23, Novembre, 2024

Nel Giorno della Memoria al Brollo per ricordare la famiglia Melauri. Gli studenti ‘custodi’ delle Pietre d’inciampo

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Lea Goldfrucht Melauri, Paolo Goldfrucht Melauri, Margherita Goldfrucht Prister furono arrestati al Brollo, nella campagna di Figline, il 23 dicembre del 1943. Non tornarono mai, furono prima portati in carcere a Firenze e poi deportati ad Auschwitz, dove furono assassinati dalle forze naziste. I loro nomi, da un anno, sono incisi sulle Pietre d’inciampo collocate proprio davanti a quella che fu l’ultima casa della famiglia Melauri. E questa mattina, 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, si è svolta proprio qui una cerimonia con i ragazzi delle scuole medie di Figline, Matassino e Incisa. Una cerimonia pubblica anche di cura e manutenzione, con gli studenti che, al termine degli interventi, hanno simbolicamente pulito e lucidato le Pietre, riportandole alla loro lucentezza originaria.

“La memoria è un esercizio a volte faticoso ma fondamentale – ha detto la sindaca Giulia Mugnai – è la funzione di conservare i contenuti del passato e portarli con sé. Oggi per noi è memoria di una storia grande, come quella dello sterminio del popolo ebreo per mano nazifascista; ma anche di una storia più piccina come quella dei Melauri, una storia di morte perché Lea, Margherita e Paolo furono uccisi; ma è anche una storia di vita, quella dei figli Tullio e Aldo Melauri, che furono salvati dal coraggio di una famiglia figlinese, Giulia e Dante Soffici, che li nascosero in mezzo al bosco, rischiando la loro stessa vita. Potevano scegliere, e scelsero di salvarli”.

Una storia, quella dei Melauri, che ha ricostruito lo storico Gianni Sestucci. Paolo nacque a Leopoli, studiò e si laureò a Vienna, poi si trasferì a Trieste, dove si sposò con Lea. Ebbero due figli, e dalla casa di Trieste decisero di fuggire nel 1943, insieme alla madre di lei, Margherita, cercando un posto più tranquillo dove vivere, sperando di salvarsi. Invece furono denunciati da qualcuno e arrestati dai carabinieri l’antivigilia di Natale. I genitori riuscirono a far scappare i figli: e loro due, correndo nel bosco, raggiunsero la località di Scandelaia, che avevano già visto, perché gliela aveva indicata una coppia di amici della loro famiglia, Oreste e Marianna Soffici. Qui viveva infatti il fratello di lui, Dante, con la moglie Giulia. Li accolsero e li nascosero per sette mesi, salvandogli la vita, mentre i genitori e la nonna venivano deportati ad Auschwitz dove furono uccisi.

Nel corso della cerimonia hanno preso la parola anche Cristoforo Ciracì, dell’Anpi di Figline; e particolarmente sentito è stato l’intervento di Micol Tinelli, giovane rappresentante della Comunità ebraica di Firenze, che ha ricordato l’importanza delle Pietre d’inciampo come presidi di memoria, che fortunatamente si stanno diffondendo e portano con sé nomi e storie di persone e famiglie sterminati nella Shoah, come quelli della famiglia Melauri.

“Noi come Amministrazione e come Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale – ha spiegato il Presidente, Federico Cecoro – ci siamo presi l’impegno di ricordare e onorare la famiglia Melauri, che proprio dalla frazione del Brollo fu arrestata, deportata e poi ucciso. Un dovere delle istituzioni è di essere presidio permanente della memoria; dovere civico è trasferire queste memorie alle generazioni future. Per questo siamo qui con i ragazzi delle scuole”.

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati