Mario Iovine, giovane Writer valdarnese, racconta la sua esperienza con i Graffiti, per lui un vero e proprio stile di vita. Partendo da una semplice passione, ha dipinto su commissione numerosi spazi pubblici e privati anche Valdarnesi.
Per lo speciale periodico sui giovani artisti valdarnesi, trattiamo questa volta un'arte che molto spesso viene erroneamente giudicata come semplice vandalismo: i Graffiti.
Basato sull’attitudine di esprimere la propria creatività sul tessuto urbano tramite interventi pittorici utilizzando bombolette spray, il Graffitismo vive spesso in bilico tra la pratica vandalica di chi imbratta spazi pubblici senza rispetto né attitudine e i Writers, che seguono un proprio movimento tanto da farne uno stile di vita.
Tra questi, abbiamo incontrato Mario Iovino, detto Smike: ventottenne -nella vita operaio e grafico- nato a Napoli e trasferitosi a Montevarchi dall’età di 16 anni.
“Ho vissuto la mia adolescenza a Napoli, in una zona piuttosto complicata, e già durante gli anni delle scuole elementari sono rimasto colpito dall’arte di alcuni ragazzi che dipingevano sui muri del mio quartiere: tutto è iniziato da lì. Ho iniziato ad utilizzare le bombolette ed esercitarmi, perché oltre alla pratica ovviamente non esistono scuole di Graffiti, anche se oggi sono reperibili molti video tutorial su Youtube”.
Ben presto, Smike ha iniziato la sua esperienza da Writer in spazi legali, per poi iniziare a praticare la sua arte su commissione:
“Una volta arrivato in Toscana, ho avuto modo di conoscere l’ex Assessore Giovanni Rossi durante l’anno di Servizio Civile che stavo svolgendo a Montevarchi. Alla fine del nostro percorso, ci chiese di organizzare un evento a conclusione dell’anno trascorso, così pensammo di colorare quello che è l’attuale muro dietro la stazione dei Bus, all’interno di una giornata di festa a congedo dell’esperienza di Servizio Civile. A partire da quella prima esperienza a Montevarchi, molte persone mi hanno contattato per commissionarmi alcuni lavori con la bomboletta. Ho dipinto Garage e stanze private, due graffiti allo Stadio Brilli Peri (uno all’esterno commissionato dalla Società dell’Aquila Calcio e uno all’interno per la Curva Sud) ed uno piuttosto grande commissionato all’esterno del Campo Sportivo di Levane”.
Molto spesso i Writer più vicini ad un lavoro di ricerca artistica, cercano spazi protetti a disposizione per esprimersi:
“I Graffiti per me fanno parte di uno stile di vita determinato: molto spesso mi muovo da Montevarchi anche in altre regioni per poter lasciare la mia traccia. In molte città -ad esempio anche a Pontassieve- esistono delle zone comunali dedicate ai graffiti, che chiamiamo “Muri Legali”. Chiunque può recarsi e dipingere, ovviamente facendo ben attenzione a coprire quelli che sono indicati come i Graffiti cronologicamente completati da più tempo: si tratta di un modo per abbellire alcuni muri o alcune zone che altrimenti sarebbero grigie o sciupate. A Milano, ad esempio, ci sono dei muri legali per i quali è necessario prima fare una richiesta ufficiale, altri organizzano dei veri e proprio bandi per colorare certe zone altrimenti sciupate da scritte fine a se stesse (come ad esempio recentemente a Figline, nel sottopasso per la Stazione).
Molto spesso tutto questo si svolge all’interno di manifestazione organizzate che comprendono altre arti di strada, per cui contemporaneamente a Jam Hip Hop o Break Dance, i Writer si dividono i “Muri Legali” con l’intento di riempirli a conclusione della manifestazione stessa: un modo per alimentare tutta una cultura nata e sviluppatasi per le strade delle grandi metropoli del mondo”.
Il Graffito è nato come esigenza di esprimersi contro il sistema, combattendo contro il grigiore urbano:
“Il movimento Writer in Valdarno si è rapidamente sviluppato principalmente quando mi sono trasferito in Toscana. Ultimamente è passato dall’essere di moda al ritornare una passione piuttosto di nicchia, e questo lo ritengo piuttosto positivo, perché c’è stato un momento in cui chiunque provava a cimentarsi su qualsiasi muro con delle bombolette. In realtà all’interno del movimento esistono regole particolari da rispettare, addirittura zone suddivise per Crew all’interno delle quali è considerata una mancanza di rispetto inserirsi. Lo stesso vale per la creazione del proprio “nome d’arte”: il Writer tende sempre in modo ossessivo a firmare con il suo nome ovunque sia possibile. Si tratta di una sorta di “pubblicità” verso se stesso, un qualcosa di differente dalla Street Art di artisti come Banksy che basano le loro creazioni su esemplificazioni concettuali. Per un Writer è importante che il proprio nome possa essere visto e memorizzato dalle persone, e la stessa creazione dello stesso spesso non nasconde dietro di sé un concetto o una caratteristica. Solitamente si tratta di una serie di lettere che, in base allo stile personale, si incontrino in modo piacevole sia da un punto di vista grafico, che da un punto di vista sonoro alla pronuncia”.