25, Aprile, 2024

Alla Badiuzza l’ultimo saluto a Paola Mazzetti, sepolta accanto alla gemella Lorenza: uniche superstiti dell’eccidio degli Einstein

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Da questa mattina anche Paola Mazzetti riposa, come la sorella Lorenza, nel piccolo cimitero della Badiuzza nelle colline rignanesi: le due gemelline furono le uniche sopravvissute alla strage del Focardo, quando nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944 i nazisti trovarono e trucidarono la famiglia di Robert Einstein, fratello dello scienziato Albert, di cui le due piccole erano nipoti. Ora l’intera famiglia è riunita, proprio per volontà di Lorenza, scomparsa nel gennaio 2020, e poi di Paola, che è venuta a mancare lo scorso 21 luglio.

Entrambe non hanno mai dimenticato il legame con la comunità rignanese, e le due gemelle erano state anche nominate cittadine onorarie di Rignano nel 2015. “Stamani – si legge in un post dell’Amministrazione comunale – al cimitero della Badiuzza abbiamo dato l’ultimo saluto a Paola Mazzetti. Con lei si chiude un cerchio che si era aperto nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944 dove la sua famiglia fu sterminata dai soldati tedeschi. Da oggi questa meravigliosa donna riposa accanto a sua sorella Lorenza e alla famiglia Einstein”.

Nei giorni scorsi il sindaco Giacomo Certosi ha scritto: “Paola, insieme alla sorella gemella Lorenza, ha assistito alla Strage del Focardo dove i suoi cari furono trucidati dalla furia nazista nella notte del 3 agosto 1944. Lei ha voluto essere sepolta nel cimitero della Badiuzza accanto a Lorenza, allo zio Robert Einstein, alla zia Nina Mazzetti, alle cugine Cicci e Luce”, e ha voluto ricordarla citando la fine del libro “Il cielo cade” scritto dalla sorella Lorenza Mazzetti:

“Dedico questo libro a mio zio Robert Einstein, cugino di Albert, a mia zia Nina Mazzetti Einstein, alle mie cugine Annamaria (Cicci) e Luce Einstein. Tutti dormono nel cimitero della Badiuzza sopra Firenze.
Sulla loro tomba c’è scritto “trucidati dai tedeschi il 3 agosto 1944”.
Io e mia sorella che stavamo alla villa fin da piccole (perché la nostra mamma era morta) siamo state risparmiate dalle SS perché non ci chiamavamo Einstein ma Mazzetti. Così abbiamo diviso le gioie della vita e ricevuto il loro affetto per anni ma al momento della morte siamo state separate da loro. Questa vita mi è stata regalata solo perché ero di un’altra razza.
Tutti i sopravvissuti portano il peso di questo privilegio e il bisogno di testimoniare.
Questo libro vuole descrivere la gioia e l’allegria che quella famiglia mi ha dato nella mia infanzia, accogliendomi come uguale, mentre sono stata uguale a loro nella gioia e diversa al momento della morte.
Loro dormono lì sulla collina e io li ricordo.
Se qualcuno passa di lì lasci un fiore“.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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