20, Aprile, 2024

Nel Giorno del Ricordo la testimonianza di Monsignor Giovannetti: “Al Campo profughi di Laterina iniziò il mio sacerdozio”

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Monsignor Luciano Giovannetti, oggi Vescovo emerito di Fiesole, fu ordinato sacerdote nell’estate del 1957: e iniziò il suo percorso di sacerdozio proprio a Laterina, nella cui parrocchia ricadeva anche la chiesetta del Campo profughi. In occasione del Giorno del Ricordo, Valdarnopost insieme all’ANVGD ha raccolto la sua testimonianza

Monsignor Luciano Giovannetti fu Cappellano al Campo profughi di Laterina negli ultimi anni di vita della struttura: "Nel 1957 fui ordinato sacerdote, il 15 giugno per la precisione; e il 4 agosto arrivai a Laterina, dove rimasi fino al 1960", ricorda. Tre anni vissuti a Laterina, dove aveva sede la Parrocchia, e trascorsi spostandosi per dire messa fra il Santuario di Santa Maria in Valle e il Centro Raccolta Profughi, dove erano ospiti i profughi istriani, fiumani e dalmati.

"Ricordo benissimo il programma, che prevedeva due Sante Messe ogni domenica e una Messa al giorno, nel resto della settimana. C'erano poi le processioni, il periodo dell'acqua santa con gli incensi il giorno prima dell'Epifania. Tutti riti religiosi molto partecipati, all'interno del Centro, così come il momento del Catechismo con i bambini e i ragazzi". 
 
"Raggiungevo il Centro e la sua chiesetta di solito a piedi o in vespa, scendendo da Laterina – racconta Monsignor Giovannetti – e rammento ancora la sensazione che si avvertiva entrandovi: un grande senso di dignità, di amor proprio, una vita vissuta con la massima compostezza nonostante le tante difficoltà". 
 
Sono passati quasi sessantasei anni, ma il Vescovo emerito di Fiesole ricorda quasi tutti i nomi dei Cappellani e dei Sacerdoti che lo hanno accompagnato, o che lo avevano preceduto all'interno del Campo profughi. "Ricordo Don Mario Randellini, che era stato cappellano dal 1942 al '46; dopo di lui era arrivato Don Bruno Bernini. E poi, ancora, Don Uldo Battistini e Don Mario Ciampelli, che arrivò nel 1954". 
 
Nelle vecchie foto, raccolte negli anni dall'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia sezione di Arezzo, Monsignor Giovannetti riconosce alcuni dei suoi predecessori. E ricorda anche i parroci di Laterina, nella cui Parrocchia rientrava anche il Campo profughi: "Don Ottavio Tinti, prima; e poi Don Piero Cheli, che lo seguì. Ricordo anche Don Giuseppe Treghini, Parroco a Vitereta; e Don Bruno Bernini, che fu Parroco di Casanova". 
 
Altri ricordi affiancano quelli del Campo profughi. "Ricordo che poco lontano scorreva l'Arno, dove molti giovani andavano a fare il bagno. Allora non c'era il ponte, che lo attraversava: e così per raggiungere il Santuario di Santa Maria in Valle potevamo andare in estate su una stretta passerella a piedi, nelle altre stagioni, oppure, quando volevo attraversare con la Vespa, c'era poco più a monte la barca di “Lillino”, che ti portava dall'altra parte, se l'Arno non era in piena. Ricordo bene la sensazione di salire su quella specie di traghetto sull'Arno, trainato a braccia servendosi di un robusto cavo. Il traghettatore era Argante Bocci, barcaiolo che vantava una concessione ereditata dal Granduca Leopoldo". 
 
Monsignor Giovannetti rammenta ancora la disposizione degli alloggi nelle lunghe baracche del Centro profughi, e ricorda le abitudini degli esuli. "Vivevano tutto con grande senso di religiosità, e con lo spirito di chi sa che non sarà quella la propria sistemazione definitiva. Ciononostante, ogni spazio era curato, pulito come se fosse una vera e propria casa. Ricordo che la loro presenza, numerosa, fu importante a Laterina, non solo da un punto di vista umano, per i legami che si strinsero all'epoca; ma anche determinante per eleggere un Sindaco di area democristiana". 
 

Il centro profughi di Laterina fu smantellato nei primi anni '60, fino alla sua chiusura definitiva nel 1963. Oggi la maggior parte di quelle baracche è stato riconvertito in stabilimenti produttivi della piana di Laterina; qualcuna resta ancora com'era sessant'anni fa. Nel 1999 il sindaco di Laterina, Rosetta Roselli, fece erigere un monumento all'ingresso del Campo: "A memoria di questo luogo dove si consumò il dolore della prigionia e dell'esodo,con l'auspicio che al di là del filo spinato si schiudano orizzonti di libertà, di pace, di civile convivenza”.

Storie e testimonianze sul Campo n°82 raccolte nel dossier di Valdarnopost.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati