06, Maggio, 2024

Repubblica Dominicana: a Piazzamondo per condividere ed imparare a convivere

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Abbiamo incontrato Xiomara Rosario dell’Associazione Salomè Ureña, che ci ha raccontato la sua esperienza nelle precedenti edizioni di Piazzamondo, e quello che un evento del genere può significare per la sua comunità, in relazione a Montevarchi.

Per l’edizione 2016 di Piazzamondo, la comunità dominicana è rappresentata da Xiomara Rosario, che vive da 17 anni a Montevarchi, e che appartiene all’Associazione Salomè Ureña del Valdarno.

L’associazione porta il nome di una figura importante nella cultura di Santo Domingo: poetessa ed educatrice vissuta nell’800, Salomè Ureña fu innovatrice del processo di educazione femminile nel suo paese, e figura centrale della poesia lirica dominicana, con opere incentrate sull’amore verso la sua patria e la famiglia.

Anche per questo, l’associazione si occupa di promozione ed educazione sportiva (in particolare della promozione valdarnese del Baseball) e, composta da dominicani di tutte le età, si occupa anche di bambini.

“Proprio per questo, e perché siamo una comunità molto produttiva a livello di figli, organizzeremo per questa edizione di Piazzamondo giochi della cultura domenicana, ovviamente aperti ai bambini di tutte le comunità presenti”, ci racconta Xiomara.

“Dal 1999 ad oggi ho visto Montevarchi cambiare moltissimo, complici i problemi e la crisi diffusa a livello nazionale ed europeo: tanti negozi hanno chiuso, il centro storico si è svuotato sia a livello di attività che a livello di frequentazione. Vedo Montevarchi, ultimamente, come una città un po’ triste; un’iniziativa come Piazzamondo può sicuramente contribuire a rallegrare un po’ un pomeriggio di inizio autunno”.

“Ho partecipato a tutte le precedenti edizioni di Piazzamondo con la mia associazione e la nostra comunità: credo che si tratti di un evento positivo per tutti, soprattutto per gli italiani che ospitano noi stranieri nella loro città. Noi che siamo ospiti siamo i primi interessati a Montevarchi, a conoscere la città e a viverla, ed è bello per noi sapere che con un evento simile anche gli italiani possano capire meglio le nostre tradizioni e condividere  la nostra cultura. A volte per convivere meglio basta semplicemente conoscersi, bastano poche parole”.

Le difficoltà viste e vissute in Italia e in Valdarno da Xiomara in questi anni, le permettono di analizzare la realtà quotidiana soprattutto della sua comunità, in modo lucido e obiettivo:

“Anche i nostri giovani stanno vivendo un periodo di difficoltà; come per i giovani italiani, mancano le opportunità lavorative, e sempre più spesso possono capitare incomprensioni dovute alla necessità di sfogare queste problematiche, quando ci troviamo insieme. Con la nostra associazione è aperto il dialogo con tutta la comunità per istruire tutti al rispetto del prossimo e in particolare dei cittadini che abitano a Montevarchi, nelle zone di ritrovo abituali tra noi dominicani. È importante capire che si deve convivere nel rispetto di tutti, e se a qualcuno da noia il rumore della musica o il parlare a voce alta, limitarsi. Spesso veniamo criticati per essere troppo confusionari, quando riuniti: io lo capisco benissimo; a Santo Domingo si dice lo stesso degli Haitiani che, confinanti con il nostro stato, emigrano da noi e magari passano le serate a far rumore ritrovandosi nei bar per socializzare!”

Per Xiomara e la sua Associazione, praticamente fondatori di Piazzamondo e attivi fin dalla prima edizione, il gran numero di iniziative previste nell’evento di quest’anno rappresenta un arricchimento importante, sia a livello di programmazione che a livello di opportunità per tutti:

“Una delle tante iniziative presenti nel programma di Piazzamondo, quella della passeggiata turistica per la città con la guida Laura Bonechi ( “Montevarchi, le sue vie e la sua storia”), credo che sia molto importante. È fondamentale per noi stranieri conoscere cosa era storicamente la città in cui viviamo, per meglio capire come è oggi e per lavorare a favore di un futuro di convivenza e miglioramento delle prospettive di vita e lavorative di tutti, italiani e stranieri. Per noi è importante che il centro storico montevarchino ritorni a vivere ed una festa come Piazzamondo, se vissuta con armonia, può aiutare ed essere esempio per trovare nuove idee per riportare le persone a frequentare questa zona della città”.

“La parte più divertente e più esemplificativa, per me, resta quella della preparazione dell’evento con tutte le comunità presenti. All’inizio, ovviamente, c’è un po’ di diffidenza verso culture che non si conoscono; quando poi si inizia a lavorare insieme, si scopre complicità, il piacere di conoscersi e conoscere cose nuove l’uno dell’altro. Per me che sono domenicana è stato curioso ma bello conoscere le abitudini e le tradizioni africane o cinesi, ad esempio: ad inizio le differenze si guardano con timore, ma frequentandosi i punti di vista cambiano. Credo che le difficoltà che all’inizio possono esserci tra un domenicano ed un cinese, siano le stesse che ci sono tra un italiano che vive a Montevarchi da generazioni, e la mia comunità:  è questo uno dei messaggi più belli di Piazzamondo; condividere se stessi nelle differenze, per un progetto comune, aiuta a crescere insieme e ad allontanare le divisioni”.

L’Associazione  Salomè Ureña del Valdarno e Xiomara, attive in città da molto tempo e rappresentanti di una comunità piuttosto importante a livello numerico, convivono quotidianamente con i problemi di integrazione tipici di ogni comunità straniera in suolo Italiano:

“Ma a Montevarchi ho visto molta accoglienza, molta ospitalità e molta apertura nei fatti. Sento spesso parlare di razzismo, ma non sono mai stata testimone di fatti realmente tali. A volte è vero, si può percepire qualcosa di offensivo a parole, ma si ferma lì; e comunque raramente. Il senso di ospitalità e disponibilità dei montevarchini è sempre stato percepito come molto forte dalla mia comunità. Mio figlio ad esempio, che è nato in Italia, non ha mai vissuto né esperienze di esclusione né di bullismo a scuola, o con i suoi amici. Talvolta basterebbe forse dosare meglio le parole, ed essere tutti più educati; credo che con l’educazione e il rispetto si possa sempre arrivare molto lontano. Molto più che con la rabbia”.

 

Articoli correlati