21, Novembre, 2024

Tra storia e opere d’arte: le singolari vicende di due Chiese del Valdarno

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Il nostro territorio è un luogo molto ricco di storia, paesaggi, edifici e talvolta molti di questi posti non sono abbastanza conosciuti. Ecco quindi due chiesine che, magari sono note per il loro nome, ma non per la loro storia e bellezza. Si tratta dell’Oratorio di Santa Maria in Valle a Laterina e della Pieve di San Giovanni Battista a Bucine.

Oratorio di Santa Maria in Valle a Ponticino (Laterina)

Procedendo verso Pergine Valdarno basta girare a sinistra, seguendo le indicazioni, fare un tratto di strada molto pittoresca e ad un tratto la piccola chiesa si trova sulla destra. La chiesina risale al XVII secolo, sorta su un precedente oratorio. Si presenta con un’unica navata centrale, preceduta esternamente da un portico semplice e circondata da un basso muretto. Nel 1727, inoltre, venne eretta la casa canonicale nel retro. La cosa caratteristica è, invece, che Santa Maria è stata realizzata in una località legata all’antico culto delle acque. Di origine antichissima, risulta nell’elenco delle chiesi dipendenti dall’Abbazia di Nonantola (1191), quindi più o meno nell’Alto Medioevo. La chiesa venne fondata, si pensa, in merito ad una leggenda tramandata in forma orale che parla del ritrovamento di un’immagine della Vergine da parte di due contadini che stavano arando un campo. lnoltre, l’ apparizione di due angeli nello stesso posto, portò alla realizzazione di un santuario a lei dedicato in quel sito. Santa Maria sicuramente rappresentava un punto di riferimento preciso per la devozione della Vergine e dalla seconda metà del duecento la chiesa custodisce una tavola dipinta rappresentante la Madonna con Bambino, attribuito a Margarito di Arezzo. Presumibilmente furono proprio i cittadini a commissionare questa opera, e, data la loro povertà, è un segnale di forte devozione. Basti pensare che quando nel 1447 passò da chiesa parrocchiale a “chiesa non curata”, Santa Maria sopravvisse poichè era luogo di così tale devozione che la Chiesa cristiana non poteva permettersi di lasciarla andare in malora. Tuttavia, due secoli dopo, nel 1617, venne rasa al suolo per poter essere ricostruita, grazie al contribuito dei fedeli. Nel 1642 la Chiesa fu completamente ricostruita e la sacra immagine venne rimessa al suo posto. Si potrebbe affermare che Santa Maria è sorta, è resistita ed è giunta fino a noi proprio grazie alla spirito di devozione che gli abitanti del posto nutrivano verso la Vergine Maria. A tutto ciò, si aggiunge il fatto che questa nei secoli è stata sede di numerose processioni e di richieste da parte dei fedeli. Moltissime testimonianze sono giunte fino a noi, come preghiere che invocavano pioggia o sole secondo le necessità della campagna.

Si racconta che, durante lunghi periodi di siccità, le popolazioni organizzassero lunghe processioni per invocare la pioggia e che, di ritorno a casa, dovessero usare un ombrello data la copiosa acqua che scendeva finalmente dal cielo. Lo stato di devozione rimase molto forte fino alla seconda guerra mondiale, quando iniziò l’industrializzazione di massa e il luogo venne abbandonato dagli abitanti. La strada per arrivarci venne lasciata andare, le abitazioni circostanti andarono in rovina, così come la chiesa e la canonica. Un fatto grave accadde nel 1979 quando fu rubata l’immagine della Madonna con bambino: la parte della tela raffigurante il volto di Maria fu ritrovata dai Carabinieri di Terranuova Bracciolini in un cespuglio,  dove l’aveva abbandonata il ladro.  Venne poi affidata alla cure dei restauratori e posizionata, per tutela, nella chiesa pievana di Laterina. Oggi, purtroppo Santa Maria risulta abbandonata a se stessa, privata dell’opera, anche se le cure da parte dei fedeli continuano con la speranza che la singolare storia di questa chiesa duri ancora per secoli.

 

Pieve di San Giovanni Battista a Petrolo (Bucine)

Raggiungibile sia da Petrolo che da Mercatale, la Pieve si nota subito data la sua facciata chiara, anche se un occhio attento noterà che essa risulta non molto omogenea presentando parti di materiali e dimensioni diverse. L’aspetto odierno è opera di un rifacimento rinascimentale, intorno al XVI secolo, anche se la Pieve risale all’epoca paleocrostiana. All’interno della chiesa troviamo tre navate ripartite in quattro campate con copertura a capriate lignee. Il portale di accesso è affiancato da due finestre in pietra serena e sormontato da una terza, che presenta lo stemma della famiglia Piccolomini datato 1619. La Chiesa oggi è intitolata a San Giovanni Battista, ma è conosciuta in molti modi, a seconda del nome e santo di dedicazione. Veniva infatti chiamata come San Lorenzo in Petriolo in un documento del 774 d.c. oppure “Canestruna” attestato nel 963, che stava ad indicare l’antichissimo luogo fortificato posto più in alto, adesso conosciuto come Torre di Galatrona. Inoltre, nel Medioevo è indicata come Sancta Marie e in altro ancora come Sancta Johannis. In ogni caso, la sua storia è molto ricca: nel XII secolo venne svolto anche un suo rifacimento in stile romanico e in breve tempo diventò molto importante vista la presenza di numerose opere d’arte. Nel XIII secolo era dei Conti Guidi da Modigliana e faceva parte del Viscontato della Valdambra. Lo stesso Conte Guidi si fece seppellire nei pressi della Chiesa, segno dell’importanza per la famiglia. In seguito, la Pieve passò ai Tarlati, nobile famiglia aretina di parte ghibellina, a loro si devono i lavori di rifacimento.

 

Tuttavia, il vero tesoro che Santa Maria nasconde lo deve a Leonardo Buonafede, religioso di nobile famiglia, che commissionò tre opere a Giovanni della Robbia, realizzate tra il 1517 e il 1521. I capolavori sono: una grossa fonte battesimale realizzata in terracotta invetriata bianca, composta da sei pannelli in cui in cinque è raffigurata la vita di Giovanni Battista, mentre nel sesto troviamo raffigurato il battesimo di Cristo; un ciborio bianco dietro l’altare e una statua di San Giovanni Battista, racchiusa in una nicchia. Vi sono inoltre esposti quattro dipinti di autori toscani del XVII e XVIII secolo, di particolare interesse la Madonna con Bambino e Santi, nella quale si può scorgere nello sfondo il castello di Galatrona e la sua unica torre superstite ancora oggi visibile.

Le ultime immagini sono state riprese dal sito La mia bella toscana

Articoli correlati