“Il 25 luglio l’Asl 10 a firma della Direzione Sanitaria ed Amministrativa, in pieno conflitto sindacale, dispose il trasferimento del rappresentante sindacale Cobas Andrea Calò con procedura d’urgenza fuori dall’Ospedale SMA”, adesso è stato presentato ricorso al Tribunale del lavoro di Firenze.
I Cobas hanno presentato ricorso al Tribunale del lavoro di Firenze contro il provvedimento di trasferimento emesso dalla direzione generale della Asl 10 nei confronti di Andrea Calò, dirigente sindacale.
"Il 25 luglio l'Asl 10, a firma della direzione sanitaria ed amministrativa, in pieno conflitto sindacale – spiegano i Cobas – dispose il trasferimento del rappresentante sindacale Andrea Calò con procedura d'urgenza fuori dall'Ospedale SMA. Il provvedimento, per la sua natura ritorsiva, intimidatoria, discriminatoria, e comunque lesiva dei diritti contrattuali, veniva inizialmente contestato dai Cobas e poi impugnato dal lavoratore assistito dall'avvocato Ronchi".
"La procura legale invitò l'Asl 10 ad annullare il provvedimento ed a ripristinare il lavoratore nel luogo di attività precedente, anche in virtù della funzione sindacale, che a tutt'oggi ha continuato a ricoprire ed esercitare, invito che è caduto nel vuoto e che di fatto ha indotto il Sindacato ed il lavoratore ad adire le vie giudiziarie presso il Tribunale competente nel rispetto di quanto prevede lo Statuto dei Lavoratori e CCNL ".
Roberto Soraggi, Cobas sabità, continua:
"Nel contempo, come noto, l'Azienda non ha cessato un solo giorno di cercare di reprimere l'azione sindacale Cobas senza mai ripristinare corrette relazioni sindacali improntate nel rispetto reciproco anche in funzione del ruolo sempre più crescente di rappresentanza e di rappresentatività".
Adesso, dunque, è stato presentato ricorso in Tribunale.
"La procura legale dei Cobas ritiene che il procedimento d'urgenza sia dettato dal fatto che il proseguire della condizione di illegittimità faccia derivare un danno grave ed irreparabile sia al lavoratore personalmente che al Sindacato in quanto suo rappresentante e dirigente. Il lavoratore sia singolarmente che come dirigente ed il sindacato di appartenenza mirano, dunque, a rimuovere un provvedimento profondamente ingiusto".