Dopo l’annuncio delle primarie dei Democratici uniti a Impresa e Innovazione, la nota del segretario Pd di Montevarchi aveva congelato tutto. Ma i renziani non ci stanno: “A questa sfida il Pd deve rispondere rilanciando e non fuggendo: se è necessaria un’intesa programmatica, non deve essere un alibi per rifiutare le primarie”
"Le primarie sono nel dna del Partito democratico, non dobbiamo rinunciare al copyright: se serve prima un'intesa programmatica, bene, ma non sia un alibi per rifiutare le consultazioni primarie". I renziani a Montevarchi lanciano un messaggio chiaro, fuori e dentro il proprio stesso partito. Perché dopo la mossa dei Democratici e Progressisti, che insieme a Impresa e Innovazione hanno indetto consultazioni per la scelta del loro candidato sindaco, l'intervento del segretario Pd Agnolucci aveva di fatto congelato tutto, ponendo innanzi alle primarie l'obiettivo di un confronto sul programma.
E così in sei (Stefano Brogi, Alessandro Donati, Francesca Neri, Simone Tartaro, Walter Neri e Sauro Paoletti), firmano una lettera che chiede, invece, di passare ai fatti: bene il confronto programmatico, insomma, ma l'obiettivo è ricompattare il centrosinistra e le primarie sono un passaggio a cui non si può rinunciare. "Come fondatori e militanti del Pd ci sentiamo di prendere pubblicamente posizione sul dibattito in corso tra il nostro partito e l’area dei Democratici&Progressisti".
"Il centrosinistra di Montevarchi – ricordano – ha conosciuto nel 2011 una spaccatura profonda ma innaturale, determinata più da contingenze e personalismi che da vere divergenze di carattere programmatico. Per questo siamo convinti che sia necessario superare quella fase e aprire una stagione politica nuova. Le sfide che attendono Montevarchi e il Valdarno sono così grandi che per affrontarle c’è bisogno delle risorse di intelligenza e di impegno di tutto il centrosinistra e della partecipazione attiva di tanti cittadini: tutto il contrario della tentazione di chiudersi in gruppi ristretti animati solo da piccoli interessi di parte".
"Annunciando che essi sceglieranno il proprio candidato alle prossime elezioni con il metodo delle primarie, Democratici&Progressisti e Impresa&Innovazione hanno certamente inteso lanciare una provocazione al Pd. Ricordiamo che nel 2011 fu il Partito democratico a proporre e poi svolgere primarie aperte a tutti i cittadini, mentre l’area che sosteneva Vincenzo Caciulli scelse un percorso diverso. Oggi i nostri interlocutori riconoscono implicitamente il proprio errore. A questa sfida il Pd deve rispondere rilanciando e non fuggendo: se è necessaria una preventiva intesa programmatica, come giustamente ha rilevato il segretario comunale Agnolucci, questo richiamo non può diventare un alibi per rifiutare le primarie".
Insomma, il messaggio non è solo agli interlocutori politici, ma anche agli stessi componenti del Pd e ai suoi dirigenti. "Il Partito democratico deve perciò indicare immediatamente i punti programmatici che ritiene discriminanti per un accordo di coalizione e nel contempo dichiarare che, se si riscontra una convergenza, l’opzione per le primarie è nel dna del nostro partito. Le primarie di coalizione sono previste dallo statuto del Pd come la via maestra per la selezione delle candidature a sindaco, dunque non possono essere interpretate come una concessione alle richieste altrui: sono parte integrante della nostra proposta politica. Un Pd che facesse altre scelte non sarebbe compreso dai suoi elettori e darebbe un messaggio difensivo e perdente. Per questo chiediamo agli organismi dirigenti del nostro partito di assumere un chiaro orientamento a questo riguardo".