“Il primo passaggio per arginare la diffusione del gioco d’azzardo è culturale”, sottolinea in una nota l’associazione Libera Valdarno, analizzando i dati sulle spese pro-capite in slot machines e scommesse. “Fenomeno connesso anche a forme di illegalità, come il riciclaggio di denaro sporco: occorre prenderne coscienza”
Il fenomeno del gioco d'azzardo, in Valdarno, costituisce da una parte un forte freno all'economia locale; dall'altro, un possibile veicolo di diffusione di forme di illegalità. Ne è convinta l'associazione Libera Valdarno, che dunque oggi presenta una sua analisi, alla luce dei dati diffusi dal sindaco di Pergine Simona Neri, e relativi proprio ai soldi spesi in Valdarno in slot machines, scommesse, videopoker e lotterie.
"Questi dati – scrive Libera – sono la dimostrazione di quanto sia purtroppo vero e reale quello che affermiamo da tempo. 478 milioni spesi nel gioco d'azzardo, con un ritorno di vincite di poco meno di 375 milioni, dunque con una differenza di oltre 100 milioni. Soldi che spariscono dal giro dell’economia reale di un territorio di 350 mila persone, e che se venissero utilizzati invece per altri consumi, porterebbero benefici all'economia del nostro territorio".
Ma a preoccupare Libera è anche l'altro lato del fenomeno, quello potenzialmente collegato a forme di illegalità. "Ci preme sottolineare come il gioco d’azzardo sia ormai considerato dalle forze dell’ordine e dai magistrati come una delle modalità utilizzate dalle mafie per il riciclaggio di denaro e un fenomeno che conduce molte persone affette da gioco patologico a richiedere denaro e dunque a subire forme di usura. C’è dunque bisogno di una forte presa di coscienza da parte dei cittadini, delle associazioni di categoria, del tessuto sociale valdarnese di come questo fenomeno possa essere dirompente se non si riuscirà a dar vita ad iniziative concrete per contrastare il dilagare del gioco d’azzardo".
A partire da nuove regole. "Una delle iniziative necessarie, in Valdarno e in Toscana, è l’approvazione del nuovo regolamento per l'esercizio del gioco lecito che Anci Toscana ha predisposto e inviato a tutti i comuni della nostra regione, affinché possa essere approvato entro l'estate: nel Valdarno aretino fino ad oggi lo hanno approvato i comuni di Pergine, Laterina, Loro Ciuffenna, Terranuova, Castelfranco Piandiscò. Mancano all’appello ancora San Giovanni, Montevarchi, Cavriglia, Bucine. Il Comune di Montevarchi ha intenzione di discutere e approvare il regolamento nel prossimo Consiglio comunale del 25 settembre. La nostra speranza è che anche gli altri comuni che ancora non hanno provveduto alla sua approvazione possano farlo entro fine settembre".
"Il regolamento – puntualizza Libera – oltre a dare uniformità di interventi in tutto il territorio, si pone l’obiettivo di individuare aree di tutela dal gioco, individuate dalle singole amministrazioni. Altre azioni concrete sono racchiuse dentro al piano predisposto dalla Regione Toscana di contrasto al gioco d’azzardo patologico con interventi concreti che saranno attuati dalle aziende sanitarie, i Serd, le scuole ad iniziare dall’autunno e del quale fa parte anche il progetto “Gioco scaccia gioco” che sarà realizzato da Libera Toscana in Valdarno, con il patrocinio di tute le Ammministrazioni comunali valdarnesi".
Un plauso, infine, arriva da Libera nei confronti di un evento che promuove il gioco 'sano': "Salutiamo con favore la bella iniziativa in corso in questi giorni in Valdarno di “Giochi senza frontiere” con il coinvolgimento di 8 comuni del territorio, che ha voluto proprio incentrare la sua attenzione su queste tematiche ed è una bellissima risposta alla riscoperta del vero senso del gioco e dello stare insieme contro le dinamiche nefaste anche da un punto di vista psicologico di un gioco come quello d’azzardo che spinge invece le persone verso la solitudine. La strada da percorrere è lunga, ma il primo passaggio è culturale; ovvero la presa di coscienza di quanto sta accadendo. L’opinione pubblica non deve più accettare che un territorio rischi di impoverirsi per arricchire soprattutto le poche società che gestiscono in Italia un giro di quasi 90 miliardi di euro".