26, Aprile, 2024

Famiglie in isolamento da Covid, lo sfogo: “Noi, sequestrati dall’inefficienza e dal collasso del sistema sanitario”

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In Valdarno aretino, in particolare, ci sono segnalazioni di famiglie ‘chiuse’ in casa senza risposte. Ieri ha fatto molto discutere la testimonianza di un architetto di Montevarchi in isolamento con la famiglia da 73 giorni, isolamento terminato questa mattina; oggi arriva il racconto di una donna di San Giovanni in quarantena con i figli da 17 giorni

Famiglie chiuse in casa da decine di giorni, a volte anche più di un mese, in attesa che un sistema sanitario a volte 'incagliato' risponda, fornisca chiarimenti e precisi se, finalmente, ci si può considerare fuori dall'isolamento per contagio da coronavirus. Casi del genere ce ne sono stati anche in Valdarno, in particolare in quello aretino, e se la comunicazione della Asl Sud Est di ieri sembra aver portato un po' di chiarezza, non tutto è ancora risolto. 

Ieri su facebook ha fatto molto scalpore la testimonianza di un architetto di Montevarchi, chiuso con la compagna e le figlie in casa da ben 73 giorni, un tempo lunghissimo. "Il “sistema a rete” ha purtroppo una falla enorme. Si chiama Ufficio Igiene. Un ufficio che non riesce, evidentemente per inerzia decisionale o mancanza di personale, a rispondere in maniera adeguata e tempestiva alla complessità del momento", aveva scritto. "Pur comprendendo lo stato di pressione a cui sono sottoposte le strutture sanitarie, dopo 73 giorni di isolamento domiciliare, mio, della mia compagna e delle mie due bambine di 6 e 11 anni ormai tutte negative da una settimana, dopo innumerevoli tentativi di comunicazione telefonica, dopo 4 PEC senza risposta al reparto di Igiene dell'Ospedale Valdarno e, soprattutto, dopo l'entrata in vigore della circolare ministeriale del 12.10.2020 che stabilisce, per i positivi a bassa carica, l'interruzione dell'isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi, per il quale anche io, positivo a bassa carica da ben 60 giorni dagli ultimi sintomi, dovrei essere libero, ritengo DOVEROSA, IRRINUNCIABILE e NON PROCASTINABILE, non solo una chiamata, ma l'immediata interruzione dello stato di isolamento della mia famiglia".

"Dopo 73 giorni di isolamento totale in un appartamento privo di terrazze e giardino lo stato emotivo e psicologico delle mie bambine è sempre più compromesso. Vorrei che terminassero i loro pianti improvvisi senza un’apparente motivo, vorrei vederle libere, fargli iniziare l'anno scolastico e fargli conoscere per la prima volta i loro nuovi compagni di classe, di prima media e prima elementare. Vorrei sapere libera la mia compagna. Vorrei tornare a lavorare per riprendere la mia attività professionale seriamente compromessa dalla lunga assenza. Attività che, tra le altre, è indispensabile per la nostra sussistenza economica". Un appello che non è caduto nel vuoto: ieri sera la Asl ha precisato le nuove regole e si è messa in contatto con la famiglia, che questa mattina è stata, finalmente, 'liberata', come testimonia l'architetto con uan foto su facebook.

Ma non è finita per tutti. Arriva a Valdarnopost, proprio questa mattina, la testimonianza di una donna di San Giovanni che, esasperata, si è rivolta anche ai carabinieri. "Sono disperata e convinta di essere sequestrata dall'inefficienza e dal collasso del sistema sanitario. Sono in isolamento dal 4 di ottobre perché mia figlia, per pura fatalità, fu messa in quarantena a scuola per un positivo in classe. A sua volta è risultata positiva e da lì è iniziato il delirio. Ho 4 figli, di cui uno disabile. Non aggiungo altro, lascio immaginare le difficoltà. Mia figlia contagiata è stata messa subito in specifico isolamento, siamo fortunati ed abbiamo spazio per farlo. Io sono risultata negativa al tampone la scorsa settimana ed ormai anche mia figlia risulta solo positiva a bassa carica. Stando alle nuove disposizioni sembra di capire che i contatti stretti se negativi al tampone (come me) potrebbero uscire dopo 10 giorni di quarantena. Io ad oggi sono a 17 giorni di quarantena con tampone negativo ma il medico di base continua a dirmi che risultando convivente devo stare in isolamento finché saranno decorsi ulteriori 10 giorni dopo la negatività di mia figlia".

Diverso invece è quello che aveva spiegato ieri sera la Asl. "Ma qui inizia il delirio. Telefonate ai vari presidi ospedalieri che risultano continuamente occupati o non rispondono. Uffici che sono come scatole cinesi: l'uno ti rimanda all'altro in un ping-pong snervante e perfettamente inutile. Nessuno dice niente di certo. Fosse data una regola certa, chiara e inequivocabile, per quanto faticosa, tutti saremmo disposti a rispettarla, ma qui non c'è niente di certo. E tutto questo perché? perché alcuni cittadini (come noi) hanno avuto la sfortuna di dover fare il tampone: nessuno di noi ha o ha mai avuto sintomi. Ci vorrebbe coraggio di distinguere i casi di gravità patologica e di pericolo di contagio. Troppo difficile selezionare ed agire in modo più discriminato? va bene, comprendiamo, ma almeno dateci regole certe. Io ho 4 figli che pagano a caro prezzo queste disposizioni non chiare. Ultima ciliegina nella torta: ieri ho dovuto portare mio figlio con L. 104 a fare il tampone di controllo ad Arezzo in modalità neanche drive, ma a piedi e per di più in un ambulatorio dove la carrozzina non passava, ho dovuto prenderlo in braccio. Perché? perché le nuove disposizioni fanno prendere la prenotazione online, ma il sistema informatico non offre la possibilità di spuntare opzioni speciali quali soggetto con disabilità". 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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