23, Novembre, 2024

Dai tatuaggi al surrealismo: l’evoluzione artistica di Alessandro Vietti

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Il ventiquattrenne levanese ha iniziato a studiare tecniche pittoriche in preparazione di un futuro da tatuatore, appassionandosi ed iniziando così a dipingere a ritmo quasi continuo.

Per lo speciale riguardante i giovani artisti valdarnesi –un modo per dare spazio e far conoscere nuovi talenti ancora poco conosciuti- abbiamo incontrato Alessandro Vietti, levanese di 24 anni.
Alessandro si è scontrato con la pittura in modo quasi casuale, cercando di formarsi e realizzarsi in qualcosa che potremmo definire un’evoluzione moderna delle opere d’arte che un tempo venivano commissionate privatamente ad artisti ritenuti di valore: il tatuaggio. Dall’idea di professionalizzarsi in quello che riteneva una passione, Alessandro ha iniziato a studiare la pittura alla ricerca di un suo tratto distintivo da poter riproporre una volta eventualmente formatosi come tatuatore.

“Non avevo basi concrete a livello pittorico, e per questo ho deciso di seguire un corso privato presso la scuola di Arte Accademia del Giglio a Firenze, per acquisire sicurezza di tratto ed apprendere tecniche anatomiche e prospettiche da poter riutilizzare studiando in seguito da tatuatore. In realtà questo mi ha portato a scoprire una passione naturale per la pittura, a trovare la forza per esprimere le mie sensazioni attraverso l’arte in modo quasi quotidiano” racconta.

 

Il mondo dei tatuaggi raccoglie al suo interno autentici esponenti di arte contemporanea, anche se molto spesso non vengono riconosciuti come tali. Si tratta di un ambiente professionale all’interno del quale esiste attualmente una notevole concorrenza, per questo la creazione di un tratto distintivo può essere importante per garantirsi esclusività:

“L’accademia mi è stata utilissima per acquisire la manualità e la sicurezza per mettere in pratica le prime idee che avevo in testa, i primi esperimenti pittorici nella ricerca di un mio eventuale stile. Ho avuto modo di conoscere ed ammirare Michele Servadio, tatuatore residente a Londra riconosciuto per le sue tecniche poco convenzionali e per il suo astrattismo oscuro: ancor prima di farsi un nome importante all’interno del movimento dei nuovi tattoo artist londinesi, è stato pittore e ancora prosegue esponendo. I suoi lavori su tela continuano a caratterizzare quel tratto che unicamente riporta su pelle nel suo studio inglese: per lo stesso motivo ho iniziato a dipingere. La cosa che non avevo calcolato era quanto la pittura avrebbe potuto appassionarmi”.

“L’idea di trovarsi da solo di fronte ad una tela bianca, il poter esprimere le proprie emozioni in modo istintivo, è quello che realmente ricercavo: la sfida è principalmente con me stesso e si rigenera continuamente. Vivo la pittura come un’espressione potenzialmente illimitata di sensazioni, dove le regole sono dettate da uno stato d’animo momentaneo e dal mio inconscio, come un modo per indagarmi".

 

"Provando la libertà di potermi esprimere come voglio, i miei quadri partono spesso da un’idea destinata a modificarsi in corso d’opera: in questo modo imparo a conoscermi interiormente, in un processo istintivo fatto di alti e bassi, emozionalmente molto forte. Vivendo ogni quadro come un viaggio dentro di me, vivo nella sua produzione un vortice di emozioni, paure, rabbia e qualche volta felicità per il risultato. Si tratta di un qualcosa di molto terapeutico.

Cercando un’unicità sul momento, potrei definire i miei quadri in bilico tra realismo e surrealismo, tendendo spesso a sperimentare nuove tecniche, anche perché malgrado attualmente stia frequentando la scuola per tatuatori, la mia idea resta quella di proseguire studi pittorici in futuro. Oltre alla pittura su tela, sono stato molto incuriosito dalle incisioni, che avevo visto già praticate da molti tatuatori che seguo. Per questo ho provato a cimentarmi anche in questa tecnica, sicuramente diversa dalla pittura a olio anche per il limitatissimo margine di errore consentito: il risultato è un tratto molto più crudo, che mi affascina molto e che mi stimola ulteriormente a migliorare ed apprendere nuove tecniche”.

 

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