L’attuale appaltatore dei lotti 1 e 2, e cioè la CCC con La Castelnuovese in testa, chiede alla Provincia 11 milioni di euro in più del previsto, più del doppio della cifra d’appalto. Il Rup Sandra Grani non apre la procedura di accordo bonario e la giunta provinciale la sostituisce con un nuovo Responsabile, l’ingegner Claudio Tiezzi. E ordina di avviare i procedimenti per trovare un accordo: perché altrimenti l’intera opera è, di nuovo, a rischio
Rischiano di costare più del doppio, i lavori di completamento dei lotti 1 e 2 della Variante alla Sr69, quelli che vanno da Levane (con il nuovo ponte) fino al confine tra Terranuova e San Giovanni. Appaltati al Consorzio Cooperative Costruzioni CCC Società Cooperativa, con il gruppo La Castelnuovese come esecutore, per 9 milioni di euro, ora la Provincia di Arezzo se ne è visti richiedere altri 11 milioni. Il che porterebbe il totale a 20, una cifra fuori da ogni previsione.
Le richieste sono pervenute dall'appaltatore alla Provincia sotto forma di riserve, avanzate via via che i lavori procedevano: quasi 9 milioni di euro sono riserve per lavori oggetto di interpello, gli altri 2 milioni circa sono riserve per lavori oggetto di ripristino. Insomma, gli interventi, secondo la ditta esecutrice, costano molto di più del previsto. E nel presentare il conto, salato, alla Provincia, l'appaltatore "diffida e costituisce in mora la Provincia di Arezzo, a voler attivare la procedura di accordo bonario […] avvertendo l'Amministrazione che, in caso di mancata attivazione del procedimento […], avrebbe attivato il procedimento giurisdizionale per la tutela delle proprie ragioni".
Si rischia così di aprire un altro contenzioso legale, senza contare che è ancora in corso (e sembra sempre più complicato) quello con Impresa Spa e Marcegaglia Buildtech Srl,i precedenti appaltatori con cui la Provincia è arrivata alla rescissione del contratto. La Provincia è consapevole dei rischi che questo comporta, e un primo tentativo di accordo tra le parti viene affidato al Rup, il Responsabile unico del procedimento, l'ingegner Sandra Grani. Che però risponde alla CCC con un'offerta di 800mila euro, subito respinta dall'azienda.
A questo punto la situazione si blocca in uno stallo che rischia di mandare tutto all'aria, finendo davanti ad un giudice e lasciando l'opera incompiuta. Ad ammetterlo è la stessa giunta provinciale, che decide di sostituire quindi il Rup: "L'appalto si trova in una situazione delicatissima, con l’esigenza di completare i lavori senza indugio; la Giunta Provinciale ritiene di procedere ad un avvicendamento del Rup del presente appalto, valutando la non permanenza della idoneità del Rup a gestire questa complessa situazione, caratterizzata:
– dalla cristallizzazione delle posizioni del Rup, che non chiede di attivare e non attiva l’apertura della procedura ex art. 240, ma la rimette alla decisione della Giunta, senza essere in grado di convincere l'impresa a recedere dalle proprie richieste, salvo poi proporre un accordo bonario ex art.239 sulle stesse riserve;
– dalla contestazione instauratasi tra Rup e impresa, senza alcun colloquio tra le parti, con la conseguente probabile e quasi certa apertura di un contenzioso giudiziario con l'impresa, di difficile soluzione e dubbia previsione di esito, la quasi assoluta certezza che si accumulano nel frattempo ritardi nel completamento dell'opera e difficoltà enormi per gestire la situazione del traffico nella zona, mentre il ponte, ormai terminato, ma ancora chiuso al traffico, diviene un grave problema, anche di immagine, per l'amministrazione ed il suo prestigio;
– dal rischio che, poiché l'opera è oggetto di accordo di programma con Regione e Comuni del Valdarno, su strada regionale, e la Provincia ne è l’Ente attuatore, l'ente sia commissariato dalla Regione Toscana, aprendo così un nuovo fronte di contenzioso".
La giunta provinciale è chiara: la Variante alla Sr69 è in bilico, ma va terminata. Ne va dell'immagine dell'ente ma soprattutto della situazione del Valdarno, che sarebbe fortemente danneggiato dall'ennesima sospensione dei lavori, senza vedere più la fine del tunnel. E dunque, ecco il primo provvedimento: via l'ingegner Grani, al suo posto il nuovo Rup è l'ingegner Claudio Tiezzi. A lui la Provincia affida il compito di provare ad arrivare ad un accordo bonario con la ditta, e cioè, in altre parole, ad accordarsi su una cifra da accordare all'appaltatore, che farà lievitare comunque il conto finale, ma magari senza raddoppiarlo.
"Prudente amministrazione e la diligenza del buon padre di famiglia – si legge nella delibera di Giunta provinciale – impongono, a tutela dell’interesse pubblico perseguito, del buon andamento dell'amministrazione e dell'esigenza di completare e terminare i lavori iniziati oltre 6 anni fa, ogni sforzo per trovare una soluzione che eviti inutili e dispendiosi conflitti. Queesto appalto, indiscutibilmente il più importante per la Provincia nella sua storia, è stato caratterizzato da un iter travagliato, con la stipulazione di ben tre contratti e con ben due risoluzioni contrattuali, un precedente accordo bonario di oltre 3milioni di euro, con un allungamento dei tempi ormai insostenibile, con la situazione della Sr69 occupata dal cantiere critica, con preoccupanti ripercussioni prevedibili derivanti dalla prossima apertura degli stabilimenti Prada e Bartolini, e dal conseguente aumento del traffico".
Oggi i lavori sono stati eseguiti circa per il 78%, e la Provincia non vuole che si fermino proprio ora: "La Giunta Provinciale […] non ritiene minimamente ipotizzabile una nuova causa in Tribunale, dagli esiti incerti, in tempi lunghi, a cantiere fermo e traffico impazzito, né, tantomeno, una nuova risoluzione del contratto, la terza, senza avere prima esperito e tentato ogni ragionevole e possibile ipotesi di soluzione e di accordo risolutivo dei problemi creatisi nella conduzione del cantiere; l'ipotesi alternativa […] e cioè un nuovo appalto per completare l'opera, richiederebbe tempi certamentesuperiori a quelli occorrenti alla attuale impresa per terminare l’opera, l'aggiornamento dei prezzi, e risorse economiche aggiuntive comunque ben superiori alle cifre possibili per concludere il presente appalto, senza tenere conto che la Provincia è in fase di riordino ex legge 56/2014, e probabile scioglimento come da proposta di modifica del titolo V della Costituzione, e che quindi l'opera potrebbe essere abbandonata incompiuta per alcuni anni, quale una cattedrale nel deserto, anziché completata, come appare possibile, entro pochi mesi".
Tutte premesse che portano ad una sola conclusione: la Provincia di Arezzo tenta l'accordo bonario. "La Giunta provinciale, a voti unanimi, delibera di richiedere al Rup, ing. Claudio Tiezzi, di attivare il procedimento volto al tentativo di accordo bonario ex art. 240 del codice degli appalti, sul quale esprime parere favorevole e, pertanto, di procedere alla nomina della relativa Commissione".