20, Aprile, 2024

San Giovanni: una città fatta per accogliere

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Abbiamo incontrato Giovanni Tenucci, guida turistica valdarnese che ci ha spiegato le naturali origini di accoglienza strutturale del centro storico sangiovannese, analizzando gli eventuali sviluppi di programmazione turistica futura.

Un approccio diverso verso l’accoglienza turistica, guardando a una rinnovata pianificazione dei percorsi artistici e tradizionali nel centro storico: è questa la ricetta di Giovanni Tenucci, insegnante di Storia dell’Arte e guida turistica valdarnese, per portare San Giovanni Valdarno al centro di flussi di visitatori nazionali.
Dopo aver collaborato con il Comune a più riprese 1996, curando percorsi didattici per gli spazi museali attivi e per le mostre temporanee (come “Masaccio e le origini del rinascimento”), Tenucci è stato infatti autore della pubblicazione “San Giovanni, città d’autore”, tradotta in sei lingue per sei diverse edizioni.

“Si è trattato di un lavoro importantissimo per la promozione turistica del suolo comunale: l’obiettivo era quello di valorizzare l’aspetto storico/artistico collegandolo alle tradizioni e alle attività produttive che storicamente si sono sviluppate con l’industrializzazione. Un opera del genere, oltre ad essere una pubblicazione quasi unica in suolo nazionale per distribuzione gratuita e per il numero di idiomi in cui è stata tradotta, faceva parte di un progetto di promozione della città ben più ampio, purtroppo sospeso negli anni a causa dei tagli alle spese comunali dovuti all’attuale crisi economica nazionale. San Giovanni ha adottato tuttavia un’ottica di pianificazione della promozione cittadina da decenni, partendo proprio dal suo centro storico e dalle bellezze artistiche e architettoniche che lo caratterizzano: un esempio unico nel Valdarno  a mio avviso, ma si può sempre tendere a far meglio”.

È indubbio infatti che il centro storico sangiovannese, per frequentazione abituale, risulti uno dei più vivi del Valdarno; le motivazioni di questa tendenza -e la resistenza a quei processi di spopolamento delle attività commerciali e del “passeggio” che ha caratterizzato le città vicine- sono da ricercarsi nella struttura planimetrica dello stesso, la cui progettazione si attribuisce ad una delle menti più brillanti della del periodo Pre-Rinascimentale, Arnolfo Di Cambio:

“La struttura naturalmente accogliente del centro storico, e quindi la conseguente fruizione massiva dello spazio, ha basi strutturali storiche evidenti: l’eccezionalità della struttura del Castel San Giovanni che fu è ancora tangibile, considerando che la rete urbanistica fondata nel 1299 è stata tutelata e conservata, tanto da essere studiata come modello nella storia dell’urbanistica nazionale.

Tutto il progetto urbanistico è ispirato all’idea di una ripartizione generica dello spazio proporzionale, partendo dai calcoli matematici della sezione aurea: la conformazione rettangolare parte da un punto (che è il centro della cosiddetta Via Maestra, già esistente in precedenza) inserito all’interno di un quadrilatero di mura, al centro esatto del quale si sviluppa una piazza trasversale, in cui sorge il palazzo di governo (Palazzo D’Arnolfo). Questa struttura urbanistica è storicamente concepita per creare attorno ad una piazza accogliente, spazi per botteghe artigianali: una valorizzazione delle risorse agevolata proprio come accadeva nella stessa Firenze.  Nei secoli a venire, San Giovanni si è sempre contraddistinta per una grande capacità di dar forma ai contenuti ,attraverso uno spazio centrale concepito e sviluppato in base alle necessità di movimento degli uomini che lo abitano. Forma e funzione vanno così a braccetto, e la conformazione urbanistica invita il ritrovarsi naturalmente al centro della città, favorendo il tramandarsi delle tradizione storiche e la partecipazione popolare alle stesse (si pensi ad esempio una tradizione antica come quella degli Uffizi)”.

Un’idea di accoglienza e sviluppo che nasce quindi da lontano, e che offre una giustificazione dello stato di frequentazione attuale del centro storico sangiovannese:

“Oggi come nel passato, il patrimonio artistico sangiovannese è totalmente inserito nell’accogliente sistema urbanistico descritto, e mescolato con le tradizioni locali tanto da impressionare i turisti che arrivano in città (come ho avuto modo di constatare personalmente).
Tutto questo potrebbe essere maggiormente promosso puntando a creare un vero e proprio indotto turistico, per il quale occorrerebbero ovviamente dei fondi da investire che evidentemente oggi è complicato reperire: la città ha tutte le carte in regola per poter diventare una meta turistica di maggior fruizione rispetto ad adesso. Questo si potrebbe ottenere investendo su quello che si definisce “turismo esperienziale”: prestando maggiore attenzione alla pianificazione turistica.
Oggi il cosiddetto “turismo esperienziale” punta ad organizzare percorsi giornalieri che possano far vivere la visita di un luogo attraverso la soddisfazione di tutti i sensi possibili. Poter organizzare in modo guidato un’esperienza che parta dai musei cittadini, passando dalla visione pratica delle strutture urbanistiche (attraverso la visita esemplificativa di certi angoli della città), per concludersi con l’assaggio di piatti tipici della tradizione locale o con la visita delle eccellenze artigianali, soddisferebbe una crescente richiesta tra quell’indotto turistico che ricerca percorsi “secondari” per assaggiare un’Italia autentica, più reale.
San Giovanni avrebbe già tutto questo a disposizione, sarebbe solo questione di collegarlo attraverso una pianificazione che la porti al centro dei flussi turistici nazionali (un obiettivo in parte raggiunto ad esempio a Cortona, con una serie di investimenti avviati decenni fa).
Ammetto che le Amministrazioni Comunali che si sono susseguite nel tempo –e che ho avuto modo di frequentare professionalmente- abbiano sempre avuto un’attenzione particolare verso lo sviluppo turistico cittadino: forse, considerando i limiti odierni nella reperibilità di fondi per nuove strutture essenzialmente promozionali, un investimento in questa direzione sarebbe a mio avviso il più auspicabile”.

 

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