23, Novembre, 2024

Ex oleificio, da “valorizzazione” a problema urbanistico. Ditta fallita e il Comune intraprende una dura battaglia legale: in ballo 500mila euro

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

In ballo ci sono 500mila euro. Questo il destino del piano di recupero dell’ex oleificio di Figline, proprio lungo la statale. Nel 2006 il Comune di Figline annunciava il via ai lavori da parte dell’impresa privata: “Valorizzazione e recupero dell’esistente”. Poi però l’impresa è fallita, il cantiere è ancora in stato di degrado e il Comune reclama 500mila euro perché le opere di urbanizzazione sono state realizzate solo in parte. Si profila una dura battaglia legale.

Ex oleificio: l’intervento edilizio di riqualificazione diventa un problema urbanistico ed economico. Nel 2006 l’allora amministrazione comunale comunicò che erano “partiti i lavori per la realizzazione di una nuova area residenziale nel centro abitato della città di Figline Valdarno. L’intervento sarà quello rivolto alla realizzazione del piano di recupero dell’ex oleificio, dove oltre alla destinazione residenziale vi saranno anche aree direzionali – commerciali e pubblico ricreative. La valorizzazione ed il recupero dell’esistente sono due principi cardine alla base del lavoro e della volontà dell’ Amministrazione Comunale in termini urbanistici. Negli ultimi anni nella città sono stati fatti, infatti, numerosi interventi, volti, in prevalenza, al recupero dell’esistente”.
 
Peccato che l’impresa sia fallita e l’ex oleificio sia diventato uno dei tanti cantieri non ultimati del territorio valdarnese con problemi non solo urbanistici, ma anche ambientali ed economici. Adesso ballano sul tavolo circa 500mila euro.
 
Con sentenza del 24.04.2012 depositata il 7.05.2012, il Tribunale di Arezzo “ha dichiarato il fallimento della società Costruzioni Rossi Spa, di Bucine” si legge in una delibera del Comune di Figline e Incisa nella quale viene sottolineato che: “la società si era impegnata alla realizzazione di un insieme di opere di urbanizzazione previste nel Piano di Recupero comparto C2.1 Ex Oleificio, in parte a realizzazione diretta ed in parte da realizzare con una contribuzione di euro 207.000,00 a favore di Publiacqua spa, garantendo peraltro tale impegno con polizza fideiussoria rilasciata dalla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio”.
 
Come avvenuto in altre vicende analoghe però il Comune nel 2013 ha “preso atto della realizzazione solo parziale delle opere e dell’impossibilità del collaudo per fatto in alcun modo non imputabile all’amministrazione, si propone di chiedere l’escussione dell’’intera garanzia e chiedere al curatore fallimentare il trasferimento delle aree di sedime delle opere di urbanizzazione, in adempimento alla citata convenzione”.
 
In sintesi il Comune ha chiesto 510.400 euro. Ma il giudice ha disposto che “il credito non è ammissibile in sede privilegiata in quanto non riconducibile alla natura di tributo degli enti locali. Ammissibile pertanto in chirografo il minor credito di 299.400 euro quale valore residuo delle opere di urbanizzazione ancora da eseguire stimato dal tecnico incaricato di eseguire la perizia sui beni immobili di proprietà della società fallita”.
 
Il Comune nei giorni scorsi, con una delibera del commissario Garufi, ha deciso di opporsi “contestando sia l’entità del credito ammesso sia la natura non privilegiata dello stesso”. E così la trafila fallimentare prosegue.
 
 

Articoli correlati