22, Dicembre, 2024

La sinistra cerimonia dei flagellanti del paese montano Trappola

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In un paese di montagna si è svolto, fino agli anni ’50, una particolare e sinistra processione religiosa, che ha come protagonisti i flagellanti. Questi durante il venerdì santo indossavano una tonaca bianca e procedevano, nel buio della notte, in questa pratica di autoflagellazione come forma di devozione e penitenza. 

 

Il paese del Pratomagno, secondo la tradizione orale, che ha ospitato a lungo questa tradizione religiosa è la Trappola. Il paese era la sede di una Compagnia di flagellanti, che faceva capo a un Camerlengo e si riuniva in un edificio nel borgo del paese accanto alla chiesa. I membri di questa Compagnia facevano beneficienza, partecipavano ai vari riti religiosi e ovviamente prendevano parte alla violenta cerimonia. Ne il libro All’ombra del Pratomagno. Storie di borghi, scritto dall’associazione culturale Elicriso di Poggio di Loro, si legge:

C’erano i disciplinati, vale a dire i penitenti, che si mettevano la veste bianca della Compagnia. I penitenti indossavano il davanti della veste in modo da tenersi le spalle scoperte e si coprivano con un cappuccio per non farsi riconoscere. Poi facevano il giro del paese, dietro a una croce piena di chiodi, fermandosi a tutti i tabernacoli e battendosi le spalle con delle mazzette di spilli, un pò diritti un pò piegati.   

L’origine di questa pratica è da collocare intorno al XIII secolo in Italia centrale, precisamente a Perugia per mano di Raniero Fasani. La prima “Compagnia di disciplinanti di Cristo” attecchì molto velocemente, fino a raggiungere circa 10 000 partecipanti in totale. La motivazione che si cela dietro questa sinistra processione è legata alla cristianità: infatti i flagellanti credevano con tale pratica di espiare i peccati del loro secolo e così preparare il popolo all’avvento del regno dello spirito.

I flagellatori rispondevano anche al nome di disciplinati, per lo strumento con cui si punivano, la “disciplina”, cioè un arnese dal manico corto al quale erano attaccate strisce di cuoio con nodi e spilli. La sofferenza fisica che tale oggetto provocava nelle carni dei partecipanti doveva essere atroce, di nuovo ne All’ombra del Pratomagno: “Quando alla fine tornavano alla Compagnia, trovavano Gheghe che con l’aceto era pronto a medicarli”.

Il fenomeno dei flagellanti non ha una storia continua, poichè venne da subito osteggiato dalla Chiesa: papa Alessandro IV abolì la Compagnia nel 1261. Riemerse, però, durante la peste nera e in maniera forte attecchendo anche in altri paesi europei. La peste riaccese i flagellanti poichè pensavano che fosse l’inizio della fine del mondo, e come spesso la storia ha evidenziato, la paura della morte e del giudizio divino portò molti civili a entrare a fare parte della Compagnia. Oltre alle innumerevoli morti che tale pratica ha portato, l’ostilità della Chiesa era dovuta al fatto che questa pensava di essere “sostituita” nello svolgimento delle cerimonie religiose. Se un credente si liberava da tutti i peccati commessi partecipando, e sperando di sopravvivere, alla cerimonia di flagellazione, allora l’eucarestia e la confessione potevano venire meno. Durante il Medioevo, così vennero soppressi nuovamente. Nella bolla papale di Clemente VII del 20 ottobre 1349:

 In conseguenza a tutti i chierici e a tutti i laici ingiungiamo di evitare e condannare totalmente queste associazioni e di non entrare in queste sette, né di osservare i loro riti, sotto pena di censure ecclesiastiche. Quanto ai religiosi poi, devono rifuggire da queste pratiche così inique, se non per l’amore di Dio, almeno per la confusione umana. Ma se persistono, saranno incarcerati, facendo ricordo, se necessario, al braccio secolare.

Tutto ciò spiega in modo netto la causa della scarsa documentazione e conoscenza della processione dei flagellanti nella nostra zona. Di fatto, sia per l’ordine pubblico, ma soprattuto per il potere secolare della Chiesa, non era permesso praticarlo. Si pensa, infatti, che queste cerimonie alla Trappola venissero fatte ovviamente di notte e che tutto il paese fosse obbligato a spegnere qualsiasi tipo di luce nel mentre. E forse, si spiega anche il perchè tale pratica sia sopravvissuta fino a un passato, non così lontano, in un paese sperduto in mezzo a castagni, pini e faggi, difficilmente raggiungibile per i tempi.

Tuttavia, la processione dei flagellanti continua a essere praticata anche nel mondo moderno: in qualche comune italiano, in Spagna e recentemente nelle Filippine. Traccia di un’usanza medievale e violenta, a tratti difficile da credere attuale.

Altre fonti d’interesse: Pratomagno: i disciplinanti o flagellanti della Trappola, Club Alpino italiano- Sezione Valdarno superiore

In copertina: F. Goya, Una Processione di Flagellanti, olio su tela, 1812-14, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madri.

Immagini riprese dal sito https://www.ilbelcasentino.it/trappola.php

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