Ospite al Perlamora Festival, il nuovo tecnico del Napoli ha parlato del suo rapporto con il calcio: da quando lasciò l’impiego in banca, venti anni fa, fino alla panchina di una delle squadre più forti d’Italia. Tra qualche battuta e molta modestia: “Quest’anno andava di moda il mio nome, il calcio è così: ma si fa presto anche a passare di moda”
"Fumo ancora come prima, e scenderò in campo in tuta. Non sono cambiato in queste cose, rispetto a quando allenavo il Faella. Semmai ho un po' di pazienza in più, ma quella penso sia una questione d'età". Eppure dalla panchina del Faella, negli anni '90, un po' di strada ne ha fatta, Maurizio Sarri: dopo aver riportato in serie A l'Empoli, ha da poco firmato il contratto per allenare il Napoli, un salto notevole nella carriera di un allenatore. In mezzo c'è una scalata: Cavriglia, Sansovino, Sangiovannese, Pescara, Arezzo, Verona, Perugia, Alessandria, e appunto Empoli.
"Ma parlare di carriera, di salto di qualità, a me sinceramente non importa. Io volevo fare della mia passione un lavoro: mi sono innamorato del mestiere dell'allenatore grazie a Sacchi, e questo tra l'altro glielo ho anche detto qualche giorno fa, quando l'ho finalmente conosciuto di persona. La cosa bella è che lui mi ha risposto che se dovesse scegliere un suo 'erede', sarei io. Mi ha fatto molto piacere. Detto questo, però, la mia vittoria non è stata arrivare a Napoli: io avevo vinto molti anni prima, quando ho potuto fare l'allenatore per vivere".
Ed è con le parole di Sacchi che risponde a chi gli domanda come farà a rapportarsi con calciatori che guadagnano milioni, mentre lui da giocatore era piuttosto scarso: "Non è che per fare il fantino devi prima aver fatto il cavallo", e raccoglie l'applauso dei presenti. "Non mi monto la testa, quest'anno andava di moda il nome di Sarri, tutti venivano a Empoli a vedere gli allenamenti, come lavoravamo. In questo mondo però si fa anche presto a passare di moda. Io cercherò di lavorare al meglio, non so se il mio metodo sarà adatto a Napoli: lo vedremo".
Qualche parola sul ruolo della società, e di un presidente come De Laurentiis: "Una personalità fortissima, quella settimana di contrattazione prima della firma è stata snervante. Per me ma anche per lui, penso. Credo che una società possa fare la differenza nel lavoro di un tecnico: l'ho sperimentato in tutte le mie precedenti panchine. Se è a fianco dell'allenatore, allora si può lavorare bene e molto. Altrimenti diventa impossibile".
Sarri parla anche di Empoli, degli anni di lavoro, di una società in cui ha lasciato un pezzo di sé. "Per i prossimi dieci anni, sono sicuro che alla fine di ogni partita chiederò che ha fatto l'Empoli. Per me è stato difficilissimo lasciare. Lì abbiamo creato un gruppo, cresciuto alcuni giovani promettenti, lavorato per raggiungere traguardi prima impensabili. Empoli è un posto in cui la società e i tifosi sanno aspettare, e per questo ci siamo riusciti. So già che Napoli sarà diversa, da questo punto di vista".