05, Maggio, 2024

Una settimana al lavoro nei campi sequestrati alla mafia: l’esperienza dei volontari di Libera Valdarno

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Hanno raccolto olive in un terreno confiscato al mafioso Vincenzo Piazza, a Partinico, in Sicilia. Ma hanno anche incontrato associazioni e persone che lavorano ogni giorno per combattere il sistema dell’illegalità: ecco il racconto dei dieci valdarnesi che hanno vissuto questa esperienza

Una esperienza “di lavoro e di formazione”: così i dieci valdarnesi del gruppo over 40 del Coordinamento di Libera Valdarno definiscono l’esperienza che hanno vissuto in Sicilia, dal 25 ottobre al 1 novembre, presso la cooperativa Libera-mente. Una settimana al lavoro in due campi confiscati alla mafia nella zona di Partinico e di Cinisi, paese situato nelle immediate vicinanze dell’Aeroporto di Palermo “Falcone – Borsellino” e diventato famoso per la storia di Peppino Impastato.

Ma non è stato solo lavoro, raccontano: “Quella che abbiamo vissuto è stata anche una settimana di incontri con tante delle realtà che combattono contro il fenomeno e la mentalità mafiosa, in una terra di così grande bellezza e con un terreno fertile e ricco di risorse”. Sergio Serges, Nicola Mugnai, Silvano Alpini, Nicola Caruso, Pierluigi Ermini, Daniela Gori, Patrizia Lucaccini, Barbara Tonetto, Lucia Papi, Manuela Arnetoli sono i protagonisti di questa esperienza unica nel suo genere.

Il primo contatto è la visita all'eco-villaggio "Fiori di campo" all'interno di una vasta area coltivata a oliveto, confiscata al mafioso Vincenzo Piazza. Qui la cooperativa ospita i gruppi di giovani dell'esperienza estateLiberi!, pensata per il disagio giovanile e le categorie più svantaggiate. In un altro terreno, “Bosco-Falconeria”, sequestrato al boss Antonio Geraci, si trovano invece un migliaio di piante di limoni. “Le olive che abbiamo raccolto – racconta il gruppo valdarnese di Libera – insieme alle tonnellate di limoni, serviranno a finanziare in parte l'attività sociale della cooperativa e i loro progetti nel territorio sul disagio giovanile, e in parte l’attività svolta dalla cooperativa Libera-mente all'interno del campo "Fiori di campo", struttura che fino ad oggi ha già ospitato duemila giovani nell'esperienza EstateLiberi!”.

Il viaggio è stato anche l’occasione per incontri di formazione con persone e associazioni che ogni giorno cercano di contrastare, con il loro operato, l’ingiustizia e l’illegalità prodotta dalla ancora diffusa mentalità mafiosa che si respira in questa terra. A Cinisi con Giacomo Randazzo, amico di Peppino Impastato, a ‘Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato’.  “Giacomo – raccontano i valdarnesi – è stato uno degli attivisti all'interno del circolo Musica e Cultura creato da Peppino Impastato. Lui ci dà una visione più completa della storia di Peppino, attraverso la storia del loro impegno sociale, e con il ricordo di mamma Felicia e della sua battaglia per la verità sulla morte di Peppino. Alla fine dell’incontro non può mancare il percorso dei 100 passi, quelli che dividono la casa degli Impastato dalla casa di Tano Badalamenti, il mandante del suo omicidio”. Casa Badalamenti è oggi un bene confiscato alla mafia, destinato a diventare un centro culturale.

Poi l’incontro con Santi Palazzolo, il pasticcere che ha avuto il coraggio di denunciare il Vice Presidente della Camera di Commercio di Palermo che aveva cercato di estorcergli 150mila euro per la proroga di una concessione di un punto vendita all'aeroporto di Punta Raisi. “Il suo è stato il racconto di una persona determinata nel cercare la giustizia e far prevalere la verità. In questo è disposto a giocare tanto di sé. Santi Palazzolo è una persona di grande speranza e fiducia nei giovani. Per questo lo abbiamo invitato a venire in Valdarno per parlare ai nostri studenti”.

Poi il viaggio porta il gruppo a Palermo per incontrare la comunità di Emmaus e Antonio Zangana, figlio di una vittima innocente di mafia; a Monreale, dove al giardino Belvedere si trova una targa che ricorda l'uccisione di 4 carabinieri. Infine, ancora al lavoro sui campi. Alla fine saranno 75 le casse di olive raccolte per un totale di oltre 1.500 chili di olive e più di 200 litri di olio prodotto.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati