17, Novembre, 2024

Un culto contadino: il legame fra Castelfranco Piandiscò e il suo patrono San Filippo Neri

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

La storia dei patroni delle città italiane è intrisa di tradizioni religiose e culturali che risalgono a tempi antichi. Ogni patrono nasconde, infatti, una storia, come nel caso di San Filippo Neri a Castelfranco Piandiscò. Spirito libero, originale e avanguardista, egli fu al centro di un culto contadino che si protrasse per secoli in Valdarno. 

Il 9 luglio 2014, l’allora Consiglio Comunale del neo comune unico Castelfranco Piandiscò scelse San Filippo Neri come nuovo patrono della città. La scelta ricadde su costui in quanto in Filippo Neri videro l’opportunità di veicolare il valore esemplare di un cittadino, che sebbene siano passati cinque secoli, ancora rappresenta la possibilità di crescita, solidarietà, amicizia civica e attenzione ai più deboli.

La vita di Filippo Neri
Egli nacque a Firenze, vicino a Porta Romana, il 21 luglio 1515 da una famiglia originaria di Castelfranco. Tuttavia, il legame con Castelfranco non si ruppe mai del tutto, dato che i Neri trascorrevano molti estati nell’aria pura della campagna. Già da giovane, Filippo Neri frequentò assiduamente il convento domenicano di San Marco, dove imparò molte tecniche oratorie che porterà poi nelle sue future orazioni. Nel 1534, però, Filippo lasciò i parenti per recarsi a Roma, dove finalmente potè iniziare il suo apostolato.

Un globo di fuoco per la bocca nel petto“, così Filippo Neri descrisse la sua esperienza mistica. Molti altri episodi religiosi accaddero a Filippo nel corso della sua vita, alcuni dei quali furono avvertiti anche dalle persone a lui vicini in quei momenti. La visione religiosa di Filippo Neri è stata riassunta in uno scritto da Ignazio di Loyola, fondatore della compagnia di Gesù, che lo definì: “una campana che chiamava gli altri alla religione, ma in cui lui stesso in vi entrava“. Nel 1551 fu ordinato sacerdote all’età di trentasei anni, iniziando così quel percorso religioso che ancora oggi viene ricordato e celebrato. Accoglienza dei poveri e malati, attenzione alla gioventù, l’incontro assiduo con i suoi fedeli, le sue celebrazioni furono i suoi tratti distintivi.

Numerose sono, poi, le leggende che testimoniano i miracoli avvenuti nella persona di Filippo Neri. Uno dei miracoli più straordinari da lui compiuto fu la resurrezione del giovane Paolo Massimo, figlio del suo amico Fabrizio. Filippo giunge a palazzo Massimo quando Paolo è già morto da più di mezz’ora, si inginocchia al suo capezzale e lo chiama, il giovane apre gli occhi e parla tranquillamente con lui, il quale gli chiede se era morto volentieri ed egli gli disse di sì e che voleva andare a vedere la madre e la sorella in Paradiso. Allora Filippo lo benedisse e il ragazzo si riaddormentò per sempre.

La vita di Filippo Neri si arrestò il 26 maggio 1595 e il processo di canonizzazione a suo carico iniziò subito, diventando santo pochi anni dopo, il 12 marzo 1622. 

Il rapporto con Castelfranco Piandiscò
Le reliquie del Santo giunsero in Valdarno il 22 giugno 1622 e in poco tempo gli abitanti maturarono l’idea di costruire una Chiesa a lui dedicata. Si organizzò, quindi, anche l'”Opera”, dodici operai che dovevano provvedere alla raccolta delle elemosine e alla costruzione della Chiesa. L’Oratorio di San Filippo Neri venne terminato nel 1635 e ancora oggi conserva le Reliquie e una serie di dipinti mirabili della vita del santo. La cosa eccezionale fu che l’intero progetto, e poi il suo mantenimento, fu pagato interamente dai fedeli di san Filippo, che in Toscana prolificarono molto velocemente. Una Chiesa che nel giro di qualche decennio assunse una nuova forma, aumentando gli spazi destinati ai parroci, cappelle, ma anche migliorando il suo aspetto.

Si trattò di un vero e proprio culto, una devozione da parte della popolazione nei confronti di san Filippo Neri. Infatti, venne scelta (e ancora oggi viene mantenuta questa tradizione) la data del 26 maggio per celebrare la vita del santo. La diffusione del culto a Castelfranco è attribuita principalmente alla percezione popolare del Santo come protettore della terra: da miracoli e intercessioni, alla difesa dalla peste e da altre calamità naturali, fino alla protezione grandine, dannosa all’agricoltura.

Durante la peste del 1576, la tradizione racconta che molti avessero visto il Santo passeggiare sulle mura del Castello di Castelfranco, motivo per il quale la peste non prese nessuno a Castelfranco. In seguito, durante altre epidemie, si verificarono eventi simili, portando alla costruzione di un tabernacolo in suo onore nel punto in cui la peste si era fermata. La protezione del Santo si estendeva anche contro i terremoti, ma soprattutto contro la grandine. Quando si temeva una grandinata, la popolazione invocava San Filippo e suonava le campane dell’Oratorio, e la grandine cessava immediatamente. Questo miracolo portò all’istituzione della Festa della Grandine, ancora oggi celebrata con una processione della Santa Reliquia per le strade del paese. O ancora, si narra del “miracolo dell’asino”, episodio risalente alla fanciullezza di Filippo nel quale egli cadde da una rampa di scale sopra a un asino rimanendo illeso.

La figura di San Filippo Neri, quindi, ha per secoli contraddistinto Castelfranco Piandiscò, rimanendo nella memoria dei suoi abitanti. La scelta da parte del Comune di renderlo patrono, e quindi celebrarlo nella giornata del 26 maggio, riflette la volontà di seguire le tradizioni popolari della propria terra e al tempo stesso innalzare una figura che da tutti è stata considerata buona, attiva, sorridente e dedita alla partecipazione.

Fonte: San Filippo Neri Patrono di Castelfranco Piandiscò. Nel cinquecentenario della nascita (1515-2015), Silvia Malduri. Alcune immagini sono state riprese dal medesimo libro.  

Articoli correlati