Il casottino, degradato e quindi a rischio spolvero di amianto, ricade su un’area di proprietà di un’azienda soggetta a procedura fallimentare. Da novembre dello scorso anno sono arrivati due esposti, uno dei quali di Legambiente, e un sopralluogo della Asl. Ora l’ordinanza comunale: se non sarà rimosso entro due mesi lo farà l’amministrazione, rivalendosi poi delle spese
Un fabbricato in eternit, in stato di degrado, a due passi dalle case. Si trova a Vaggio, nel versante della frazione che appartiene al comune di Castelfranco Piandiscò. E dopo ben due esposti, ed un invito formale dell'amministrazione comunale ad abbatterlo e smaltire il cemento amianto, è ancora lì.
Tanto che lo scorso 22 maggio il Commissario prefettizio del comune ha emesso una specifica ordinanza, intimando al proprietario di rimuoverlo dal terreno, situato in via del Varco. Se l'ordinanza non sarà rispettata entro due mesi, sarà la stessa Amministrazione comunale a rimuovere il casottino, per poi rivalersi delle spese.
Per quel casottino sono già stati presentati ben due esposti. Il primo, da parte di un privato cittadino, ad ottobre 2013; fu accertato allora che il terreno e il fabbricato sono di proprietà di un'azienda che risulta soggetta a procedura fallimentare. Per questo l'allora Comune di Pian di Scò si rivolse al curatore chiedendo "la designazione di un responsabile con compiti di controllo e coordinamento delle attività manutentive dei materiali contenenti amianto, nonché l’attuazione di un programma di monitoraggio e controllo atto ad accertare che venga evitata la dispersione di fibre nell’ambiente".
Atti che però non sono mai stati concretizzati, mentre a gennaio arriva il secondo esposto: lo deposita Legambiente, parlando di rischio concreto per le abitazioni vicine. Il 4 di febbraio l'esito del sopralluogo della Asl8, che conferma "la presenza di un fabbricato con pareti e copertura in cemento amianto in apparente stato di abbandono" e dalla stessa comunicazione si evince che "il materiale risulta notevolmente obsoleto con numerose rotture e in pessimo stato di conservazione".
Da qui, dunque, la decisione di procedere con un'ordinanza di rimozione, per evitare i rischi connessi con lo spolvero di fibre di eternit nell'aria e nell'ambiente.