Si tratta di una piccola cappellina, tuttora consacrata, nota come “Cennanino”. Da mesi sarebbe diventata la casa di persone senza fissa dimora, nonostante i tentativi della Parrocchia della Collegiata di trovare una soluzione. Ora la questione finisce in Consiglio comunale con una mozione proposta da Magini e Bucci
Materassi, coperte, qualche mestolo per preparare da mangiare. Ma ci sono anche taniche per l'acqua, sapone, e una vecchia carrozzina per bambini. Tutto dentro una piccola chiesetta situata nel colle dei Cappuccini, a Montevarchi, e conosciuta come "Cennanino", o "Cennanuzzo". Una chiesina ancora consacrata, diventata da qualche tempo dimora per alcuni senzatetto.
La questione è conosciuta dalla Collegiata di San Lorenzo, proprietaria dell'edificio di culto, che ha provato invano a trovare una soluzione. Ora la vicenda arriva in consiglio comunale, domani, con una mozione firmata dai consiglieri Gianluca Magini (Impresa e Innovazione Obiettivo Montevarchi) e Luciano Bucci (Prima Montevarchi).
"Quella chiesina – ricordano i consiglieri – rappesenta le radici storiche di Montevarchi, che risalgono ad oltre mille anni fa, quando si formò un castello sul colle dove oggi sorge l'ex convento dei Cappuccini; sull'adiacente poggio di Cennano sorgeva un borgo, detto di Cennano, con una propria chiesa parrocchiale dedicata a Sant'Andrea Apostolo. Quando il borgo si svuotò progressivamente, il titolo della relativa parrocchia all'interno fu trasferito nel nuovo nucleo urbano di Montevarchi".
Ma proprio dove sorgeva l'antica chiesa parrocchiale di Sant'Andrea a Cennano, in seguito demolita, fu poi eretto più di tre secoli fa questo “chiesino” che, si legge nella mozione, "costituisce e custodisce la memoria delle origini prime di Montevarchi, ed in particolare del popolo di Cennano". E fino a quindici anni fa si svolgevano ancora delle celebrazioni religiose al suo interno.
Oggi quella chiesina "risulta essere stata abusivamente occupata da alcune persone che l'hanno eletta di fatto a propria dimora, in condizioni igienico-sanitarie inenarrabili, oltre a problemi strutturali di varia natura". Ogni volta che la Parrocchia interviene, riesce soltanto ad arginare temporaneamente il fenomeno, e dopo poco tempo la chiesetta torna ad essere occupata. Per questo Magini e Bucci chiedono al comune, eventualmente insieme alla Parrocchia, "di porre in essere ogni azione ritenuta più idonea per poter restituire alla comunità di Montevarchi un pezzo indiscutibile della propria memoria storica", occupandosi allo stesso tempo di "segnalare e far prendere in carico ai Servizi Sociali eventuali criticità che dovessero emergere".