05, Novembre, 2024

Lascia tutto e parte per Amburgo: “Voglio fare il tatuatore”. Oggi lavora al fianco dei più grandi artisti del tattoo. La storia di William Cioncolini

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Figlinese, classe ’83, nel 2012 molla il lavoro e mette la sua vita in uno zaino. La destinazione è Amburgo, il sogno è lavorare con i tatuaggi. Mesi sfiancanti per imparare il tedesco, guadagnare qualche soldo e apprendere le tecniche negli studi. Poi arrivano le soddisfazioni, la parabola crescente. “Ai miei coetanei dico: non passate le giornate a lamentarvi, partite come ho fatto io. Ci sono tante possibilità all’estero”. E l’Italia? “Vengo a visitarla, come si fa con una vecchia nonna”

Aveva 28 anni e un buon lavoro, in Valdarno: eppure nel 2012 William Cioncolini decide che tutto questo non gli basta. Inizia così la sua storia di espatriato, giovane figlinese partito a caccia di un sogno, da raggiungere all’estero. “Racconto la mia esperienza perché vorrei che molti miei coetanei lo capissero: quello che non trovano in Italia, possono trovarlo altrove. Basta avere il coraggio di partire”.
 
Lui quel coraggio ce l’ha avuto, insieme a tanta buona volontà, voglia di mettersi in gioco, e perché no anche un pizzico di fortuna. In tre anni ha percorso la difficile strada del mondo del tatuaggio, crescendo, imparando e migliorando: oggi lavora fianco a fianco con i più grandi artisti di fama mondiale. Una parabola in continua ascesa, partita da Figline, e dalla voglia di allargare i propri orizzonti.
 
“Avevo iniziato a girare il mondo con la mia band musicale, e mi ero già reso conto che il mio orizzonte superava i confini del Valdarno, dell’Italia. Volevo realizzarmi però anche dal punto di vista lavorativo: e il mio sogno nel cassetto era legato ai tatuaggi. Nel 2006, in vacanza, visitai Amburgo: e riconobbi la dimensione che cercavo, la città che poteva offrirmi quello che volevo. Un’apertura mentale, una serie di opportunità, un clima di fermento culturale ed economico che non avevo trovato altrove. E poi, studi di tatuaggio tra i più importanti d’Europa”.
 
Sei anni dopo, la decisione. William lavorava come progettista in una azienda del Valdarno aretino: un posto fisso, un buono stipendio. “Non era quello che faceva per me, io me lo sentivo”. Lascia tutto e prepara uno zaino, tra i mugugni della famiglia. “All’inizio i miei erano scettici, ci hanno messo del tempo per accettare la mia scelta: hanno capito quando mi hanno visto felice e soddisfatto”. La destinazione è Amburgo.
 
Quando arriva, ospite di un’amica, si mette subito alla ricerca di un lavoro. “Bastava chiedere, e ottenevi ascolto, aiuto. Nessuno mi ha mai emarginato perché straniero, nessun pregiudizio nei confronti di un ragazzo italiano. Anzi: porte aperte e sorrisi. Ho trovato subito quello che cercavo: il più ambito studio di tatuaggi mi ha permesso di iniziare il mio apprendistato. Dovevo aprire il negozio, pulire, sistemare, accogliere i clienti. Era sfiancante, e ovviamente gratis. La mattina andavo a scuola per imparare il tedesco; e la sera, dopo lo studio, andavo in un bar a lavorare, per guadagnare i soldi necessari all’affitto”.
 
Per mesi i ritmi sono stati massacranti, ma William non ha mollato. “Allo studio potevo ‘rubare con gli occhi’ il mestiere, come si faceva nelle vecchie botteghe artigiane. Quello che ho imparato così è preziosissimo, un patrimonio impagabile. I sacrifici ripagano sempre”. Intanto accumula una serie di lavori personali: un archivio fotografico di tatuaggi visti addosso a marinai, ex galeotti, persone che affollano il porto di Amburgo.
 
“Il primo tatuaggio l’ho fatto su me stesso, ed è stato tragico. Ma già dal secondo le cose sono andate meglio: e così, quando è finito l’apprendistato, avevo un lavoro. Il mio lavoro, quello che avevo sempre desiderato. Da quel momento le cose sono andate sempre meglio: ho avuto modo di lavorare a fianco dei migliori, imparare da loro, e continuo così: anche oggi, ogni occasione è preziosa per apprendere le tecniche dei veri artisti del tatuaggio”. Oggi William Cioncolini lavora allo studio Forever St. Pauli Tattoo (il contatto su instagram), con Nick Colin Corbett, Flo Hoellwarth e Kat. Ma ha collaborato con artisti di fama internazionale, anche in Italia: Pietro Sedda a Milano; Miss Arianna a Rimini; Viola Von Hell a Roma; Manopola e Pialla ad Arezzo. 
 
La sua esperienza racconta la storia di un italiano che ce l’ha fatta in Germania. “Non mi sono mai sentito un emigrato, perché qui ad Amburgo, città ricca a cui molti si rivolgono in cerca di lavoro e di prospettive, la gente ti aiuta. Le opportunità sono infinite: e in particolare nel settore culturale ed artistico, dove la competenza è riconosciuta e retribuita. Quello che in Italia sarebbe rimasta una passione, o poco più, qui è diventato un lavoro. Certo, all’inizio si fa fatica: ma poi il risultato ripaga di tutto”.
 
E il rapporto con l’Italia? “Quello che mi lega al mio paese, a Figline, al Valdarno, è il rapporto che si ha con un’anziana nonna: fa piacere andare a trovarla, di tanto in tanto, per poi tornare alla propria vita. Perché per me il giochino è già rotto: l’Italia non è capace di offrirmi le prospettive che cerco. Mi spiace, ma oggi purtroppo è così. E ogni volta che vengo, mi godo le belle cose rimaste, per poi tornare alla mia vita ad Amburgo”. 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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