22, Dicembre, 2024

Pirelli e poi Bekaert, sessant’anni di storia di Figline. Ora sull’orlo di un baratro

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

È il 1959 quando Pirelli avvia lo stabilimento e fa partire la produzione di steelcord; nel 2014 invece si libera di questo ramo vendendolo all’unico competitor europeo, Bekaert. È durata però meno di quattro anni l’era dell’insegna blu, al posto di quella rossa che aveva segnato i figlinsi

"Nel 1959 Pirelli inizia la produzione di cordicella metallica (cosidetta steelcord) con l’entrata in funzione dello stabilimento di Figline Valdarno (Italia)". È una frase secca a segnare, sul sito internet di Corporate Pirelli, l'inizio di una storia sessantennale, un legame fra Figline e la 'sua' fabbrica, che oggi ha preso però una strada diversa, peggiore, per certi versi inaspettata. 

Lo stabilimento di Figline viene avviato insomma sessanta anni fa prorio per realizzare cordicella metallica, il suo core business diremmo oggi. Tanto che nel 1975 l'azienda di Figline assume il nome di Azienda Cord Metallico Spa della Società pneumatici Pirelli Spa, per marcarne la sua natura specifica. Di nomi ne cambieranno altri, ma rimarrà sempre la cordicella, la produzione madre di Figline, con un reparto di ricerca e sviluppo fra i più all'avanguardia. "Qui negli anni d'oro, negli anni '70, sotto l'insegna rossa di Pirelli hanno lavorato anche più di mille dipendenti contemporaneamente", ricordano a memoria i lavoratori. 

Oggi invece i dipendenti sono 318, e da due giorni vivono in un limbo, affacciati su uno strapiombo lungo due mesi e mezzo: il tempo di scadenza che Bekaert ha fissato per chiudere lo stabilimento. È cambiato tutto negli anni 2000. Pirelli già nel 2008 inizia a fare ricorso alla cassa integrazione, e che qualcosa scricchiola appare già chiaro. Nel 2013 l'annuncio che gela una intera comunità: la produzione dello steel cord non rientra più nei piani della Pirelli, l’azienda ne sta valutando l’esternalizzazione. 

È la prima doccia fredda, iniziano mesi di complicate trattative che portano in campo l'unico competitor europeo produttore di steelcord: è la multinazionale belga Bekaert. È dicembre 2013 quando si aprono le buste, Tronchetti Provera conferma che l'offerta c'è. Inizia una trattativa sindacale difficile per cercare di fissare garanzie per l'occupazione e per il futuro, che alla fine, a febbraio 2014, porterà ad un accordo approvato anche dalle assemblee dei lavoratori: il tetto massimo dei licenziamenti è fissato al 15%, cinquanta persone che andranno a casa già nel 2015. 

Ma era in realtà solo il primo passo di uno smantellamento che la multinazionale dall'insegna blu non ha avuto evidentemente scrupoli a portare avanti: in questi quattro anni ha sfruttato le competenze dei dipendenti dello stabilimento figlinese, ha fatto sviluppare un prodotto nuovo a tempi record, poi ha paragonato i costi del lavoro per i 318 operai che lavorano qui e quelli che producono invece in Romania: e ha deciso che era il momento di chiudere, di mettere la parola fine a sessant'anni di storia e al futuro di questa fabbrica. Una fine che i lavoratori e la comunità non accettano, e sono pronti a combattere. 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

Articoli correlati