23, Novembre, 2024

La vita insieme di Linda e Antonio a Ginevra: “La ricchezza dell’esperienza in una città multiculturale, con il cuore legato all’Italia”

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Studi in cooperazione internazionale lei, corso di laurea in scienze della terra lui. Durante l’università le prime esperienze all’estero separatamente, poi un anno e mezzo fa Linda lo ha raggiunto a Ginevra, città scelta da Antonio per il dottorato

Da Montevarchi alla Svizzera, passando prima per Olanda, Brasile, Portogallo e Belgio. Dopo varie esperienze personali all’estero per studio e lavoro, Antonio Benvenuti e Linda Menchi Rogai adesso vivono insieme a Ginevra, in Svizzera: lui da più di tre anni per un dottorato, lei invece lo ha raggiunto un anno e mezzo fa. Ecco il loro racconto e le loro esperienze di valdarnesi all’estero.

Ci raccontate la vostra vita prima di partire (percorso di studi, lavori/stage precedenti) e perché la decisione di andare in Svizzera? Quanto è stato difficile cambiare paese?
Linda: “Ho studiato a Firenze cooperazione internazionale ed economia dello sviluppo. Durante gli studi ho trascorso un semestre in Portogallo nell’ambito del progetto Erasmus e ho fatto uno stage in Brasile in una organizzazione non governativa. In seguito ho lavorato a Bruxelles alcuni mesi, poi di nuovo in Portogallo un anno e, una volta scaduto il mio contratto con l’organizzazione locale con cui collaboravo a fine 2013, ho deciso di trasferirmi in Svizzera a Ginevra dove già viveva Antonio, il mio ragazzo. È stata dura lasciare Lisbona che mi piaceva moltissimo ed è stato un po’ un salto nel buio partire per una nuova destinazione senza aver prima trovato un lavoro, ma per amore si fa tutto”.
 
Antonio: “A Firenze ho frequentato la facoltà di Scienze della Terra dal 2005 al 2011. Solo all'ultimo anno della specialistica ho deciso di partire per un periodo all'estero tramite il progetto Erasmus Placement, una sorta di Erasmus dove, al posto di frequentare corsi in un' università, si fa un tirocinio lavorativo. Ho scelto l'Olanda e mi sono trovato benissimo, tranne per il fatto che inizialmente conoscevo pochissimo l’inglese: è stato un po' traumatico, ma è servito per impararlo velocemente. Grazie al famoso networking di cui tanto si parla quale metodo più proficuo per la ricerca di lavoro, ho ottenuto una posizione di dottorato a Ginevra con un professore che al tempo del mio stage si trovava in Olanda. Partire per l'Olanda fu molto stressante all'inizio, ma una volta la tutto passò in secondo piano rispetto alla voglia di scoprire un nuovo paese e di mettermi alla prova per la prima volta lontano dai genitori. Partire per la Svizzera invece non è stato difficile: venivo dall'esperienza in Olanda che mi aveva arricchito enormemente, non vedevo l'ora. Data la voglia di spostarmi, vedere posti nuovi e di viverci, partire è stata la cosa più giusta che potessi fare, a prescindere dal luogo".

Cosa fate adesso a Ginevra?
Linda: "Sto lavorando in una gelateria italiana per la seconda stagione consecutiva e a fasi alterne collaboro con delle organizzazioni non governative, fino ad ora principalmente in ambito mine antiuomo. Non è facile trovare un lavoro retribuito e che duri nel tempo nel settore della cooperazione e dello sviluppo internazionale a Ginevra, a causa del fatto che qui arrivano da tutto il mondo candidati preparatissimi e dunque la concorrenza è molto alta. Sebbene non fosse la mia maggiore aspirazione, il lavoro in gelateria mi piace perché, incontrando e parlando con molta gente, mi ha permesso di capire la società ginevrina e mi ha dato qualche strumento in più per comprendere l’essere umano e i suoi comportamenti in generale, cosa che mi affascina da sempre. Inoltre mi ha permesso di conoscere tante storie interessanti e anche bizzarre e di sviluppare autocontrollo, pazienza e rispetto per gli altri.
Nonostante il mio impegno a parlare correttamente, da brava toscanaccia ho ancora un accento fortissimo: i clienti italiani entrano in gelateria e due secondi dopo mi stanno già domandando se sono toscana col sorriso sulle labbra e esattamente da dove vengo. Per esempio, un giorno di inizio maggio telefono alla pasticceria di un supermercato per ordinare un dolce per il 30esimo compleanno di Antonio. Specifico la frase che vorrei scritta, l’età e faccio lo spelling perché sia tutto chiaro. Il giorno della festa arriva il dolce e la scoperta: invece di “Antonio” avevano scritto “Anthonio”. Risate generali. Ma che posso farci? La t proprio non è il mio forte!"
 
