12, Ottobre, 2024

Manifatturiero e moda, ancora tanta incertezza per il futuro. La crisi si fa sentire: chiude un calzaturificio

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

A Terranuova la Elleci Lavorazione Calzature, in liquidazione dal 12 gennaio: licenziamento collettivo per i 23 dipendenti. David Scherillo, Femca Cisl: “Siamo in una fase molto delicata, gran parte delle aziende ha fatto ricorso alla cassa integrazione e ora si cerca di capire se i mercati internazionali ripartiranno”

La Elleci Lavorazioni Calzature di Terranuova è una delle prime aziende, non solo in Valdarno, che non si è rialzata dalla crisi economica legata alla pandemia. Dal 12 gennaio è finita in liquidazione e per i 23 dipendenti si è aperta la procedura collettiva di licenziamento, che non è impedita dal blocco licenziamenti previsto dal Governo fino al 31 marzo, visto che si tratta di una azienda che chiude. 

Si tratta di una sola azienda per il momento, ma è comunque un segnale della forte sofferenza che stanno attraversando le imprese del comparto moda e più in generale del manifatturiero. "Ancora in effetti le conseguenze della crisi economica non si vedono in maniera chiara – spiega David Scherillo, della Femca Cisl – l'attività sindacale nel 2020 è stata di fatto 'sospesa' in un anno che possiamo definire transitorio, in attesa di capire come sarebbe andata. Da ora in poi si capiranno meglio le ripercussioni della pandemia sulle aziende". 

Difficile delineare un quadro preciso: "Già il Governo sta pensando di prolungare la cassa integrazione e il blocco licenziamenti, forse per settori, anche se ancora niente è chiaro – aggiunge Scherillo – nel frattempo le aziende sono in attesa di capire quali segnali arriveranno dai mercati mondiali. Noi si vive di quello che succede nel mondo: se il mondo riparte, può giovare rimandare ancora e prolungare questi strumenti, in modo da sfruttare questa ripartenza globale. La Cina sta andando bene in questo momento, l'Europa si è purtroppo rifermata. Aspettiamo di capire nelle prossime settimane cosa aspettarci". 

Intanto le aziende hanno fatto ricorso alla cassa integrazione covid: "Fino a fine anno, le imprese hanno utilizzato questo strumento, sia per l'alternanza cassa/lavoro sia per lavorare ad orario ridotto. Ora stanno richiedendo la cassa integrazione, sempre in attesa di capire quali saranno gli ordinativi e come sarà possibile riorganizzare il lavoro. Diciamo che, almeno, la nota positiva è che le aziende del manifatturiero in provincia di Arezzo sono rimaste aperte: ora dovranno cercare di capire come andare avanti, ecco", conclude Scherillo. 

L'Irpet, l'istituto di ricerca toscano, in una recente nota di aggiornamento sulle conseguenze del Covid scrive: "Un importante calo della domanda ha interessato le imprese finali della moda. Qui, non tutti i marchi presenti sul territorio regionale hanno tenuto allo stesso modo. […] Ciò si è ovviamente ripercosso, a monte nella filiera, sui mercati di prodotti intermedi, dove si assiste a una riduzione delle commesse per fornitori e subfornitori. […] In generale, le imprese che guidano le filiere hanno ricalibrato le proprie decisioni produttive cercando soprattutto di adattarsi ai cali di domanda nei mercati di vendita. Pertanto, le conseguenze a monte sulle imprese toscane risultano complesse da decifrare e differenziare, a causa sia della tempistica della chiusure forzate nei diversi paesi". 

"Con il perdurare dell’epidemia e delle restrizioni – si legge ancora nel documento dell'Irpet – continua a gravare sulle imprese un senso di forte incertezza riguardo all’andamento della domanda nel prossimo futuro. L’atteggiamento prevalente presso i piccoli e piccolissimi produttori, spesso ancora improntati a modelli imprenditoriali tradizionali e dotati di capacità strategiche e innovative nel complesso modeste, è quello passivo di “stringere la cinghia”. Invece, le imprese con maggiori capacità finanziarie e potere di mercato nelle filiere hanno messo in atto reazioni più attive, talvolta di riorganizzazione della produzione. […] Sono in netto calo rispetto allo scorso anno, in pressoché tutti i settori manifatturieri rilevanti, sia la produzione industriale che le esportazioni, mentre è sempre assai consistente il ricorso agli ammortizzatori sociali".

"Il timore diffuso è che alla fine della cassa integrazione si verifichino licenziamenti, soprattutto ai danni del personale meno giovane che non garantisce alle imprese l’accesso alle agevolazioni previste per le fasce più giovani. La persistente incertezza ostacola la maturazione di vere e proprie risposte strategiche da parte delle imprese, in favore della messa in atto di tattiche adattive di breve periodo che aiutino a superare il brutto momento. Inoltre, il calo delle vendite ha parzialmente compromesso la fluidità dei pagamenti interni all’industria, favorendo il propagarsi di assillanti problemi di liquidità […]. Il forte rischio per il futuro post-coronavirus è quello di ereditare un sistema produttivo eccessivamente indebitato verso le banche. […] Altre difficoltà finanziarie sono legate al pagamento delle rate su mutui per immobili o al pagamento di canoni di affitto". 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati