Poco meno di due anni fa un’opportunità di lavoro di Gaia porta entrambi nel Regno Unito, in una città multiculturale e particolarmente giovane. Le riflessioni sul futuro e sul percorso della Brexit: “Sicuramente ci sono delle incertezze, ma non abbiamo timori: per ora nessun cambiamento”
“Entrambi avevamo il desiderio di un’esperienza all’estero insieme, ma niente era stato ancora pianificato. La vita ha avuto più fantasia di noi”. Gaia Corelli e Matteo Belardi raccontano da Birmingham, nel Regno Unito, la loro esperienza di vita e lavoro fuori dall’Italia. Cresciuti a Montevarchi, hanno lasciato il Valdarno da quasi due anni: lei con una laurea magistrale in Ingegneria civile, lui in Governo d’impresa e con master ed esperienze successive tra Roma, Germania e New York.
“Due settimane prima di laurearsi, Gaia ha ottenuto un colloquio per una società di ingegneria inglese ed è stata assunta. Così, a tre mesi dal matrimonio, lei si è trasferita a Birmingham e insieme abbiamo deciso di riunirci dopo il viaggio di nozze in terra inglese”, spiega Matteo. “Non conoscevamo la città, ma è stata una sorpresa molto positiva. Birmingham è una città di profonda tradizione industriale, ma nel corso degli ultimi anni è stata profondamente stravolta da un incredibile rinnovamento urbanistico. È proprio al centro delle Midlands, ha più di un milione di abitanti, multiculturale e particolarmente vibrante: non a caso il 40% dei suoi abitanti ha meno di 25 anni”, raccontano.
Adesso Gaia lavora come ingegnere civile strutturista in un’azienda che progetta infrastrutture, si occupa di manutenzione di ponti esistenti e progettazione di nuovi, in linea con l’argomento della sua tesi di laurea. Matteo è impiegato in un'azienda inglese che opera nel settore tecnologico: è responsabile per il mercato europeo, del Medio Oriente e dell’Africa. “Un lavoro sicuramente in linea sia con la mia esperienza professionale sia con quella universitaria, in quanto ho svolto studi economico-aziendali prima in Italia e poi in Germania”.
Le principali differenze con l’Italia nei rispettivi lavori sono la chiarezza e la semplicità delle tipologie di contratto di lavoro. “Inoltre qui tutte le figure sono molto più specializzate rispetto all’Italia, dove generalmente tendiamo ad avere una buonissima preparazione più generale: è un bene in alcuni casi, ma è un limite in altri, come succede in ogni paese. Un’altra cosa che ci ha colpiti è stata anche la capacità che hanno qui di dare responsabilità ai giovani e le prospettive di crescita che si respirano nei nostri uffici”.
I canali di Birmingham
Una riflessione sull’attualità della questione Brexit, però, è inevitabile, visto che solo poche settimane fa il Primo Ministro Theresa May ha invocato ufficialmente l'articolo 50 del trattato di Lisbona per avviare la procedura di uscita dall'Unione Europea. “Ovviamente come europei ci siamo inizialmente sentiti un po’ spaesati dopo il voto. Nel team di Gaia, il giorno seguente al voto, alcuni dei colleghi inglesi erano imbarazzati, anche perché questo referendum li ha divisi a metà. Allo stato attuale ancora niente è certo ed ancora tanto deve essere deciso, ma i Britannici sono un popolo molto coeso e pragmatico. Anche se ci saranno delle difficoltà sicuramente sapranno come uscirne al meglio. La loro decisione è stata soprattutto dettata dalla sofferta relazione con Bruxelles in termini di indipendenza e di sovranità”.
“Dal punto di vista europeo sicuramente ci sono delle incertezze, ma non abbiamo timori riguardo al futuro, nonostante quello che vediamo scritto sulla stampa italiana. Il Regno Unito ha necessità di professionisti specializzati in molti settori e non potrà permettersi di chiudere le frontiere senza prima aver trovato un adeguato accordo con l’Unione Europea. Qui scarseggiano particolarmente ingegneri e medici ed una “hard Brexit” metterebbe a rischio tutti i piani nazionali di sviluppo dei trasporti ed il servizio sanitario nazionale. Le aziende in generale poi non accetterebbero mai che il governo imponesse loro degli elevati costi per i visti di tutti i dipendenti europei”.
“Il processo necessario per l’uscita si concluderà tra due anni, ma il Primo Ministro ha iniziato a parlare di un periodo di transizione successivo al 2019, dove ancora i cittadini europei potranno muoversi liberamente nel Regno Unito, quindi effettivamente le porte si chiuderanno ben dopo quella data”, commentano Matteo e Gaia, spiegando quali sono i loro progetti futuri e se tra questi c’è anche un eventuale ritorno in Italia.
“Per adesso non vediamo nessun cambiamento e, anzi, ci apprestiamo a comprare casa, anche se non escludiamo mai il rientro in Italia. Infatti, non nascondiamo affatto che ci manca, ma ovviamente prima si dovrebbe ricreare quell’aria di speranza e lungimiranza, che al momento purtroppo ci sembra manchi un po’ nel nostro paese. Per adesso viviamo il nostro soggiorno in Inghilterra come parte di un cammino di cui ancora non conosciamo né la destinazione finale, né il momento in cui arriverà, ma nel frattempo ci godiamo le opportunità che questo paese ci offre”.