Antonio: "Sono a Ginevra da quattro anni ormai e sto facendo un dottorato in geologia da poco più di tre, sono quasi al termine, anche se ancora vedo lontano il traguardo. Da quando Linda si è trasferita qui a Ginevra un anno e mezzo fa, viviamo insieme. Ogni tanto andiamo per paesi e città nei dintorni, ma soprattutto ci piace andare a fare camminate in montagna e giri in bici o semplicemente al fiume o al lago qui in città.
Ginevra è una città piccola ma ci puoi trovare tutto ciò di cui hai bisogno, è piena di parchi verdissimi che durante la primavera e in estate diventano meta di giovani per i barbecue, soprattutto gli stranieri, su tutti i brasiliani. Ci sono concerti gratis sia di sera che all'alba nel lungo lago, spesso proiettano film all'aperto gratuitamente. Il lago e il fiume sono balneabili e l'acqua è veramente limpidissima. Quello che mi piace di Ginevra è che puoi sfruttare il posto come meglio credi e come più ti piace. Data la grande quantità di culture che si mescolano e di caratteri esuberanti tra la gente spesso con marcate tendenze artistiche, non ti senti mai giudicato per quello che fai o per come sei. Comunque, malgrado il nord-alpino non sia per antonomasia un gran burlone, mi piace la loro autoironia".
 
 
Quanto è stato complesso ambientarsi in un paese che non fa parte dell'Unione Europea, ci sono stati più vincoli burocratici? Vi è mai capitato di sentirvi emarginati?
Linda: "Questo è senz’altro il paese dove mi sono sentita più straniera di tutti quelli in cui ho vissuto. Sebbene le etichette di ogni prodotto riportino la dicitura in italiano, sembra di essere lontani anni luce dall’Italia. Essendo fuori dall’Unione Europea, in Svizzera un italiano può ancora entrare senza problemi, ma per vivere a lungo e lavorare ha bisogno di un permesso di soggiorno, ottenuto tramite il datore di lavoro. Ma sempre più spesso si richiede al candidato di averne già uno prima di assumerlo, il che è un modo per ridurre l’occupazione straniera e favorire i nativi svizzeri. C’è un qualche sentore di crisi anche qui e gli immigrati sono visti sempre meno di buon occhio, come sancito anche dal referendum popolare dell’anno scorso per limitare l’immigrazione e il fenomeno dei lavoratori frontalieri. Anche se a Ginevra l’opinione pubblica era contraria. Inoltre, la burocrazia relativa alla messa in regola degli stranieri a Ginevra è lenta e farraginosa e tenta di scoraggiare in ogni modo chi si insedia in questa città. Oltre a questo, la sanità in Svizzera non è pubblica e ogni persona che si stabilisce qui deve quindi stipulare un’assicurazione privata che costa un occhio della testa e scoraggia ad andare dal medico, dato che la franchigia, in genere molto alta, è a carico del cittadino.
Nonostante queste problematiche e i costi alti della vita, a Ginevra si vive bene, specie d’estate quando si moltiplicano concerti nei parchi, barbecue, cinema all’aperto, festival e bagni nel lago e nel Rodano e questo ripaga a pieno di tante altre frustrazioni. Inoltre, è una città estremamente multiculturale che offre incontri con persone di quasi ogni paese del mondo ed anche questa è una peculiarità non facilmente rintracciabile allo stesso livello in altre città d’Europa".
 
