Nessuna risposta da parte dell’azienda alle richieste sindacali di un sopralluogo all’interno dello stabilimento. Il segretario provinciale Daniele Calosi: “Vogliamo verificare le condizioni del sito produttivo e controllare quali macchinari siano ancora presenti, come previsto nell’accordo sottoscritto in ottobre al Ministero”
Comportamento antisindacale: è questa la motivazione con cui la Fiom Cgil di Firenze, attraverso lo Studio Legale Bellotti, oggi ha presentato ricorso al Tribunale di Firenze contro la Bekaert Figline SpA, ai sensi dell’ex articolo 28 della legge n.300 del 1970, lo Statuto dei Lavoratori.
Nel mirino c'è la questione relativa al sopralluogo richiesto, e finora non concesso, all'azienda. Il Segretario generale provinciale Daniele Calosi spiega: "A distanza di un mese l'azienda non ha risposto alla nostra richiesta di visitare lo stabilimento per verificare le condizioni del sito produttivo e per controllare quali macchinari siano ancora presenti in Via Petrarca, come previsto nell'accordo sottoscritto in ottobre al Ministero. Dalla presenza di quelle macchine passa, infatti, la possibilità concreta che lo stabilimento possa essere reindustrializzato".
Resta poi aperta la questione della cassa integrazione ancora non pagata. "Dalla vertenza Bekaert – ricorda Calosi – grazie alla determinazione dei lavoratori e del sindacato, è nata la reintroduzione della cassa integrazione per cessazione di attività strumento che potrà essere utilizzato da tutti coloro che ne avranno bisogno. Noi ne abbiamo proposto la reintroduzione, il Ministero l'ha resa possibile ed ora la negligenza dell'azienda ne impedisce la riscossione, ritardando la compilazione della modulistica e la loro trasmissione utile a permettere all’Inps il pagamento diretto ai dipendenti".
"I lavoratori necessitano di risposte e noi con loro. Non accettiamo che l'operato del sindacato, dei lavoratori e dell'intero territorio, venga sminuito dall'ennesimo atteggiamento di supponenza di un'azienda che, vorremmo ricordare, ha trasferito le produzioni in Romania non per mancanza di lavoro ma per mera logica di profitto. Abbiamo fiducia nella Giustizia e a questa ci appelliamo insieme ai lavoratori, affinché riscuotano subito quanto loro dovuto e il percorso verso la reindustrializzazione avvenga nel rispetto delle persone e degli accordi", conclude Daniele Calosi.