05, Novembre, 2024

Lavoratori in assemblea permanente, l’amarezza del giorno dopo. “Un fulmine a ciel sereno”. Ora si guarda all’incontro al Ministero

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Presidio sui tre turni: “Dobbiamo evitare che la proprietà chiuda per sempre i cancelli”. Intanto i sindacati lavorano alle prossime tappe: lunedì pomeriggio l’incontro con la Regione Toscana e, fondamentale, martedì il tavolo al Ministero dello Sviluppo guidato da Di Maio

Il giorno dopo, i lavoratori della Bekaert di Figline sono in presidio nello stabilimento. "Assemblea con sciopero permanente", si legge nel cartello all'ingresso: una iniziativa che andrà avanti fino alle ore 22 di martedì 26 giugno, fino cioè al giorno in cui si terrà l'incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico guidato dal Ministro Di Maio, un incontro che ormai considerano tutti decisivo per capire se ci saranno margini su cui operare per riaprire una trattativa con la multinazionale. 

 

Non si lavora, ma non si abbandona la fabbrica: alla Bekaert, in questi giorni, i lavoratori continueranno ad entrare per evitare che la proprietà chiuda definitivamente i cancelli, come successo in altre vertenze in Toscana o in Italia. "Certo, la prima notte non è stata facile – raccontano i dipendenti – ora alla rabbia e all'amarezza però bisogna affiancare la nostra lotta, bisogna rimanere insieme e farci sentire, perché la chiusura della Bekaert di Figline sarebbe un dramma non solo per noi 318 lavoratori, ma anche per l'indotto, per le famiglie, e quindi per tutto un territorio". Non mancano comunque i semplici cittadini, gli ex dipendenti Pirelli ormai in pensione, gli esponenti della politica e delle istituzioni locali che passano a salutare e portare la pripria vicinanza. 

 

Giuliano Poggialini è dipendente e rappresentante della Rsu aziendale per la Uilm. "Siamo in sciopero permanente, i macchinari sono fermi ma noi siamo qui – spiega – nessuno di noi si aspettava una notizia come quella che ci è arrivata ieri. È stata un fulmine a ciel sereno. Pensavamo che lincontro di ieri mattina con l'azienda fosse interlocutorio, per trovare soluzioni ai conti in rosso della fabbrica: aspettavamo il piano di rientro. E invece l'annuncio ci ha ghiacciati". 

C'è poi il problema dell'età media dei lavoratori di Bekaert: "I 318 operai hanno un'età intorno ai cinquant'anni, e quindi difficilmente ricollocabili tutti. In questo modo si tratterebbe soltanto una bomba sociale. Noi speriamo che dall'incontro con il Ministero arrivino segnali positivi almeno per avere più tempo, per gestire questa situazione. Altrimenti fra 75 giorni ci sarà il licenziamento di tutti i lavoratori".

 

 

Yuri Campofiloni segue la vertenza per la Fiom Cgil. "Le prossime tappe, quelle più immediate, sono due. Lunedì l'incontro in Regione, martedì quello al Ministero. Il nostro obiettivo è di far ripartire il lavoro qui dentro da mercoledì, ottenendo dall'azienda una sospensione dei licenziamenti, il ritiro dell'annuncio, e siamo disponibili a qualsiasi tipo di discussione che abbia il tema del futuro al centro. Abbiamo grande aspettativa sul Ministero e sul Governo, ci dicono che sarà presente proprio il Ministro Di Maio". 

 

 

Sulla vicenda si è espresso anche Mirko Lami, segretario Cgil Toscana con delega a Mercato Lavoro e Attività Produttive: "Ancora una multinazionale che se ne va dopo aver sfruttato tutto ciò che poteva, le professionalità, il territorio, l'ambiente, le acque, lasciando i lavoratori, che hanno passato lì la loro vita, in mezzo alla strada, senza un futuro. La Cgil Toscana si augura che dal prossimo incontro al Mise escano delle soluzioni che evitino un vero e proprio dramma sociale. Ciò detto, è tempo che la politica, il governo, dia il via a progetti di rilancio industriale del Paese Italia. Bisogna impedire che le multinazionali andandosene ci lascino capannoni vuoti, ma pur sempre di loro proprietà, non disponibili per altro. Queste strutture dovrebbero entrare nella totale disponibilità delle istituzioni locali per eventuali altre attività. Almeno questo le multinazionali lo devono al territorio e alle comunità che hanno usato". 

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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