Antonio: "Comparata all'Olanda, credo che l'esperienza ginevrina sia abbastanza simile. Trovo molte similitudini tra i due paesi come la grande varietà di culture, la forte presenza di ambienti stimolanti soprattutto per il lavoro, la convivenza tra comunità opposte, il gran verde che ti riempie gli occhi d'estate, il sole del pomeriggio estivo che ti puoi godere tranquillamente, la permissività nei confronti di alcune leggi e allo stesso tempo la carente flessibilità mentale se comparata a quella di noi sud-europei!"

 
Il rapporto con l'Italia, le famiglie e gli amici?
Linda: "Amici e famiglia a Montevarchi rappresentano per me sicurezza, certezza, appiglio, rassicurazione e affetto. La distanza mi fa soffrire un po’ ogni giorno e mi dà l’impressione di perdere un po’ il filo delle vite altrui, ma ha anche il potere di annullare ogni ombra, mettendo in luce i sentimenti più profondi e facendomi capire quando veramente tenga alle persone. E per questo vivo ogni istante di ogni fugace incontro con quelle persone al massimo della felicità e dell’intensità".
 
Antonio: "La lontananza dalla famiglia e dagli amici non è un aspetto da poco. Spesso ci si sente un po’ soli e soprattutto all'inizio, se non sei troppo estroverso, può essere una ragione di nostalgia. In realtà la nostalgia non credo ci debba essere, ma al suo posto preferisco essere in grado di godermi a pieno il tempo che passo in Italia quando ci vado e cercare di ricaricarmi con l'affetto degli amici e dei parenti. Da quando sono via sono diventato un vero fan del Natale e di Pasqua, i periodi del tipico rientro a casa, e del pranzo con tutti i parenti riuniti! Sarà che quando si guardano le cose da un altro punto di vista si riesce a coglierne aspetti che prima non si vedevano. Penso anche di aver rivalutato un sacco di cose sul nostro paese che di solito passano in secondo piano".
 

Le vostre impressioni su questa esperienza: soddisfatti della scelta, quale il vostro consiglio a un coetaneo italiano?
Linda: "Sono soddisfatta del tipo di città, così multiculturale e allo stesso tempo piccola e tranquilla, da poter girare facilmente in bicicletta senza dover passare ore imbottigliati nel traffico. Piena di parchi e natura, con un sapore hippy e permissivo in estate e piena di cinema, teatri e mostre d’arte. Mi piacciono meno il fatto che la vita costi molto e l’ostilità delle istituzioni verso gli stranieri. Con un buon lavoro credo comunque che Ginevra sia un ottimo posto dove vivere. Io e Antonio rimarremo senz’altro ancora per un altro anno, poi vedremo il da farsi dopo la fine del suo dottorato.
Il mio consiglio ad un coetaneo italiano è quello di non avere pregiudizi su questa città e di non considerarla semplicemente come la città delle banche, arida e senza identità. Ginevra è invece piuttosto la città dei contrasti, dei rasta accanto alle cravatte, dell’amicizia tra gente diversa, del mettere da parte pregiudizi e dell’abbattere barriere, della convivenza, dei fiori e dei colori, delle corse e biciclettate lungo il lago, dei concerti all’alba, dei pic-nic e della creatività in ogni sua forma".
 
Antonio: "In generale sono contentissimo di essere partito per andare a vivere in posti diversi. La ricchezza che certe esperienze ti danno è solo seconda ai legami che hai con le persone che lasci in Italia. Tuttavia, visto che amo essere indipendente e libero di scoprire cose nuove, non ho potuto farne a meno e non rimpiango le scelte che ho fatto. Anzi, mi ritengo fortunato ad aver pensato bene di partire per la prima volta in Olanda per un progetto di ricerca così a cuor leggero, senza essere minimamente in grado di gestirmi. Non fosse stato per quello probabilmente sarei rimasto in Italia anche dopo".
 

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