Abbiamo intervistato la rappresentante della Repubblica Democratica del Congo, impegnata nell’organizzazione dell’evento del prossimo Sabato. Per lei, il primo passo per una convivenza civile, è abbattere i muri del sospetto e della non conoscenza reciproca
In rappresentanza della Repubblica Democratica del Congo, abbiamo incontrato Amor Giselle Mukoso, in Italia da 17 anni, e levanese di adozione ormai da 13.
Per Giselle è la seconda edizione di Piazzamondo da organizzatrice, ma per il suo forte senso comunitario e la sua determinazione nel lavorare per migliorare la realtà in cui vive, ha voluto subito sottolineare quanto sia attiva da anni nella sua frazione:
“Faccio parte dell’associazione Levane Insieme della quale sono attualmente presidente, che si occupa anche di integrazione oltre che di decoro e di rispetto dell’ambiente della zona in cui abito, inoltre faccio la catechista nel tempo libero da oltre 10 anni nella mia parrocchia: sono integrata perfettamente e non ho riscontrato problemi con nessuno. Anzi, potrei affermare senza problemi che la comunità levanese rappresenta un perfetto modello di integrazione”.
Arrivata in Italia con permesso di studio per frequentare l’Università di Firenze, Giselle è oggi madre di due gemelli ed è impegnata, lavorando fianco a fianco con le altre comunità, alla buona riuscita di Piazzamondo 2016, manifestazione che incarna completamente la sua idea di integrazione e convivenza tra comunità differenti:
“Credo che si tratti di un’iniziativa importante, perché permette di mostrare alla città che esiste un’altra faccia dell’immigrazione, e non solo quella di cui si parla spesso, che racconta degli stranieri come coloro che sporcano o vagabondano per le piazze di Montevarchi. Ovviamente non possiamo pensarla tutti alla stessa maniera, ma è importante che esista rispetto reciproco tra persone, di qualsiasi origine; per lo stesso motivo è fondamentale il rispetto del decoro e della legge.
Capisco spesso le lamentele degli italiani rispetto ad alcuni disagi che il crescente numero di immigrati nelle città sta alimentando. È chiaro che l’arrivo di persone che scappano dal proprio paese in cerca di una vita migliore può generare confusione e talvolta degrado, ma è davvero tutta colpa di chi emigra? Questa crisi sociale è causa degli stranieri? Capisco non sia bello vedere persone senza lavoro che passano le giornate nelle piazze delle città, ma quando si generalizza parlando di stranieri che vivono sulle spalle degli italiani, si offendono tutte quelle persone (la maggior parte) che quotidianamente lavorano, che da anni pagano le tasse e che contribuiscono a far girare l’economia. Gran parte degli stranieri erano professionisti e sono ben istruiti nei loro paesi di origine, ma qui devono arrangiarsi per sopravvivere umilmente: è ovvio che sia così, ma talvolta servirebbe più rispetto e comprensione, soprattutto a parole”.
La realtà del Congo, simile a molti altri stati Africani, è quella di un paese ricchissimo a livello di sottosuolo e quindi di produzione di diamanti e oro. Malgrado questo, e grazie anche a oltre 20 anni di guerra recente, la situazione è di povertà assoluta, e a Giselle preme sottolinearlo per spiegar meglio la sua idea rispetto alle cause dei flussi migratori, e la conseguente necessità di accoglienza e integrazione :
“Le multinazionali sfruttano la devastazione lasciata dalla guerra per accaparrarsi a basso prezzo le nostre ricchezze, sfruttando anche mano d’opera a basso costo. Il mio paese avrebbe la possibilità di essere autosufficiente e di permettere alla sua popolazione di vivere in modo agiato e sereno, ma ciò non avviene. Le guerre distruggono ed uccidono, e servono soltanto a chi vuole speculare su popolazioni ridotte in povertà: le persone che scappano dai paesi in guerra, lo fanno per colpa di chi causa le guerre stesse; sono loro i responsabili dell’immigrazione selvaggia. Se uno straniero potesse vivere in pace e dignità nella sua terra ci resterebbe, perché tutti abbiamo nostalgia della nostra casa, delle nostre tradizioni.
I paesi africani compartecipano per obbligo agli aiuti internazionali per i rifugiati ed i profughi che arrivano in Occidente, quindi non vengono utilizzati soltanto “i soldi degli italiani” come sento dire spesso. Anzi, certa criminalità organizzata che specula attualmente sul traffico di esseri umani nel mare di Sicilia, non è certo straniera; così come coloro che speculano sui finanziamenti europei. Dobbiamo combattere questo sistema tutti insieme. Credo anche che i primi ad accogliere i nuovi migranti che arrivano dovrebbero proprio essere quegli stranieri che vivono in Italia da più tempo, che si sono integrati, spiegando le regole e le leggi del paese ospitante: noi con l’associazione Levane Insieme, facciamo anche questo”.
Anche e soprattutto forte di queste convinzioni e grazie alla sua esperienza, Giselle è parte attiva di Piazzamondo; un evento che può aiutare a limitare i contrasti tra Italiani e altre comunità, per il quale vede una funzione determinata e importante:
“Piazzamondo può essere decisivo per avviare un dialogo tra gli stranieri e quella parte di cittadinanza che li guarda con paura, senza fiducia. Spesso capita con gli italiani più anziani ed è comprensibile, perché sono quella categoria più legata al passato e che può avere più difficoltà a capire che quello che abbiamo davanti è un mondo nuovo. I miei figli sono meticci, per metà italiani e per metà congolesi, per quanto cittadini italiani al cento per cento: le generazioni future sapranno convivere naturalmente, meglio di quanto si veda oggi in tutte le città del nostro paese. Le persone devono capire che non si può aver paura dell’immigrato, e che ad esasperare sospetti e timori si rende solo la situazione più difficile per tutti: diamoci una mano insieme, anche e soprattutto con questa iniziativa, per sensibilizzare la gente che ha paura di conoscere!”.
Per l’evento del prossimo Sabato a Montevarchi, e grazie all’impegno di Giselle all’interno dell’organizzazione, l’invito alla partecipazione è stato esteso anche all’Ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo a Roma.