Edoardo Bigazzi, ventenne di San Giovanni, racconta il suo primo album autoprodotto: un lavoro acustico e strumentale; l’esordio del suo progetto chiamato “14”, in onore di Johan Cruijff
“Diario di Bordo” è un lavoro intimo, suonato da una semplice chitarra acustica, ma contemporaneamente complesso nella sua volontà di mettere in musica le emozioni e le sensazioni determinate da un viaggio in luoghi mai visti prima, un viaggio immaginario.
Si tratta del primo lavoro di “14”, progetto di Edoardo Bigazzi, ventenne sangiovannese, "musicista e scrittore a tempo perso" nonché appassionato di musica e sport.
Un progetto chiamato con il numero di maglia di uno dei più grandi calciatori di sempre, Johan Cruijff, che fissa all’interno di sei tracce una concezione di musica intesa come mezzo di espressione sensoriale. Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dalla prima presentazione ufficiale dal vivo del suo lavoro di esordio, all’interno della nostra rubrica sui giovani artisti valdarnesi: un modo per far conoscere le produzioni di chi investe energie sul proprio talento e sulla propria passione in Valdarno.
“Il primo incontro con la musica è avvenuto prestissimo –racconta Edoardo– in terza elementare, quando ho partecipato al mio primo corso di chitarra, ma lo strumento è sempre stato presente in casa fin da quando ho memoria. Di quel primo corso non ricordo niente, ma ho iniziato a suonare per puro divertimento intorno ai quattordici anni, anche grazie all’influenza di mio padre, anche lui musicista per passione.
Con tutti i progetti a cui ho preso parte, non avevo mai registrato niente in maniera definitiva. Con “Diario di Bordo” mi sono avvalso dell’aiuto di Francesco Bigazzi ("Wake Up in The Cosmos"), il quale aveva appena finito di registrare il suo primo lavoro: il disco è tutto registrato in presa diretta in casa mia, semplicemente ispirato da alcune idee e senza niente di scritto. Ho sempre amato improvvisare nella musica, anche quando suono delle cover che solitamente non sono mai musicalmente fedeli alle versioni originali”.
“Diario di Bordo” è un album scritto in meno di un giorno: è nato spontaneamente e registrato immediatamente.
“L’idea di fondo è quella di un diario musicale che riporti le sensazioni di un ipotetico viaggio stavolta mentale, ispirato da paesaggi e luoghi visti solo nei documentari; mi sono proiettato in spazi che non ho mai visitato, provando a trascrivere in musica le sensazioni provate. Principalmente per un riconosciuto eccesso di autocritica, scelgo di improvvisare sia sul palco che quando registro la mia musica: mi lascio trasportare dall’ispirazione del momento, a volte dal contorno, spesso dall’immaginazione che sfocia inevitabilmente in viaggi mentali che mi suggeriscono un suono, che si traduce poi in musica.
Rispetto alla ricerca sonora, la chitarra che ho suonato nell’album non presenta una accordatura standard, bensì una accordatura aperta ispirata alla cultura Blues americana. Traendo spunto da recenti ascolti di musica indiana, sono partito dall’accordatura in Do diesis tipica del Sitar, personalizzandola fino a raggiungere il suono che ho deciso di registrare”.
Diario di Bordo, e più generalmente il progetto “14”, sono assolutamente in via di mutazione e perfezionamento, secondo Edoardo: un lavoro circoscritto ad un momento, effettuato circa un mese fa, avviato e concluso in poco più di due ore.
“L’idea iniziale era quella di registrare ogni traccia in un luogo diverso della casa, tanto da sfruttare le differenze acustiche che variano di stanza in stanza. La ricerca di una registrazione itinerante, per sfruttare l’acustica diversa di luoghi differenti, unita ad inevitabili rumori di fondo, mi interessa molto. Il prossimo lavoro potrebbe infatti svilupparsi all’aperto, sfruttando anche il contatto sonoro con differenti scenari, lasciandomi ispirare da luoghi reali, accompagnato dai suoni che li caratterizzano nel momento”.
Sviluppare l’influenza ambientale sia da un punto di vista sonoro che da un punto di vista di ispirazione, partendo da un input per lasciarsi trasportare durante l’improvvisazione. Una cosa non certo di facile ascolto, ma con l’obiettivo di utilizzare la melodia come mezzo per descrivere e trasmettere sensazioni percepite, allo stesso modo in cui un pittore sceglie un tipo di pennellata o uno scrittore delle particolari metafore. Un’attitudine che Edoardo è intenzionato a riproporre anche dal vivo:
“Il mio primo live in solitudine su un palco, i primi passi di questo progetto, è avvenuto lo scorso anno: non è stato facile, ma ho avuto comunque occasione di misurarmi in un esperienza non certo semplicissima, almeno non quanto lo sia suonare accompagnato da una band. La prima volta che proverò a risuonare “Diario di Bordo” -con le inevitabili modifiche dettate dall’improvvisazione e l’aggiunta di alcune cover stavolta cantate- sarà Domenica 8 Aprile sul palco del Quasi Quasi Social Cafè di Terranuova Bracciolini. Da lì vorrei iniziare a portare in giro il progetto, magari con l’idea di stampare anche una copia fisica dell’album, accompagnandola possibilmente anche da un book di illustrazioni, ispirate dalle sei tracce. Purtroppo non essendo assolutamente capace di disegnare, dovrò appoggiarmi a qualcun altro; ad esempio la copertina del disco, una grafica che personalmente adoro, è stata concepita e prodotta da Chiara di Luca.
Contemporaneamente, essendo parte attiva di Vision Air Operer (un collettivo di promozione artistica locale), uno dei prossimi progetti è quello di organizzare eventi dove poter far confluire le varie esperienze musicali ed artistiche che vi convivono all’interno”.
Al momento, "Diario di Bordo" è acquistabile sulla piattaforma Band Camp ma completamente ascoltabile in modo gratuito su Youtube.