Alle dichiarazioni dei soci della società Il Gelsomino, proprietaria dell’immobile, arriva oggi la replica del sindaco Silvia Chiassai Martini. “Noi stiamo cercando di risolvere un pasticcio lungo dieci anni, investendo 200mila euro di soldi pubblici per una struttura privata”
"Chiedete scusa alla città per il degrado causato": è duro l'attacco di Silvia Chiassai Martini alla proprietà dell'ex Impero, la società Il Gelsomino che qualche giorno fa, su Valdarnopost, è tornata a parlare accusando le ultime amministrazioni di un totale disinteresse per l'acquisizione dell'edificio, che già dal 2009 sarebbe dovuto passare in proprietà al Comune di Montevarchi in virtù di un accordo e di un finanziamento con fondi Piuss, poi decaduti.
“Le critiche mosse dai privati a questa amministrazione comunale non rispecchiano la realtà – afferma Chiassai Martini – per loro stessa ammissione, nel 2009 è stata creata l’apposita società Gelsomino Srl per l’acquisto del teatro in accordo con l’allora amministrazione per l’avvio di una operazione immobiliare non andata a buon fine. Il Comune avrebbe preso possesso della struttura una volta concretizzato il cofinanziamento regionale per gli interventi legati al PIUSS. E’ bene precisare che l’amministrazione chiamata a rispettare l’accordo era quella del sindaco Grasso, ma dal 2013 in poi, non ha fatto nulla per ricevere le risorse regionali. L’ex Sindaco, come abbiamo avuto modo di dimostrare, ha perso il finanziamento probabilmente perché non era in grado di sostenere il 40 per cento della quota relativa alla parte comunale".
"L’attuale amministrazione – si smarca Chiassai – ha dovuto prendere atto che contributi, risorse e bandi regionali non c’erano più e quindi venivano meno le condizioni di quell’accordo. Credo che la proprietà dell’Impero sia invece tenuta a chiedere scusa alla comunità in quanto, nel tentativo di concretizzare un investimento privato, si è creato degrado alla città per colpa di un immobile lasciato all’incuria, senza provvedere neppure al rispetto delle ordinanze emesse sui lavori di bonifica dal cemento amianto. Si è dovuti arrivare alla sentenza del Tar della Toscana e all’intervento della Procura della Repubblica per evitare rischi all’incolumità pubblica".
La rimozione dell'amianto resta invece un obiettivo dell'Amministrazione Chiassai: "Ribadisco che questa amministrazione, seguendo l’iter di legge, è stata l’unica che si è presa l’onere di risolvere un pasticcio che trascina da dieci anni causato dagli ex amministratori e dai privati, andando a impegnare 200mila euro per un immobile che non è di proprietà pubblica. Noi abbiamo voluto ricostruire una vicenda in cui un immobile storico, patrimonio affettivo di generazioni di montevarchini, è stato utilizzato come “contropartita” di un’operazione immobiliare finalizzata all’individuazione di un’area di trasformazione residenziale dove approdare la capacità edificatoria di 2200 metri quadrati. Un accordo che non si è concluso per l’inadempienza di Grasso che ha prodotto problemi economici alla proprietà e danni alla comunità in termini di sicurezza e di decoro. Adesso ci troviamo nella condizione di dovere sanare, con i soldi dei cittadini, questa ferita. Inoltre, in questi anni abbiamo avuto diversi incontri con i privati e la loro rappresentanza legale che non sono stati risolutivi e non per la mancanza di volontà di questa amministrazione".