17, Maggio, 2024

Centro culturale islamico, “mancano politiche di integrazione e la capacità di mediare”. L’intervento di Caramello

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Il consigliere comunale di Figline e Incisa commenta la situazione che si è venuta a creare con l’ipotesi di trasferimento del Centro culturale islamico in un’altra sede. “Preoccupante l’incapacità di intermediazione del comune, ma mancano anche politiche nazionali serie”

Una quesitone locale che diventa però l'esempio di una carenza, a livello nazionale, di politiche di integrazione serie: è questa la lettura del consigliere comunale di Figline e Incisa, Piero Caramello, sulla questione del possibile trasferimento del Centro Culturale Islamico. "Ovunque lo si voglia aprire – scrive – porta con sé polemiche e raccolta di firme, a nostro giudizio questo è sintomo di una mancata capacità di intermediazione da parte dell’Amministrazione Comunale, che dietro al paravento del “contratto tra privati” nasconde l’assenza di politiche di integrazioni che sappiano prevenire malcontenti e diffidenze". 

Secondo Caramello, perciò "occorre sviluppare una visione di comunità che sia in grado di esercitare una evoluzione della cultura dell’accoglienza che non sia fatta di finta tolleranza e di finta integrazione. Rispetto e tolleranza non richiedono ipocrisia ed astensione da ogni giudizio, altrimenti coincidono con l'indifferenza. Richiedono piuttosto giudizi equilibrati, meditati, uniti all’umiltà di ascoltare ed accogliere i giudizi altrui. Nella convinzione che la comune ragione, i comuni valori naturali, possano portare a punti d’incontro".

Un percorso non facile, che però deve coinvolgere l'intera comunità. "Non possiamo caricare sulla scuola tutto il peso della costruzione di una nuova identità comunitaria, dobbiamo mettere gli adulti attorno ad un tavolo perché si possano confrontare ed enunciare principi universali per la nostra comunità. Occorre pianificare un progetto di integrazione che impedisca un falso “multiculturalismo” che allo stato attuale sta ridefinendo confini tra le diverse culture, con il risultato di avere dei sottoinsiemi culturali incapaci di comunicare tra loro". 

"L’assenza in Italia di un Ministero per l’Integrazione, previsto in numerosi paesi UE, con la conseguente mancanza di politiche nazionali che sappiano indirizzare, lasciano agli enti locali la responsabilità di risolvere da soli ogni problema, senza riuscire mai a elaborare progetti a lungo respiro che possano risultare vincenti. Possiamo ribaltare la piramide partendo dai territori, con la richiesta formale di creare assessorati deputati allo scopo per far crescere nel Paese la necessità di un piano sociale che possa rispondere alle richieste. Indubbiamente riteniamo necessario il riconoscimento ufficiale della religione musulmana, primo ed indispensabile passo", conclude Caramello.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati