L’arno è il principale corso d’acqua della toscana che oggi, dati i problemi climatici, si trova in periodo di crisi dovuta alla siccità. Ma come era e cosa ha rappresentato l’Arno nel corso degli anni?
Curioso pensare che esattamente 100 anni fa, in una scottante giornata del luglio 1922, nel tratto del fiume che scorre a San Giovanni si tenne una gara di nuoto raccontata a tinte vivaci dal giornale umoristico “Lo Scherzo”. Probabilmente la gara partiva dalla piattaforma in cemento che si trovava all’altezza del “Bar Pineta” a cui si accedeva con una scaletta di ferro, una piattaforma usata dai pescatori o per l’attracco delle barche. Esilarante il cartello “VIETATO LORDARE” affisso in fondo alla scaletta. I partecipanti alla competizione erano divisi in tre batterie maschili e una batteria femminile, le cosi dette “Ondine”.
L’Arno, soprattutto per i sangiovannesi, ha un valore affettivo. Ha fatto, e fa tutt’ora, parte della loro vita, è come un vecchio compagno di vita, che nel tempo si è sempre dimostrato una grande risorsa. Si pensi ad esempio che con i suoi “pilloli”, le pietre che ricoprono il fondale, sono state costruite le mura cittadine. Risorsa sul piano economico ma anche da un punto di vista ricreativo, basti pensare ai giochi, come la famosa sassaiola, le merende e le cene sul restone, le gare di nuoto e di tuffi, la pesca alle varie specie di pesci che oggi non ci sono più.
L’attraversamento dell’Arno a San Giovanni era costituito da un ponte di ferro costruito nel 1890, situato dove è presente oggi il ponte Ipazia d’Alessandria, che tuttavia fu distrutto durante la seconda guerra mondiale. Dopo un rudimentale attraversamento costruito dagli alleati inglesi (Ponte Baily) trasformato successivamente in una “passerella” (vedi foto) venne costruito negli anni il ponte Ipazia d’Alessandria. Dove oggi si trova il ponte Pertini, costruito nel 1990, fu costruito un attraversamento con lo stesso sistema del Ponte Baily per le esigenze di collegare Castelfranco e San Giovanni in maniera più diretta.
L’Arno amico talvolta ha mostrato anche i suoi aspetti drammatici, nell’immaginario collettivo l’Arno reclamava una vittima all’anno. Memorabile fu la morte del giovane e promettente sportivo Alberto Galli che morì affogato e a cui furono intitolate varie istituzioni sangiovannesi. Fatali erano i cosi detti mulinelli, dei vortici che spingevano le vittime verso il fondo, una volta intrappolati era quasi impossibile riemergere.