaj: due imprenditori giovanissimi che sperano nella valorizzazione del mondo dello spettacolo – "Come Fitzcarraldo la nostra ultima serata è stata nella notte tra il 28 e il 29 febbraio. Abbiamo potuto usufruire della cassa integrazione solo per i primi mesi. Nei mesi estivi non abbiamo tentato alcun tipo di riapertura; non disponiamo di uno spazio aperto e cercare di mettere tutto a regola per creare un nuovo tipo di spazio sarebbe stato un investimento troppo rischioso, e che, effettivamente come ci sta dimostrando l'andamento della questione, non avrebbe assolutamente dato frutti. Lavoriamo in previsione, sempre. La parte del divertimento non è che un piccolo pezzo di tutto il lavoro che viene svolto – in questo modo di lavorare abbiamo certamente riscontrato dei lati positivi, abbiamo avuto una stagione ottima, per quanto possa essere durata e questo ci aveva fatto pensare a nuovi investimenti. Pensiamo la discoteca come ambiente di socializzazione e di controllo e speriamo che essere stati tanto ligi ripaghi alla fine della storia ; che il mondo dello spettacolo ne esca valorizzato, per il rapporto con la musica, le occasioni per imparare a relazionarsi, gli sforzi lavorativi, che venga messo in luce per i suoi meriti".

Filippo Bonaccini e il grande ritorno dello Strix Mulino- L'apertura del Mulino dopo tanti anni di inattività ha riacceso la voglia di ballare anche in chi, il locale, lo aveva vissuto nella sua versione precedente. "La stagione era partita bene, gli investimenti erano giusti ma i discorsi stanno a zero quando insieme alla chiusura , continui ad avere delle spese e non ricevi gli aiuti necessari. Il decreto ristorro e ciò che ne è seguito, non coprono neanche la metà delle spese di un locale. Tra i due lockdown abbiamo visto uno spiraglio, ci eravamo attrezzati per adibire il locale a spazio per feste private, con tutte le messe a norma del caso e la chiusura al pubblico; ma non è durato abbastanza. Siamo riusciti a fare veramente poco. Cerchiamo di rimanere uniti e collaborare nella sensibilità e nella drammaticità, rispettando tutte le imposizioni del caso; ma non dimentichiamo la crisi economica".

Gli imprenditori sperano nelle riaperture estive e dell'inverno 2021. Concordano sul fatto che per riaprire c'è bisogno di avere meno vincoli possibile. Quindi che la situaizone pandemica debba essere totalmente risolta per poter vivere con serenità gli ambienti della notte. Fino a quel momento, con il virus e la paura che imperversano sarebbe un grande sbaglio tentare di trovare soluzioni parziali; queste risulterebbero nocive.

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