19, Dicembre, 2024

Pian d’Albero, una ricerca storica sull’eccidio. “Cerchiamo testimonianze dirette, nei racconti di chi visse quella strage”

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Una ricerca storica che tenta di ricostruire quello che successe a Pian d’Albero, località sulle colline di Figline, dove il 20 giugno 1944 morirono sotto i colpi delle truppe nazifasciste 39 persone, tra cui il dodicenne Aronne Cavicchi, ucciso insieme al padre e al nonno. Promossa dal comune e dall’Istituto Storico della Resistenza, è condotta da Matteo Barucci e Gabriele Mori

La storia della strage nazista di Pian d'Albero, località sulle colline figlinesi, racconta di 39 persone che furono uccise, dopo un rastrellamento e un assedio da parte delle truppe tedesche al casolare della famiglia Cavicchi, che dava rifugio ai giovani partigiani della zona. Tra le vittime anche il piccolo Aronne Cavicchi, che di anni ne aveva solo 12: morì quel 20 giugno del 1944, come suo padre e suo nonno. 

Ma se questa storia è certa, molto altro non lo è. Permangono versioni difformi anche negli episodi principali, con il sospetto di spie o collaboratori italiani che possano avere aiutato i tedeschi a scoprire nel casolare Cavicchi il punto in cui si arruolavano i giovani partigiani. E fino ad oggi non è mai stata tentata alcuna ricostruzione scientifica di quegli avvenimenti. 

Per questo, ora, il comune di Figline e Incisa sta promuovendo un progetto di ricerca per ricostruire le vicende relative alla strage nazista di Pian d'Albero. Il lavoro viene portato avanti in collaborazione con l'Istituto storico della resistenza in Toscana, che da diversi anni segue questo tipo di iniziative per i comuni toscani.

Un lavoro di ricostruzione per il quale è fondamentale la raccolta di testimonianze dirette, prima che le memoria di quei fatti scompaia insieme agli ultimi sopravvissuti. Chi fosse a conoscenza di testimoni dell'evento disposti a collaborare a questa ricerca storica può rivolgersi ai due promotori, Matteo Barucci (matteo.barucci@gmail.com) e Gabriele Mori (morigabri@gmail.com).
 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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