26, Aprile, 2024

Altri dieci parlamentari lasciano il Movimento 5 Stelle: tra loro il valdarnese Samuele Segoni

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“Noi vogliamo cambiare l’Italia, e farlo con coerenza e responsabilità. Ed è per questo che oggi abbiamo rassegnato le dimissioni dal gruppo del M5S”. Così, stamani, 9 deputati e 1 senatore hanno annunciato la fuoriuscita dal Movimento di Grillo. Tra loro c’è anche Segoni: raggiunge nel Gruppo misto Massimo Artini, che fu espulso a novembre dal M5S

"Non c'è democrazia interna nel M5S. Le grandi decisioni calano dall’alto. Non c’è rispetto delle minoranze interne, c’è un atteggiamento volto a stroncare qualsiasi voce critica con qualsiasi mezzo. Siamo stati anche da Beppe Grillo, ma senza possibilità di confronto". Sono parole di Samuele Segoni, parlamentare valdarnese, ormai ex pentastellato, che stamani insieme ad altri nove colleghi ha annunciato l'abbandono del Movimento. 

Altre dieci fuoriuscite, dunque, che arrivano dopo tanti mal di pancia, fanno capire i dieci dissidenti. Decisioni calate dall'alto, dicono loro: come quella su cui si è poi basata l'espulsione di un altro valdarnese, Massimo Artini, da M5S, lo scorso novembre. Che poi è la goccia che, per così dire, ha fatto traboccare il vaso. Segoni e gli altre nove fuoriusciti raggiungeranno Artini, e gli altri espulsi e dissidenti, nel Gruppo misto. 

A motivare la loro scelta, un lungo comunicato stampa, presentato in conferenza stampa, di cui riportiamo aluni passaggi. "Noi vogliamo cambiare l’Italia, e farlo con coerenza e responsabilità. E’ questo il motivo che ha acceso in noi la speranza, che assieme a tanti cittadini ci ha spinti all’impegno e alla partecipazione. Guardate oggi quante speranze tradite, quanta sofferenza tra i cittadini, gli studenti, i lavoratori, i piccoli imprenditori. Era per dire loro di non arrendersi, di non rassegnarsi, di unirsi e organizzarsi per cambiare le cose che era nato il M5S. Ed è per questo che oggi abbiamo rassegnato le dimissioni dal gruppo. Perché prima delle sigle, delle appartenenze fittizie, delle convenienze personali, di chi guarda solo ai propri profitti e non al bene comune, vengono i cittadini e le loro vite, non il tatticismo della vecchia politica che noi volevamo abbattere e sostituire con l’impegno dal basso, la partecipazione diretta e democratica".

"Noi siamo Cittadini, che hanno creduto e credono sul serio che uno valesse uno, che non ci fossero gerarchie verticali ma solo azioni orizzontali. Solo che, ve lo confessiamo: ad un certo punto non abbiamo più capito. Non abbiamo più capito chi ha deciso si dovesse abbandonare il nostro progetto originale di fare politica in maniera nuova, senza neanche averci provato, e adeguandosi alle peggiori pratiche del Palazzo, diventando una forza di opposizione puramente distruttiva. E non abbiamo più capito la miopia di chi predicava l’immobilismo anziché la partecipazione diretta a processi e scelte che potevano farci realizzare le nostre proposte".

"Ci sono poi tante vicende interne: promesse tradite e inaccettabile incoerenza, come la mancanza di un efficace sistema di partecipazione e sintesi politica che consenta un processo bottom-up, l’assenza insopportabile di trasparenza nei processi decisionali, come nel caso dell’accordo con Farage, o nella costruzione dell’organigramma, con il vincere dei rapporti familistici ed amicali che tanto avevamo combattuto. O ancora, il mancato rispetto sulle regole per le espulsioni e la deriva anti-democratica verso le minoranze interne: non può essere credibile chi da un lato in Parlamento chiede il rispetto per le minoranze nel nome della democrazia, dall’altro è il primo a non rispettarle, anzi a cercare di annichilirle".

E ancora: "A che serve essere parlamentari, avere questo importante se poi siamo costretti a tenere le braccia conserte, e a limitarci ad urlare qualche no? Forse ai due capi del M5S e al loro direttorio, starà bene accontentarsi di una nicchia di elettorato, come se i cittadini fossero solo numeri da sommare. Ma noi siamo e restiamo convinti di quelle ragioni. Noi vogliamo fare qualcosa che serva, ai cittadini e non a chi si è prontamente trasformato in quello che voleva combattere. Ed è proprio in nome di quella coerenza e responsabilità che rimarremo qui, a dare battaglia, in parlamento, contro la vecchia politica e quella nuova subito adeguatasi alla vecchia. Sono i vertici abusivi del movimento che dovrebbero dimettersi, perché hanno tradito i principi ed i valori per i quali il movimento era nato".

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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