Un’azienda italiana di medie dimensioni ha già presentato un piano industriale, con una partenza con 90 dipendenti. Resta in corso la contrattazione con l’azienda pubblica bielorussa. Interessamenti ancora senza progetti concreti anche da due aziende indiane. Per ora il tavolo è aggiornato a settembre: le reazioni dei sindacati di categoria
Si è concluso dopo oltre due ore, l'incontro al Ministero per la vertenza Bekaert. E l'esito è ancora interlocutorio, anche se qualche informazione in più rispetto a marzo è emersa, in merito agli interessamenti e ai progetti per la reindustrializzazione. Ministero, azienda e advisor hanno illustrato il quadro: sono due le proposte più concrete.
Una arriva da una media azienda italiana che si occupa di metallurgia: prevede l’acquisizione di tutta l’area ex Bekaert di Figline per la produzione di filo-tubi con il reimpiego inizialmente di circa 90 persone, con prospettive di ulteriori integrazioni occupazionali se l’investimento avrà buon esito; c'è già un piano industriale. L'altra è invece del colosso pubblico bielorusso BMZ con cui già da mesi dialoga il Governo, e che rimarrebbe in campo anche se deve presentare il piano industriale nelle prossime settimane, probabilmente con una previsione di circa 80/90 lavoratori, e che richiederebbe anche lui l'intero sito. Impossibile quindi che le due proposte possano convivere, vista la necessità di spazi evidenziata dalle due aziende. Ci sono poi due aziende indiane che hanno mostrato interessamento, ma che devono ancora visitare lo stabilimento, siamo dunque in una fase embrionale. C'è infine proposta della Cooperativa, di cui si è parlato per la prima volta al tavolo ufficiale, con una proposta che potrebbe anche coesistere dividendo il sito dello stabilimento con un'altra azienda: il piano della Cooperativa sarà pronto nelle prossime settimane.
Il commento dei sindacati è cauto, e su posizioni anche diverse tra le tre sigle, almeno su alcuni aspetti.
"Prendiamo atto del piano presentato dall'azienda italiana – ha detto Alessandro Beccastrini, segretario provinciale della Fim Cisl – si tratta di una azienda che avrebbe comunque bisogno di un partner economico-finanziario, ma che prevede investimenti e una start-up con circa 90 dipendenti, incrementabile. Sull'azienda governativa bielorussa, continua la trattativa e aspettiamo il piano dettagliato: lo faranno entro il 25 agosto, perciò abbiamo chiesto un nuovo incontro a settembre. C'è un punto su cui, con Governo e Regione, abbiamo convenuto: tutto deve avvenire comunque in costanza di rapporto dei lavoratori con la Bekaert, quindi prima del 31 dicembre, data in cui finirà la cassa integrazione, tenendo conto che le lettere di licenziamento, se non si definisce una soluzione, potrebbero partire già 75 giorni prima. Dobbiamo fare presto e tutti devono esserne consapevoli".
"Non ci possiamo dire soddisfatti – ha concluso Beccastrini – perché lo saremo soltanto quando ci saranno certezze sulla soluzione della vicenda. Pur rimanendo preoccupati, quindi, ammettiamo però che c'è stato un passo in avanti, come sottolineato anche dal Governo. Ci auguriamo che la soluzione finale sia per tutti i 224 lavoratori rimasti in vertenza, ma io mi siederò al tavolo di confronto anche con una start-up che contempli inizialmente solo 90 dipendenti. La mia organizzazione non esclude nulla, a priori".
Parole e toni diversi da parte di Daniele Calosi, Segretario Generale della Fiom Cgil di Firenze: "Dopo 111 giorni dall’ultimo incontro, oggi Sernet ha illustrato lo stesso disegno, le principali proposte di rilevare lo stabilimento sono ancora due, entrambe interessate alla produzione di filo tubi. La prima di un’azienda italiana che riassorbirebbe solo 90 lavoratori con l’impegno, in caso riesca a trovare partner finanziari, a ricollocarne un numero più alto in tre anni; la seconda, della bielorussa Bmz, che non ha ancora presentato formalmente alcun piano industriale e che come l’altra ne riassumerebbe 90. Sappiamo inoltre che la cooperativa dei lavoratori presenterà un piano industriale nelle prossime settimane e che due soggetti industriali indiani, di cui non conosciamo il nome a causa del vincolo di riservatezza, hanno manifestato il loro interesse".
"Come Fiom – sottolinea Calosi – abbiamo ribadito al tavolo che per noi la soluzione deve salvaguardare tutti i 224 lavoratori ancora ad oggi in cassa integrazione, utilizzando anche nuovi ammortizzatori sociali. Diversamente da ciò non siamo disposti a firmare alcun accordo. Il tempo passa, la rabbia cresce, il governo mantenga gli impegni presi. Se Bekaert non avesse scelto di delocalizzare oggi non saremmo qui a discutere di ricollocazione che di certo non può essere parziale ma dovrà dare una risposta a tutti. L’assemblea della Fiom, che nostro malgrado non sarà unitaria, si terrà domani, giovedì 18 luglio alle 15.30 presso il Circolo Arci Rinascita di Figline e sarà aperta alla partecipazione di tutti", chiude il segretario della Fiom.
Dalla Uilm, parla il segretario Davide Materazzi: "Siamo ancora nella fase di acquisizione degli interessamenti, e sono due quelli più in stadio avanzato: l'azienda italiana e quella bielorussa BMZ. L'impegno del Ministero è di riconvocarci entro la fine di settembre per avere qualcosa di concreto su cui fare le nostre valutazioni. Il Governo ha riconfermato che tutti i possibili progetti saranno valutati con i sindacati, e noi vogliamo capire quali sono le solidità e le garanzie per il futuro dello stabilimento di Figline. Ad oggi non ci sono grossi avanzamenti, però già il fatto che sia fissata una scaletta di incontri ci dà una speranza che si possa davvero iniziare a discutere di questi piani industriali in maniera seria, per la reindustrializzazione".