06, Ottobre, 2024

Inquinamento da Pfas nelle acque, 70 associazioni e comitati scrivono a sindaci e consigli comunali perché siano messi al bando

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Sono una settantina le associazioni e i comitati della Toscana, comprese alcune organizzazioni nazionali, che hanno sottoscritto una lettera congiunta in cui si chiede ai Sindaci, ai Consigli comunali e ai Gruppi Consiliari dei Comuni della Toscana, di affrontare il problema delle sostanze alchiliche per- e polifluorurate (PFAS). Tra queste associazioni, anche alcune valdarnesi: sono Forum Toscano Movimenti per l’Acqua ODV, Comitato Acqua Bene Comune Valdarno, Associazione I’Bercio Loro Ciuffenna, Associazione Terra Libera Tutti Reggello, Associazione per la Valdambra, Comitato “Le Vittime di Podere Rota”, Circolo Laudato Si’ San Giovanni Valdarno.

“I PFAS – spiegano – sono un ampio gruppo di oltre 10 mila molecole di sintesi, non presenti in natura e prodotte solo dalle attività umane economiche, utilizzate in numerosi processi industriali e per la realizzazione di diversi prodotti di uso comune. Sono definiti ‘inquinanti eterni’ per la loro stabilità chimica impossibile da degradare, possono percorrere lunghe distanze nell’ambiente (attraverso l’aria, l’acqua, la polvere…), entrare nella catena alimentare e persistere anche nell’organismo umano senza subire alcuna degradazione. Hanno effetti nocivi sul fegato, sulla tiroide, provocano obesità, infertilità e cancro, sono interferenti endocrini e possono essere trasmessi dalla madre al nascituro durante la gravidanza e con il latte materno durante l’allattamento”.

“In Italia – spiegano ancora le associazioni – manca una legge nazionale che limiti o meglio vieti la presenza di PFAS nelle acque potabili e solo dal gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva comunitaria 2184/2020 che limita a 100 ng/l (nanogrammi per litro), la somma di 24 molecole appartenenti all’ampio gruppo di queste sostanze, mentre in Danimarca la concentrazione di sicurezza è stata fissata a 2 ng/l, in Svezia e nella regione belga delle Fiandre il valore raccomandato è di 4 ng/l e negli Stati Uniti è stata fissata a 4 ng/l per PFOA e PFOS. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta rivedendo le linee guida degli inquinanti nell’acqua potabile ed ha costituito un nuovo gruppo consultivo proprio sulla valutazione delle sostanze per-e polifluoroalchiliche”.

Movimenti di forte pressione della cittadinanza sono nati nel corso di quest’ultimo decennio in Veneto, in Lombardia e in Piemonte. “In Toscana, la preoccupazione per queste sostanze chimiche è nata dopo che Greenpeace Italia ha eseguito campionamenti indipendenti, che hanno interessato diversi corsi d’acqua, per provare a individuare l’impatto nei vari distretti industriali (tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico), come fonti di contaminazione da PFAS (Vedi allegato Report Greenpeace). Questa indagine seppur necessiti di ulteriori approfondimenti, non fa che confermare quanto già riscontrato da ARPAT e CNR-IRSA negli anni scorsi: l’inquinamento da PFAS è diffuso in numerose zone della Toscana”

In base ai dati raccolti da ARPAT in Toscana nel 2022, i PFAS erano presenti nel 76% delle acque superficiali, nel 36% delle acque sotterranee e nel 56% dei campioni di biota (animali) monitorati. “Considerando che Arpat monitora abitualmente solo le sei molecole incluse nei decreti già vigenti in Italia, ci sembra che il dato potrebbe essere preoccupante. La presenza di PFAS e le concentrazioni misurate sono state confrontate con gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) e nelle acque superficiali vi è un superamento degli SQA compresi tra il 31 e l’87%. Inoltre, fino a pochi mesi fa si era ritenuto che i PFAS fossero presenti nell’acqua potabile solo in alcune zone del Paese; stante la situazione, riteniamo che la conoscenza puntuale e dettagliata dello stato di contaminazione dell’acqua potabile – dichiarano i vari membri della rete – sia elemento imprescindibile al fine di sviluppare le necessarie azioni a tutela della salute pubblica”.

Per questo i settanta comitati e associazioni toscani hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai Consigli Comunali e ai Gruppi Consiliari di tutti i Comuni della Toscana, in quanto su tale materia sono responsabili. “Con l’auspicio che il Governo nazionale emani al più presto una legge che proibisca la produzione e il consumo dei PFAS, si sollecitano gli
organismi comunali competenti ad approvare una mozione in cui si chiede una legge urgente per mettere al bando i PFAS o, come minimo, regolamentarne l’uso. Consapevoli che l’emanazione di una legge non è certo di competenza dei Comuni, è tuttavia essenziale, in questa fase, una presa di posizione da parte delle amministrazioni e dei rappresentanti politici, anche in relazione al fatto che i sindaci hanno un ruolo non di secondo piano in materia di sanità pubblica”.

La mozione è nata proprio dalla collaborazione di movimenti spontanei di cittadini e associazioni, ed è già stata presentata e approvata in molti consigli comunali nel Veneto e nel Piemonte. La rete di associazioni chiede inoltre ai Sindaci e alle Giunte comunali di impegnarsi “a richiedere al proprio gestore del servizio idrico e alla propria Azienda Usl di riferimento la quantificazione della somma di PFAS nell’acqua destinata al consumo umano nel proprio Comune, e l’analisi dell’acqua potabile, o dell’acqua in bottiglia, erogata nelle scuole pubbliche presenti nel Comune; a rendere pubbliche integralmente le risultanze circa la quantificazione della presenza delle singole sostanze PFAS, e di farne capillare pubblicità, al fine di aumentare la consapevolezza della popolazione circa la qualità dell’acqua consumata; infine, a richiedere alla Regione Toscana di varare un piano di monitoraggio capillare su tutto il territorio regionale al fine di accertare il reale stato di contaminazione delle acque destinate al consumo umano”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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