Diventata famosa in tutta Italia, e nel mondo, nel 1997 quando Roberto Benigni vinse tre oscar per il film La vita è bella, Villa Masini, o “Palazzo del nonno”, è nota anche per la sua bellezza in pieno stile Liberty e Art decò. La Villa è tutt’ora un perfetto esempio di collaborazione fra scultori, artigiani, pittori ed edili valdarnesi.
Prima di trattare la storia della nascita di questa meravigliosa Villa, occorre sottolineare come questa venne conosciuta da Roberto Benigni. Tutto accadde per un libro, Montevarchi: dal Liberty al Decò, che Marcello Bossini, appassionato di arte ed esperto della Villa, Vincenzo Caciulli e altri membri del Circolo “Il pestello”, decisero di scrivere nel 1987. L’opera trattava dello stile liberty, ampiamente presente a Montevarchi, e Villa Masini ne era un perfetto esempio. Vincenzo Caciulli: “Angelo Masini fu un uomo di ampie vedute, simbolo della nuova classe dirigente di fine ‘800 inizio ‘900, e la Villa in stile Liberty è il riflesso di questa nuova classe che si allontana dalle precedenti famiglie legate alla terra. Il Liberty a Montevarchi nasce in contemporanea a Villa Masini”. Marcello Bossini racconta che, a metà anni ’90, Benigni mandò nella provincia di Arezzo i suoi collaboratori in cerca di location adatte: questi trovarono in una libreria a Montevarchi il libro del Liberty e rimasero molto colpiti da Montevarchi. Ancora Marcello Bossini: “Vennero a vedere qualche Villa, ma poco dopo chiamarono per far visitare Villa Masini dallo stesso Benigni. Dieci giorni dopo sono venuti in tanti e alla fine la scelsero. Le riprese durarono circa una settimana e vennero girate fra la limonaia, il giardino, e una stanza da letto”. Infatti, gli interni che si vedono all’inizio del film non sono della Villa, ma riprodotti in uno studio cinematografico. Fatta eccezione per una stanza: il pro nipote di Masini, Alessandro, e Marcello Bossini raccontano che un giorno lo sceneggiatore Danilo Donati si presentò alla Villa e scelse una stanza da letto per girare la famosa scena di Dora a letto. La stanza fu apprezzata subito, il pro nipote Alessandro ha sottolineato che nemmeno la coperta fu cambiata, ma lo sceneggiatore scelse di far ritappezzare la stanza di rosa, quando in realtà era blu. Ancora oggi, come si vede dalla foto, questa stanza è rimasta rosa, e si può inoltre notare che è presente anche la stessa coperta del film.
Voluta dall’imprenditore Angelo Masini in onore della sua seconda moglie Vincenzina, deceduta poco prima della fine dei lavori, e per celebrare la fortunata impresa di famiglia di produzione di cappelli, Villa Masini è stata iniziata nel 1924. La sua ditta, La familiare, è stata per anni la realtà produttiva per eccellenza di Montevarchi, e negli anni ’20 l’antico cappellaio si proietta in una dimensione nazionale, arrivando così alla sua grande fortuna.
L’ambizioso progetto di una Villa, da realizzare davanti la sua ditta, era da anni nella mente del Masini, che assieme all’amico e ingegnere montevarchino Giuseppe Petrini, diede vita alla sua dimora in modo concreto. I due pensarono la Villa come un tripudio di elementi legati alla mitologia e allo stile Liberty. Il ruolo del Petrini- architetto non è tuttavia chiaro, in quanto l’impianto di Villa Masini rivela la forte presenza del noto architetto Luigi Zumkeller. Sicuramente, però, la struttura finale è il risultato della collaborazione dei due, anche se il contributo del Petrini si vede soprattutto nella scelta delle opere e della loro realizzazione. Ancora Marcello Bossini, che tutt’ora fa delle visite guidate presso la Villa, spiega che il Petrini avesse ricevuto una lista di preferenze del Masini sul futuro stile e sulle opere da realizzare.
Fondamentale, infatti, fu il contributo di numerosi artisti locali: i modellatori Leopoldo Brancaglia, Giovanni Bianchi e Luigi Chiesi; Alfredo Fini per le decorazioni pittoriche sulla facciata e le decorazioni e arredi di legno realizzati dalla ditta Tassini di Montevarchi, le cui opere sono ancora in perfetto stato all’interno della vita. All’artista Brancaglia si deve, inoltre, la produzione delle sculture di animali e creature fantastiche in pietra artificiale presenti nel giardino. Fu lo stesso Angelo Masini a richiedere la collaborazione con gli artisti montevarchini: si racconta che ai tempi della sua costruzione la Villa fu “invasa” da tantissime persone, cosa che ha permesso la sua realizzazione nel giro di soli quattro anni, nel 1927.
Villa Masini si caratterizza per il gusto “ridondante” in bilico fra eclettismo manierista e Liberty “moderato” che si può riscontrare sia nell’esterno che nell’interno. Il giardino è costellato da fontane, che presentano sculture animalesche che danno vita a divertenti giochi d’acqua. Tutto venne pensato in maniera minuziosa, ogni area aveva uno scopo specifico: una fontana su cui si erge una gabbia dove ai tempi venivano tenuti animali esotici; piante importate dal Giappone; un baldacchino esterno affrescato dedicato alla lettura o al tempo con gli amici; le bellissime balaustre in ferro fatte come un groviglio di rose. Tutto ciò sottolinea la natura eclettica dell’intera Villa, data alla commistione di più generi.
Altro simbolo che è stato immortalato nel film di Benigni è il vistoso cancello primario eseguito dalla ditta Giulio Bruni & Figlio di Pistoia. Le sue decorazioni principali sono: due pavoni, l’agrifoglio e le rose, che simbolicamente rappresentano l’amore verso la moglie Vincenzina. Tutta la dimora Masini è permeata da simboli che riportano alla passione verso il suo mestiere e la sua donna, cosa che sottolinea il pensiero ragionato, e curato, della Villa.
La limonaia, o serra, che si trova proprio davanti al cancello d’ingresso è ormai simbolo della stessa Villa, protagonista delle scene de La vita è bella, è rimasta nell’immaginario collettivo grazie alla scena del cavallo dipinto di verde. A destra di essa, si trova la rimessa, edificio di due piani che accoglieva il garage, con qualche macchina d’epoca del Masini, e l’abitazione del suo autista. La limonaia, sottolinea Marcello Bossini, è l’esempio perfetto di Liberty grazie alla sue finestre curveggianti e alla fontana realizzata dal Matteucci.
L’interno di Villa Masini non delude le alte aspettative che si creano visitando il giardino esterno. Tripudio di sculture, infissi, mobili in legno decorati, pavimenti ricercati, oggettistica del tempo: è rimasto, inoltre, in condizioni perfette. Il portone d’entrata è adornato da cardi realizzati in ferro, come spiega Marcello Bossini: “Il Masini ha voluto includere nella sua Villa riferimenti al mestiere di cappellaio, cioè il cardo, antico simbolo del mestiere della lana. Ma anche nelle vetrate sparse nella casa, con disegni di lepri e conigli da cui si prendeva la pelliccia”. Angelo Masini fu un uomo dedito al lavoro, ad oggi si chiamerebbe un “self-made man”, che negli anni ’20 seppe sfruttare e capire il nuovo mercato e proprio davanti all’entrata, sul pavimento, si legge il motto: “In labora vita”, cioè “nella vita lavorativa”. Una volta entrati, si trova subito una bellissima fontana di Elio Galassi, sculture montevarchino, che rappresenta la Venere che poggia su un piedistallo rivestito da fenicotteri, con cavallucci marini e grandi lumache. Il pro nipote del Masini Alessandro sulla fontana interna aggiunge: “Durante la seconda guerra mondiale la Villa fu occupata da francesi e inglesi, ma i danni peggiori li fecero i tedeschi: la fontana venne danneggiata e solo recentemente siamo stati in grado di farla sistemare perchè non è facile trovare, al giorno d’oggi, qualcuno in grado di maneggiare queste tecniche”.
Ogni stanza è diversa dall’altra, non solo per la funzione che svolgeva, ma soprattutto per la commistione di generi: si possono ammirare opere d’ispirazione classica, come settecentesca. Dalla sala da pranzo alla sala da fumo, è presente una ricchezza decorativa singolare nei pavimenti (in legno, o in piastrelle dipinte a mano), nel soffitto decorato, nella scelta dei tessuti. Di singolare fattura, le numerose vetrate, opera di Guido Polloni della Bottega fiorentina di Ulisse De Matteis.Nulla è stato lasciato al caso, dalla ringhiera intrecciata ornata con boccioli di rose in ferro ai vari lampadari decorati in avorio.Oggetti rimasti li immobili in grado di fermare il tempo e riportarti a inizio Novecento, sono presenti nelle camere da letto al secondo piano.
L’ultimo piano è, tuttavia, quello che nasconde più sorprese. Ai tempi fu destinato alla servitù, circa quattro/cinque persone, e anche oggi si presenta come allora: delle singole camere/celle che si sviluppano circolarmente attorno a un bellissimo lucernario. Una stanza è piena di oggetti del tempo, come macchine da scrivere, valigie d’epoca, libri, bilance, corredi, ecc. Infine, da qui si accede alla Torretta che regala una visuale su tutta Montevarchi.
In conclusione, Villa Masini è davvero un valore aggiunto per Montevarchi, un bellissimo esempio di amore e cura verso l’arte di chi l’ha realizzata, ma specie da parte di chi adesso se ne occupa e di chi, negli anni, ha cercato di riportarvi l’attenzione come Marcello Bossini e il Circolo del Pestello, grazie anche a delle visite guidate in gruppi su appuntamento. Villa Masini si erge ancora lì, proprio davanti alla ditta La Familiare, e forse ci si dovrebbe fare un pò più d’attenzione.
Articolo in collaborazione con Martina Giardi
Fonti utilizzate:
Montevarchi: dal Liberty al Decò, Circolo Comunale Pestello
Villa Masini tra eclettismo, Liberty e Decò nella Toscana del Novecento, a cura di S. Beccastrini, M. Bossini, I. Burzi, V. Caciulli, P. Lachi, A. Lenzi e R. Panattoni.